Come da pronostico, in Kosovo il candidato radicale per le elezioni presidenziali serbe, Tomislav Nikolic, ha battuto con un grande vantaggio il rivale Boris Tadic. Per i politici albanesi l'esito delle elezioni non avrà alcuna influenza sulla decisione di proclamare l'indipendenza
Come ci si aspettava in Kosovo e Metohija, al secondo turno delle elezioni presidenziali serbe tenutosi domenica scorsa ha vinto, e con grande vantaggio, Tomislav Nikolic il leader dei radicali contro Boris Tadic, il leader dei democratici.
L'esiguo elettorato serbo della provincia composto da 114.033 elettori, cifra che è di circa 14.000 voti in meno della differenza che c'è stata fra i voti ottenuti dai due candidati al livello nazionale, non ha comunque avuto una considerevole influenza sulla vittoria dell'attuale presidente della Serbia, tanto che Boris Tadic avrà un altro incarico di cinque anni come capo dello stato.
Tadic ha vinto queste elezioni con uno scarto di poco meno di 128.000 voti, ma anche con un'affluenza da record di oltre il 67 per cento, motivo per cui queste elezioni sono state paragonate ad un referendum.
A differenza della parte centrale della Serbia, i giornalisti della regione meridionale hanno avuto delle grosse difficoltà ad ottenere in tempo le preziose informazioni e i dati elaborati, che variavano ancora a distanza di 24 ore dalla chiusura dei seggi elettorali. Ad ogni modo, la vittoria di Nikolic con due terzi dei voti conquistati è indubbia.
La prima stima è di 70,64% rispetto 27,16%, a favore di Nikolic. L'affluenza è stata di circa il 55%, quasi del 5 percento più alta che nel primo turno delle elezioni presidenziali tenutesi il 20 gennaio scorso.
Dal punto di vista statistico, è di circa l'11 per cento inferiore alla media nazionale, quanto era grosso modo la differenza anche al primo turno. Inoltre, per fare dei paragoni, nel primo turno, per Nikolic ha votato più del 55% degli elettori, mentre per Tadic hanno votato poco meno del 24 %. Si valuta che i voti per Velimir Ilic, sostenuto, al primo turno, dal premier della Serbia Vojislav Kostunica ed anche parte dei voti del Partito socialista della Serbia, questa volta siano andati ai radicali, ma si specula anche sul fatto che una parte dei voti del Partito socialista della Serbia, anche se irrilevante, sia andata a Boris Tadic. La cosa è visibile anche sull'esempio del comune settentrionale Zubin Potok, dove il candidato del premier serbo, Velimir Ilic ha vinto con circa il 51% dei voti rispetto al leader dei radicali che ha avuto circa il 34 %. Mentre adesso, in questo piccolo comune, Nikolic ha ottenuto circa il 74% dei voti.
Nonostante il Centro per le libere elezioni e la democrazia (CESID) di Belgrado sia noto per la velocità e la precisione nell'elaborazione dei dati, alla conferenza stampa delle 20.00, poco dopo la chiusura dei seggi elettorali, il direttore esecutivo di quest'organizzazione Zoran Lucic ha dichiarato di non aver avuto dei dati molto precisi dal Kosovo e Mtohija, poiché non ci sono state sufficienti informazioni provenienti da questa provincia.
"In Kosovo abbiamo avuto la copertura di oltre 100 seggi elettorali, ma non con una sufficiente qualità", ha dichiarato Lucic.
E la sera dopo le elezioni, sul sito ufficiale della Commissione elettorale della repubblica (RIK), si potevano trovare i dati elaborati di soli tre comuni settentrionali del Kosovo: Kosovska Mitrovica, Zubin Potok e Vucitrn, dove, dei 16.445 elettori recatisi alle elezioni (47,42%) per Nikolic hanno votato 12.144 (73,66 %), e per Tadic 4.170 cioè il 25,36 %.
Il responsabile serbo del Distretto kosovaro Goran Arsic ieri per la radio locale KIM ha detto che dei sette comuni della parte centrale del Kosovo e Metohija, sul totale di 34.098 elettori iscritti, hanno votato 19.304 (56,6%). Tomislav Nikolic ha ottenuto il 72,36 %, mentre Boris Tadic il 24,48 %.
Tadic ha vinto soltanto nel comune di Gora, come la volta scorsa, dove coi 943 di voti guadagnati, ha volto questa percentuale a proprio vantaggio (circa il 72%), l'affluenza in questo comune anche questa volta è stata molto bassa, sotto il 14 percento. Questo si potrebbe spiegare con la grande migrazione della popolazione dei gorani che è sparpagliata in tutta la regione e nel mondo.
