Crisi del gas, crisi dei rifugiati, inflazione a doppia cifra: a un mese dalla concessione dello status di candidato all'UE nulla va bene in Moldavia. Cresce il malcontento sociale, sfruttato dalle forze filorusse, e Chișinău chiede aiuto urgente alla Romania
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 3 agosto 2022)
Un mese dopo che alla Moldavia è stato concesso lo status di paese candidato all'UE, celebrato come una vittoria per il governo pro-europeo al potere a Chișinău, la dura realtà in cui si trova la Moldavia non è cambiata: dopo l'Ucraina, la Moldavia rimane il paese in Europa più direttamente colpito dalla guerra guidata dalla Russia - e il più vulnerabile. È in questo contesto che la presidente moldava Maia Sandu ha fatto visita a Bucarest venerdì 29 luglio. "Sono qui oggi per concordare alcune soluzioni di emergenza nel caso in cui gli scenari peggiori si avverino", ha dichiarato dopo l'incontro con il suo omologo rumeno Klaus Iohannis.
Questi "scenari peggiori" si riferiscono principalmente alla crisi energetica che ha colpito duramente la Moldavia fin dalla firma di un nuovo contratto con Gazprom nel novembre 2021, aggravata dalla guerra in Ucraina. In Moldavia, ha ricordato Maia Sandu, le tariffe sono quadruplicate solo nell'ultimo anno e i moldavi stanno pagando l’energia il doppio dei rumeni. "Oggi tutti cercano il gas. Ma [con i suoi 2,6 milioni di abitanti] la Moldavia è uno dei consumatori meno rilevanti, quindi non è necessariamente molto interessante per chi vende gas”. Tutti ora nel paese prevedono un inverno "estremamente difficile", come il vice primo ministro Andrei Spînu, che tuttavia assicura che nessuno rimarrà senza gas o elettricità.
I cittadini moldavi già stanno subendo le conseguenze dell'aumento dei prezzi dell'energia, e la situazione è destinata a peggiorare: ad agosto la Moldavia dovrà pagare a Gazprom quasi 500 dollari in più ogni 1000 m³ di gas rispetto a luglio - il prezzo raggiungerà così i 1458 dollari, ha annunciato il presidente di Moldovagaz, Vadim Ceban. Con i prezzi così alti, è impossibile per il paese più povero d'Europa fare scorte durante l'estate, strategia abituale per far fronte all'aumento del fabbisogno durante l'inverno. Finora la Moldavia è stata in grado di stoccare solo 24 milioni di m³ di gas per un fabbisogno stimato di 312 milioni di m³ tra ottobre e aprile.
Questa mancanza di certezze sul futuro mette il paese in una situazione molto vulnerabile. Tanto più che "ora ci troviamo in una situazione in cui non sappiamo se la Russia manterrà la sua fornitura di gas", ha ricordato la presidente moldava Sandu. La Russia ha già tagliato il gas a Bulgaria, Polonia, Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi. "La situazione ci obbliga ad agire con la massima urgenza e a trovare soluzioni alternative per garantire la stabilità del paese e superare l'inverno. Vogliamo acquistare gas dalla Romania e questo deve essere reso possibile il prima possibile”.
Un'ondata di malcontento dalla Gagauzia
"Abbiamo elencato le opzioni in campo a sostegno della Moldavia", ha dichiarato il presidente rumeno Klaus Iohannis dopo l'incontro con l’omologa. "Vi assicuro che la Romania continuerà a sostenere la Repubblica di Moldova fornendo assistenza concreta". Per il momento, tuttavia, non sono stati fatti annunci concreti. Con il previsto sfruttamento di un grande giacimento di gas nel Mar Nero, la Romania aumenterà la sua produzione nei prossimi anni e la Moldavia vuole firmare a proposito un contratto a lungo termine. Ma per quanto riguarda l'inverno in arrivo?
La situazione interna è già fragile e i rischi di instabilità crescono. Domenica 31 luglio si è svolta una manifestazione in Gagauzia, una regione di 150.000 abitanti che gode di uno status autonomo all'interno della Moldavia. Manifestanti hanno marciato a Comrat, la piccola "capitale" gagauza (20.000 abitanti) per esprimere il loro malcontento per l'aumento dei prezzi, al canto di "abbasso Maia Sandu" e "Russia!". "Vi chiediamo di rinegoziare il contratto per il gas e il prezzo per la Moldavia. Se questo non è possibile, chiediamo prezzi più bassi per la popolazione della Gagauzia", hanno chiesto i manifestanti.
Sabato 30 luglio si è svolta un'altra manifestazione a Vulcănești, sempre in Gagauzia. Come a Comrat, sono stati scanditi slogan come "Abbasso Maia Sandu!", "La Russia è con noi"... I manifestanti hanno chiesto le dimissioni del governo e l'indizione di elezioni presidenziali e parlamentari anticipate. Il deputato Bogdan Șîrdea, membro del Partito socialista, era presente alla manifestazione e questo ha portato Adriana Vlas, portavoce del Partito d'azione e solidarietà (PAS), al governo, ad affermare che la manifestazione è stata “manipolata” da parte dell'opposizione. Secondo la Vlas "le forze politiche filorusse stanno sfruttando la difficile situazione del paese per guadagnare capitale politico".
"Il governo deve affrontare l'opposizione interna filo-russa, la guerra e la crisi dei rifugiati, la crisi energetica e un'inflazione oltre il 30%, per non parlare della lotta alla corruzione", elenca l'analista Armand Goșu, storico specializzato nello spazio post-sovietico e professore all'Università di Bucarest. Tutto questo può “assestare un colpo mortale al governo filoeuropeo e mettere a rischio il cammino europeo della Moldavia".
Le armi della Russia
La più grande minaccia per la Moldavia oggi, sottolinea, non è di tipo militare. "Anche se la Russia può mobilitare i 10.000 militari che ha in Transnistria, non credo lo farà, perché l'Ucraina interverrebbe immediatamente per prendere il controllo della regione separatista", afferma. "Penso che Mosca stia preparando uno scenario diverso per la Moldavia, senza soldati o spari, ma utilizzando l'arma dell'energia, dell'inflazione, della diminuzione del potere d'acquisto della popolazione, della propaganda anti-occidentale e della mobilitazione dei partiti politici filorussi che si sentono minacciati [dall'attuale potere]". Oggi il presidente del Partito socialista ed ex presidente del paese, Igor Dodon, è agli arresti domiciliari da un mese con l'accusa di corruzione.
Anche Armand Goșu descrive la questione energetica come "drammatica". "Quindi Chișinău ha bisogno dell'aiuto di Bucarest ora, non a ottobre, quando le temperature si saranno raffreddate e non si potrà fare nulla. E se la Romania vuole essere coinvolta solo con seminari e altri 'documenti politici', la Moldavia dovrebbe affrettarsi ad avvertire Berlino e Parigi per cercare soluzioni con loro".