Raggiungere gli standard definiti dall'UNMIK non sarà facile. Tra gli scettici anche Richard Holbrooke, tra i fautori degli Accordi di Dayton. "Impossibile raggiungere gli standard fissati entro il 2005" ha affermato quest'ultimo.
Quella che viene chiamata "Guida per il Kosovo" è una sfida che molti kossovari ritengono impossibile. Lo slogan di Michael Stainer, che tanto aveva fatto arrabbiare gli albanesi del Kossovo, "Standard prima dello status" è stato trasformato in "Standard per il Kossovo", una formula più facilmente accettabile da tutti. Ed una visita di un rappresentante USA presso la Corte europea ha di fatto lenito il pessimismo emerso in Kossovo. Il sottosegretario di Stato USA Mark Grossman ha definito la tempistica: per la metà del 2005 il Kossovo deve aver raggiunto gli standard richiesti e comunque, specifica Grossman, in nessun documento tra quelli sinora adottati si determina lo status finale della provincia.
Nebojsa Covic, responsabile per Belgrado della politica rispetto al Kossovo aveva invece affermato che "il patto sugli standard non è altro che un'autostrada verso l'indipendenza" e che per questa ragione la Serbia non può accettare le proposte di Harri Holkeri. Alcuni analisti però leggono quanto sta accadendo in Kossovo non prescindendo dalle gravi difficoltà che gli Stati Uniti stanno affrontando in Afghanistan ed Irak. Secondo questi ultimi rappresenterebbe una vera e propria sfida posta dagli americani, una strategia per affermare che la loro guerra è stata per una causa giusta, in modo nessuno lo possa negare. Per dimostrare questo il Kossovo deve diventare un vero e proprio modello dove si riesca a fare giustizia.
Anche i vari rappresentanti europei che si susseguono nelle loro visite in Kossovo sembrano essere sempre più coscienti sul fatto che prolungare all'infinito la definizione dello status finale può essere deleterio. Per tutti i processi in atto nella provincia. Spesso viene ribadito che il Kossovo non può rappresentare il "buco nero" della mappa dell'Europa.
Il raggiungimento degli standard rimane comunque una sfida alta per il Kossovo. In caso di successo il Kossovo si potrebbe dire al 100% europeo. Mimoza Kusari, portavoce del Governo, dichiara ottimismo. "Speriamo di riuscire a raggiungere l'80-90% degli obiettivi richiesti".
Garantire una giustizia indipendente, capace di punire qualsiasi crimine, in particolare quelli commessi contro le minoranze; rendere possibile il rientro dei serbi, anche se la maggioranza di questi ultimi sembra intenzionata a non tornare e la popolazione albanese del Kossovo percepisce ancora come un fatto grave che non si sia fatta chiarezza sulle 3.500 persone scomparse durante il conflitto del 1999; garantire la libertà di movimento alle minoranze nonostante resti un pensiero costante tra i cittadini kossovari che tra i rientranti potrebbe esservi qualcuno che ha ucciso membri della propria famiglia; sviluppare l'economia in un contesto dove tutto sembra paralizzato e non si produce nulla; evitare la corruzione, tanto radicata però nell'intero contesto balcanico. Sembrano obiettivi non ontani dall'utopia.
Ma quello che gli albanesi del Kossovo sembrano più temere è la collaborazione con l'amministrazione internazionale UNMIK i cui funzionari lavorano in base a contratti di sei mesi - che non possono garantire alcuna continuità - e spesso vengono accusati di "spostare carte da una scrivana all'altra". Altra grande paura quella legata alla stessa classe politica kossovara caratterizzata da forti contrapposizioni tra un partito e l'altro. Partiti piccoli e grandi che si odiano, a tal punto che si può affermare, secondo un motto kossovaro, "rubino il paradiso uno all'altro".
Inoltre, come non ha mancato di far notare lo stesso Holkeri, è relativamente facile definire gli standard nella teoria, più difficile raggiungerli sul terreno. "Dobbiamo preparare il Kossovo per lo status finale" ha affermato. Ora il Governo del Kossovo sta creando gruppi di lavoro che impostino il percorso per il raggiungimento di questi ultimi. Otto standard divenuti poi otto pagine. Di cui una sul dialogo con Belgrado. Questo il punto di partenza.
Per gli albanesi del Kossovo inoltre è cruciale anche lo status riservato al TMK, per ora una protezione civile ma percepita da tutti come embrione per un futuro esercito del Kossovo. Berim Ramosaj, consigliere del Presidente del Kossovo, ha affermato che "i kossovari vogliono che il TMK divenga un esercito regolare, per proteggere il territorio del Kossovo. L'UNMIK non la vede nello stesso modo". Ramosaj ha inoltre sottolineato come non basti sancire gli standard ma spetta all'amministrazione internazionale definire nel dettaglio anche il percorso per raggiungerli.
Tra chi ha espresso pessimismo Richard Holbrooke, ex ambasciatore USA presso le Nazioni Unite e rappresentante speciale USA nei Balcani. "Entro il 2005 sarà impossibile raggiungere gli standard fissati" ha affermato "ed anzi ritengo saranno anni difficili sia per i serbi che per gli albanesi poiché il processo avviato non farà che polarizzare ed estremizzare le posizioni di ciascuno".
Ed Holkeri è stato chiaro sulle conseguenze di un eventuale fallimento a raggiungere gli standard. "Si vivrà nell'ansia di un Paese sciovinista, dove domina la corruzione. Nel caso di fallimento il Kossovo rimarrà inevitabilmente indietro rispetto agli altri Paesi europei, per decenni". "Io non posso cambiare il modo di pesare ed agire della gente di qui, spetta a voi farlo" ha affermato Holkeri rivolgendosi ai politici kossovari.
Raggiungere gli standard non sarà un gioco. Nonostante gli albanesi del Kossovo abbiano vinto negli anni scorsi la loro battaglia seguendo un'agenda definita dal movimento a favore dell'indipendenza ora, perché quest'ultima abbia possibilità di divenire realtà, si chiede loro grande forza di volontà e responsabilità nei confronti del Kossovo. Intanto si stanno rasserenando, negli ultimi giorni, i rapporti tra Governo kossovaro ed UNMIK. Il capo del governo Rexhepi, assieme ad Holkeri, si è recato a Bruxelles, attenuando così l'isolamento istituzionale del Kossovo.
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