Rom (foto Francesco Paraggio /flickr)

Rom (foto Francesco Paraggio /flickr)

Anche il Montenegro sloggia i rom. Il comune di Podgorica ha comunicato che verranno demoliti due quartieri alla periferia della città dove vivono circa 2.500 profughi rom provenienti dal Kosovo. Il parallelo con la Francia e le reazioni del Consiglio nazionale dei rom e degli egiziani

27/09/2010 -  Mustafa Canka Ulcinj

"La cosa che più ci preoccupa è che nemmeno nelle note si parla di una soluzione alternativa per queste persone", dicono al Consiglio nazionale dei rom e degli egiziani del Montenegro.

Il vicepresidente dell'organizzazione, Muhamend Uković, ha dichiarato ad Osservatorio Balcani e Caucaso che è sintomatico che questa azione del governo di Podgorica sia stata decisa proprio dopo il trasferimento di centinaia di rom dalla Francia. “A noi sembra proprio un’azione sincronizzata, che ha come scopo far ritornare tutti i rom da dove sono venuti. Ci aspettiamo che i rappresentanti del governo montenegrino si esprimano sulla questione, perché se il quartiere dei profughi ‘Konik’ viene smantellato, in pratica ciò significa che i rifugiati rom e egiziani dovranno da soli assicurarsi un tetto nel caso volessero rimanere in Montenegro. Se questi sono standard democratici, allora non abbiamo proprio nessun commento da fare”, ha detto Uković.

Il quartiere dei profughi “Konik” si trova nella periferia della capitale montenegrina. Qui, in baracche provvisorie e in condizioni estreme vivono oltre duemila profughi rom provenienti dal Kosovo, giunti in Montenegro nel 1999. Nelle vicinanze del campo vivono anche un centinaio di rom con domicilio. Tutti però vivono sull’orlo della soglia di sopravvivenza, mentre gli aiuti delle organizzazioni umanitarie montenegrine e internazionali sono praticamente esauriti. Per sopravvivere, i profughi sono costretti a fare quei lavori che la maggior parte dei cittadini del Montenegro rifiuta di fare.

La maggior parte dei rom, arrivati in Montenegro 11 anni fa, si sono in seguito trasferiti in altri paesi dell’Europa occidentale oppure sono tornati in Kosovo. Ultimamente, però, il processo dei ritorni è diventato più difficile.

“Per questo la decisione del governo di Podgorica di demolire questi due campi è preoccupante e estremamente disumana”, sostiene il redattore del settimanale indipendente “Monitor” Veseljko Koprivica e aggiunge: “I rom e gli egiziani per la seconda volta diventano vittime di chi ha il potere di decidere sul destino altrui. Prima queste persone sono state vittime della guerra, fatto che li ha portati a Podgorica, ora di nuovo saranno dei senzatetto perché, per quanto si sa, il governo di Podgorica non offre alcuna soluzione alternativa per la sistemazione delle 300 famiglie di questo quartiere”.

Recentemente il governo montenegrino ha adottato un piano d’azione col quale prevede di risolvere entro la fine dell’anno prossimo lo status dei circa 10mila rifugiati kosovari presenti in Montenegro.

Per questo Uković chiede di risolvere il prima possibile il problema dei profughi rom del Kosovo con accordo con tutte le parti. “Noi non vogliamo pregiudicare alcun tipo di soluzione, ma non dobbiamo dimenticare il fatto che si tratta di persone che in Kosovo hanno perso tutto quello che avevano. Perciò crediamo che sia necessario condurre un dialogo basato sugli standard democratici e sulle convenzioni internazionali sui diritti umani. I rom e gli egiziani fuggiti dal Kosovo non devono essere una preoccupazione esclusiva delle istituzioni montenegrine, ma anche di quelle internazionali e kosovare, perché si tratta di cittadini del Kosovo”, ritiene Uković.

Al Consiglio nazionale dei rom e degli egiziani si aspettano che il governo montenegrino, comunque, non permetterà al comune di Podgorica di demolire i due campi profughi, e pensano inoltre che una  richiesta del genere arriverà anche dall’Unione europea.

Secondo le parole del capo dell’Agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati a Podgorica (UNHCR) Serge Ducas, il problema dei campi profughi di “Konik” non è soltanto un problema del comune di Podgorica, del governo montenegrino oppure delle organizzazioni internazionali. “Tutti noi dobbiamo metterci al tavolino per trovare una soluzione”, ha ribadito Ducas.

“L’amministrazione di Podgorica legittimamente chiede la restituzione dei terreni dove sono situati i campi, per i motivi urbanistici e per lo sviluppo della città. Dall’altra parte, però, il Montenegro ha degli obblighi verso queste persone, ma anche verso la comunità internazionale, quindi tutti insieme dobbiamo trovare un luogo alternativo e la soluzione della questione", ha dichiarato il responsabile dell’UNHCR di Podgorica, concludendo che non ci si può aspettare che più di un quarto dei profughi rom dei campi profughi di “Konik” torni in Kosovo di sua spontanea volontà.