Dopo la promulgazione della Costituzione del Kosovo, avvenuta il 15 giugno scorso, la Serbia e i serbo kosovari hanno espresso con fermezza il loro rifiuto. Il rischio è che albanesi e serbi continueranno a vivere due realtà distinte per molto tempo
Due opposte definizioni costituzionali dello status del problematico territorio del Kosovo ricordano forse nel miglior modo le vite parallele e all'essenza dello scontro tra due popoli.
Nel preambolo della Costituzione della Serbia, approvata alla fine del 2006, si afferma che il Kosovo è parte costitutiva della Serbia. La Serbia non riconosce l'indipendenza del Kosovo, proclamata dal parlamento di Pristina lo scorso 17 febbraio, né tanto meno la costituzione, promulgata dalla stessa assemblea domenica 15 giugno.
La nuova costituzione definisce il Kosovo come stato indipendente e sovrano. I kosovari albanesi ritengono che la Serbia sia uno stato confinante, che non ha diritto di intromettersi negli affari interni del paese.
"Questa è la Costituzione del Kosovo indipendente e sovrano. Questa è la nostra Bibbia e il nostro Corano", ha affermato il presidente del neonato stato, Fatmir Sejdiu, nel discorso alla cerimonia inaugurale a Pristina, in occasione della promulgazione della costituzione.
Il premier kosovaro Hashim Thaci, nella stessa circostanza, ha affermato che "dopo la dichiarazione d'indipendenza, il passo più importante è l'entrata in vigore della Costituzione del Kosovo" e che questa "creerà uguali condizioni per tutti i cittadini del paese, come l'attuazione dei diritti delle comunità in uno stato libero e indipendente".
Il giorno stesso i principali funzionari serbi hanno reagito duramente alle notizie provenienti da Pristina.
"A mio avviso questo è un avvenimento politico dalle conseguenze dannose, ma per la Serbia ciò non ha alcun valore giuridico. La Serbia vede il Kosovo come una sua regione meridionale. Il nostro paese continuerà a difendere la propria integrità e sovranità con tutti i mezzi legali e diplomatici, non con la violenza" ha ribattuto il presidente serbo Boris Tadic.
Il premier ancora in carica, Vojislav Kostunica, alla vigilia del vertice del Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul Kosovo ha richiesto un'immediata seduta parlamentare su questo tema, in cui dovrebbe essere discussa la posizione serba di non accettazione della missione Eulex e di rigetto formale della costituzione del Kosovo.
"Sulla base della decisione del parlamento, la Serbia deve informare il segretario generale Ban Ki-Moon e il Consiglio di Sicurezza che non siamo d'accordo e che ci opponiamo alla legalizzazione della missione Eulex, una missione illegale, e che lo stesso parlamento ha annullato l'atto di promulgazione della costituzione del Kosovo", ha dichiarato Kostunica.
Tale richiesta, invece, è stata negata da Jovan Krkobabic, presidente ad interim del nuovo parlamento, in quanto suo membro più anziano e leader del Partito dei pensionati uniti della Serbia (PUPS), motivando la sua decisione con l'impossibilità da parte sua di convocare d'urgenza l'assemblea, visto che questo non è previsto né dalla costituzione né dal regolamento parlamentare.
Nel frattempo Slobodan Samardzic, ministro serbo per il Kosovo, ha trascorso la giornata di domenica 15 giugno in Kosovo.
"La Serbia non accetta la costituzione del Kosovo e la considera priva di valore e di diritto", ha dichiarato Samardzic alla conferenza stampa tenutasi a Mitrovica.
I serbi del Kosovo e i rappresentanti delle altre comunità non si sottometteranno e non agiranno in conformità con tale costituzione. Questa vale per coloro che l'accettano volontariamente, principalmente per gli albanesi. Non siamo di fronte ad una normale situazione costituzionale, non solo perché la Serbia non l'accetta, ma anche perché è stata scritta in qualche gabinetto lontano da Pristina», ha affermato Samardzic.
Samardzic ha annunciato la formazione del parlamento regionale serbo per il 28 giugno, giorno di S.Vito, che per i Serbi ha un particolare significato religioso e storico. Questa è stata anche la prima volta che un ministro annuncia direttamente la creazione di questo parlamento. Anche se i serbi del Kosovo ancora lo scorso febbraio hanno reso noto per la prima volta che avrebbero formato un parlamento regionale, ciò non è avvenuto. Nel frattempo a riguardo sono seguite altre dichiarazioni, ma anche smentite.
"In principio questa assemblea rappresenterebbe la risposta del popolo serbo alla dichiarazione di indipendenza del Kosovo e all'approvazione della costituzione. Il parlamento non avrà potere fintanto che il governo e il parlamento della Serbia non presenteranno le loro raccomandazioni, decisioni e lo statuto su come procedere in futuro", ha dichiarato il leader locale dei radicali, Ljubomir Kragovic, alla prima seduta dell'assemblea del comune di Mitrovica nord il 6 giugno, quando è stato indicato come futuro delegato al parlamento regionale.
