Caduta del governo in Moldavia
18 november 2019
Il governo della premier filo-occidentale Maia Sandu è stato sfiduciato dal parlamento la scorsa settimana. Il presidente filo-russo Igor Dodon ha nominato al suo posto un euroscettico.
Il 12 novembre scorso 63 su 101 deputati hanno appoggiato un voto di "sfiducia" su una riforma con la quale si voleva cambiare il processo di nomina del procuratore generale. Il Parlamento moldavo su sollecitazione del presidente Igor Dodon ha quindi concesso la fiducia a un nuovo governo di minoranza guidato dall'ex ministro delle Finanze Ion Chicu.
Nel giugno di quest'anno, dopo una drammatica lotta di potere con l'oligarca Vlad Plahotniuc, che alla fine ha lasciato il paese, era emersa una possibile linea riformista con la premiership di Maia Sandu che però per governare aveva bisogno del sostegno del Partito socialista moldavo di Dodon. Un'alleanza alquanto fragile tant'è che l'esperimento è durato solo cinque mesi.
La Moldavia si trova su un importante confine esterno dell’Unione europea, e nella regione più orientale, dopo il conflitto separatista con la Transnistria, è dispiegato dal 1992 un contingente di truppe della Federazione Russa. Alla luce di questi problemi di sicurezza, nell'ultimo decennio l'UE ha investito molta attenzione ed energia nel sostenere le riforme in Moldavia. Solo due settimane fa, la Commissione europea aveva approvato un pacchetto da 25 milioni di euro per sostenere le riforme e le misure anticorruzione del governo Sandu.
La Portavoce della Commissione europea Maja Kocijančič ha rilasciato una dichiarazione in cui ribadisce preoccupazione, sostenendo che "la coalizione aveva avviato una serie di iniziative per mantenere gli impegni chiave presi da giugno, in particolare nei settori della lotta alla corruzione, dell'indipendenza della magistratura e delle indagini sulla frode bancaria. La necessità di tali riforme non è scomparsa con la sfiducia data al governo… Continueremo a basare le nostre relazioni con la Repubblica di Moldova sul principio di condizionalità e rispetto dello stato di diritto e degli standard democratici."