Nonostante la lista elettorale in Kosovo e Metohija questa volta sia stata allungata di po' con alcune migliaia di nuovi voti, sono comunque rimaste le lamentele per il fatto che le liste non sono state sufficientemente aggiornate. Prima di tutto perché sulle liste comparivano anche gli elettori di nazionalità albanese, registrati con la residenza in zone a maggioranza serba, anche se questi non partecipano alle elezioni della Repubblica della Serbia sin dagli anni novanta del secolo scorso.
I rappresentanti della Commissione elettorale della Repubblica sottolineano che per il momento non ci sono state irregolarità, anche se in alcuni seggi elettorali ci sono state delle lamentele da parte dei cittadini per la scarsa illuminazione. Inoltre, sono stati segnalati anche alcuni casi di votazione senza i documenti d'identità. Questo però non ha minacciato la regolarità delle elezioni.
Dopo le elezioni, una delle prime reazioni fra i sostenitori dei radicali del Kosovo è l'incredulità, e anche qualche accusa sul conto del presidente Tadic di aver avuto i voti delle minoranze nazionali. I radicali tuttavia credono nella propria forza data dal grande numero dei voti ottenuti.
Il giorno successivo alle elezioni, il leader dei radicali nella provincia Ljubomir Kragovic ha dichiarato alla TV B92 che "con timore aspetta le mosse di Tadic", ma è fiducioso nella forza dei voti dei radicali.
Il presidente del Consiglio nazionale serbo (SNV) del Nord del Kosovo e Metohija, Milan Ivanovic, che in entrambi i turni delle presidenziali ha appoggiato Nikolic, motivo per cui i radicali del nord lo hanno anche ringraziato pubblicamente, ha detto che questo risultato è "deludente, per via della divisione territoriale ed anche di quella numerica della Serbia".
"La Serbia centrale e il Kosovo e Metohija hanno votato per un candidato, mentre l'altro candidato ha avuto la fiducia degli elettori del Sangiaccato e della Vojvodina", ha detto Ivanovic per l'emittente locale Radio Kontakt plus.
Dall'altra parte, i sostenitori di Tadic sono più rilassati e credono che l'attuale e rieletto presidente della Serbia sia accettabile tanto per i paesi occidentali che per la Russia, e che continuerà ad impegnarsi per mantenere il Kosovo e Metohija in Serbia.
Il leader dei democratici del Kosovo e Metohija, Goran Bogdanovic ieri ha dichiarato per la stessa radio che il presidente della Serbia Boris Tadic anche nel suo secondo mandato farà di tutto per assicurare ai serbi rimasti nella provincia la sicurezza e lo sviluppo economico e cercherà di mantenere l'integrità della Serbia. Bogdanovic ha dichiarato che la coscienza dei cittadini della Serbia "è di alto livello e che non si può permettere il ritorno agli anni novanta". Bogdanovic crede che Tadic farà di tutto per convincere la comunità internazionale della "nocività" dell'indipendenza del Kosovo e Metohija, annunciata dagli albanesi.
Dall'altra parte, i rappresentanti politici albanesi condividono l'opinione che le elezioni presidenziali della Serbia non avranno alcuna influenza sulla decisione degli albanesi di proclamare presto l'indipendenza, e che queste elezioni sono "una questione interna di un paese confinante".
Tuttavia, i media di Pristina hanno inserito le elezioni presidenziali della Serbia e la vittoria di Tadic fra le prime notizie, e fra le prime reazioni quelle del premier kosovaro Hasim Taci e del presidente del Kosovo Fatmir Sejdiu, i quali sottolineano che l'elezione di Tadic indica che la Serbia "deve lasciare il passato alle spalle".
Il portavoce dei Servizi della polizia kosovari Veton Eljsani, il giorno delle elezioni presidenziali in Serbia, ha detto che la situazione è tranquilla e che non ci sono ulteriori attività delle forze di polizia, e che i seggi elettorali non hanno avuto bisogno di una particolare sicurezza.
Comunque, tra la gente da giorni si dice che in Kosovo si prepara un ulteriore schieramento di forze della polizia internazionale e che i poliziotti internazionali prima di tutto vengono mandati al nord, a causa delle voci che presto i poliziotti serbi dei Servizi di polizia kosovari potrebbero togliere i simboli di questa organizzazione in caso di proclamazione d'indipendenza del Kosovo.
Il comandante della stazione della polizia settentrionale del Kosovo e Metohija, Milija Milosevic il giorno delle elezioni ha confermato alla TV B92 che la parte nord della città ha avuto il rinforzo di 16 poliziotti internazionali e che il compito dei membri dei Servizi di polizia kosovara è di garantire la sicurezza. Milosevic comunque non ha direttamente smentito le voci sul possibile e imminente abbandono dei poliziotti serbi.