In una comunicazione del Partito radicale serbo (SRS) di Mitrovica, rappresentanti cittadini comunicano di non riconoscere "la costituzione americana varata dall'inesistente stato del Kosovo". Nel messaggio, firmato dal nuovo presidente del comune di Mitrovica, Nenad Toplicevic, già presidente del consiglio comunale di questo partito, si afferma che "l'unica costituzione legittima del Kosovo è la costituzione della Repubblica della Serbia" e conclude dicendo che i radicali serbi non si adegueranno mai alla posizione e alla politica imposta dall'Occidente.
I leader politici locali concordano, tuttavia, che la cosa più importante per i serbi del Kosovo, in questo momento, sia mantenere la calma.
"Sia i politici che i comuni cittadini del Kosovo settentrionale, e in generale nell'intero Kosovo, non dovrebbero permettersi di fare niente che potrebbe essere interpretato dagli albanesi come una provocazione, a cui seguirebbero degli episodi violenti", ha detto in un intervista per B92 il presidente del Consiglio nazionale serbo (SNV) di Mitrovica Nebojsa Jovic.
E mentre i serbi al nord affermano chiaramente che la costituzione del Kosovo per loro è inesistente, quelli che vivono a sud dell'Ibar si trovano in una situazione molto più difficile.
Nelle loro dichiarazioni, anche prima del 15 giugno, i rappresentanti politici dei serbi che vivono nella parte centrale del Kosovo hanno evidenziato i possibili problemi pratici che attendono i serbi una volta entrata in vigore la costituzione del Kosovo.
Così Rada Trajkovic, vicepresidente del Consiglio nazionale serbo del Kosovo centrale, ha più volte esternato la sua opinione che, almeno in forma parziale, i serbi che vivono nel Kosovo centrale e meridionale saranno costretti a rispettare la nuova costituzione kosovara.
"Essendo circondati dalla comunità albanese, che accetta questa costituzione, e visto che ci incontriamo per strada con coloro che svolgono funzioni istituzionali, come la polizia e le forze dell'ordine, se non rispettassimo le norme, si giungerebbe presto allo scontro", ha affermato la Trajkovic in un'intervista per una radio locale, aggiungendo che si potrebbe arrivare a degli incidenti quotidiani, che metterebbero in pericolo la comunità serba.
Nel frattempo singoli incidenti hanno già visto la luce, cosa che ha fatto alzare il livello di tensione.
Si è cominciato la notte precedente la promulgazione della costituzione, nella zona meridionale di Mitrovica, quando un giovane, che sarebbe stato poi identificato come membro delle controverse e autoproclamate "Guardie dello Zar Lazar" ha aperto il fuoco su alcuni poliziotti del KPS. L'assalitore, in seguito identificato come Predrag Djordjevic, ha ferito un poliziotto kosovaro, ed è stato a sua volta ferito gravemente quando la polizia ha reagito.
Nella stessa notte, non lontano dalla citata stazione di polizia, sulla cupola di una moschea è stata issata una bandiera con una croce e quattro acciarini di colore nero, bianco e rosso, che si pensa appartenere alle "guardie"
Con uno scarno comunicato, la controversa organizzazione a poi rivendicato la propria responsabilità "per i fatti di Mitrovica del 14 giugno".
Djordjevic ora si trova nell'ospedale della prigione di Gnjilane ed è accusato di attentato a mano armata alla stazione di polizia e anche per aver issato la bandiera.
Dopo la promulgazione della costituzione del Kosovo, il KPS, in alcuni casi ha fermato dei mezzi con targhe serbe di città del Kosovo e le ha rimosse, anche se è ancora in vigore la decisione esecutiva dell'UNMIK che permette l'utilizzo di tali targhe, con cui finora i serbi si sono sempre spostati. Tale decisione varrà fino a fine mese, ma fino ad ora è stata di prassi prolungata di sei mesi in sei mesi dal capo dell'UNMIK.
Anche stavolta i serbi aspettano un prolungamento dello status quo, che nel frattempo è divenuto parte integrante della loro vita quotidiana. La libertà di movimento è particolarmente importante per i serbi che abitano a sud del fiume Ibar. Spesso sono diretti in Serbia centrale o in Kosovo settentrionale ma, così come la Serbia non riconosce le targhe e le istituzioni kosovare, Pristina non riconosce quelle serbe; e questi sono già diventati ostaggi di due politiche.
Nonostante i reciproci contrasti della legalità delle istituzioni, ma anche degli eventi politici tra le due comunità etniche del Kosovo, la realtà è che si sono tenute le elezioni locali serbe, così come è reale la promulgazione della Costituzione del Kosovo, e che le due comunità continueranno a vivere in due realtà distinte ancora per lungo tempo, forse per anni.