Kosovo, le condizioni dell'UE per la liberalizzazione dei visti

23 december 2015

bubble icon

La Commissione europea ha pubblicato venerdì il suo terzo e ultimo rapporto sul processo di liberalizzazione dei visti Schengen con il Kosovo, avviato nel 2012.

Nel momento in cui essi saranno attuati, la Commissione procederà a proporre a Consiglio e Parlamento UE lo spostamento del Kosovo nella lista di paesi ai cui cittadini non è richiesto visto d'ingresso. Dei 94 requisiti richiesti dall'UE per consentire al milione e ottocentomila cittadini kosovari di non dover più fare la coda ai consolati per un visto Schengen, ancora otto mancano all'appello. Ed è su questi che l'esecutivo comunitario pone l'accento.

In particolare, la Commissione europea sottolinea la priorità di questi elementi:
- il trasferimento di un sufficiente numero di giudici, con un appropriato staff di sostegno, ai Dipartimenti per i Reati Gravi dei tribunali del Kosovo;
- lo stabilimento di comprovati precedenti riguardo a indagini, sentenze giudiziarie e confische in gravi casi di corruzione e criminalità organizzata, in particolare dotando il coordinatore centrale di un mandato e delle risorse necessarie a condurre una squadra multidisciplinare per le indagini finanziarie, e a monitorarne il seguito;
- la garanzia dell'indipendenza dell'organo di riesame sugli appalti pubblici, e l'attuazione di rigorosi piani d'integrità per proteggere l'indipendenza dell'organismo e della Commissione di Regolazione sugli Appalti Pubblici.

Gli altri requisiti di cui la Commissione richiede l'attuazione prima che il Kosovo possa finalmente ottenere la liberalizzazione dei visti Schengen sono i seguenti:
- la ratifica dell'accordo di demarcazione delle frontiere con il Montenegro;
- il pieno disborso del Fondo di Reintegro per il sostegno ai cittadini rientrati in Kosovo, in particolare per offrire assistenza nell'integrazione lavorativa, la creazione di piccole imprese, la formazione professionale e l'istruzione linguistica per i minori;
- il monitoraggio delle ragioni per il basso tasso di riconoscimento delle richieste d'asilo in Kosovo;
- la garanzia di adeguate strutture e piena indipendenza di bilancio per l'ufficio del difensore civico (ombudsperson)

La Commissione sottolinea come, durante la "crisi migratoria straordinaria" tra settembre 2014 e aprile 2015, 87.495 cittadini kosovari abbiano deposto richiesta d'asilo in stati UE e Schengen; di questi, 9.182 sono rientrati in Kosovo nei primi dieci mesi del 2015. Altri dovrebbero seguire, dato che tali richieste vengono in grandissima maggioranza respinte. Il Fondo di Reintegro, di cui il governo kosovaro ha finora speso solo il 20% della disponibilità, dovrebbe accompagnarne la reintegrazione sociale e lavorativa.

Il dialogo per la liberalizzazione dei visti, conclude la Commissione, è stato "uno strumento importante e particolarmente efficace" per far avanzare riforme complesse e difficili nel settore della giustizia e degli affari interni in Kosovo, arrivando a toccare questioni di stato di diritto e di giustizia penale. In tal senso, il Kosovo ha mostrato un progresso "costante ed effettivo", provando "il costante impegno delle istituzioni kosovare" ad affrontare le questioni sollevate  - tra cui le 52 raccomandazioni contenute nel secondo rapporto UE del 2014 - come priorità. Un ultimo sforzo è ora richiesto, prima che anche per i cittadini del Kosovo - come già per tutti quelli degli altri paesi dei Balcani occidentali, della Moldavia, e dal 2016 anche di Georgia e Ucraina - le file ai consolati siano presto solo un ricordo.