Olivera Lakić, giornalista del quotidiano montenegrino "Vijesti", è stata brutalmente picchiata da sconosciuti. L’ennesimo attacco contro i giornalisti montenegrini che inviano una petizione alla Commissione europea per costringere il governo a reagire con misure adeguate e difendere la libertà di espressione
“In Montenegro il fondatore e direttore di un quotidiano è stato ucciso, uno picchiato, sette giornalisti sono stati attaccati fisicamente solo lo scorso anno, ma nessuno di questi casi è stato mai risolto. Il governo e gli organi competenti non solo non hanno tentato di condurre indagini adeguate per individuare mandanti ed esecutori di questi attacchi, ma hanno fatto di tutto per invalidare le indagini e per non pestare i piedi ai veri colpevoli. Tutto ciò ci convince sempre più che la ricerca dei colpevoli conduce al vertice del potere attuale”, si legge nella petizione che in questi giorni stanno firmando i giornalisti montenegrini e che verrà inoltrata ai funzionari della Commissione europea.
L’attacco a Olivera Lakić
Il motivo che ha scatenato la petizione è stato l’attacco alla giornalista del quotidiano di Podgorica Vijesti Olivera Lakić. Il 7 marzo scorso un aggressore, ancora ignoto, ha aspettato la giornalista davanti all’ingresso del suo appartamento nel centro di Podgorica e l’ha picchiata brutalmente. Olivera Lakić è nota per aver scritto di affari illeciti, in particolare della fabbrica di tabacco di Mojkovac dietro la quale stanno uomini potenti con importanti contatti nel governo montenegrino.
La presidente del Sindacato indipendente dei giornalisti del Montenegro Vesna Pejović afferma che i giornalisti in questo Paese sono diventati un bersaglio che ognuno può colpire senza paura di essere condannato. “In Montenegro non è più un’eccezione organizzare vendette contro i giornalisti. Ecco perché le parole di condanna agli attacchi dei nostri colleghi e dei media sono diventate di troppo”, ha detto Pejović.
I biasimi giunti dall’Europa e dal mondo a seguito di questo caso sono stati altrettanto duri e chiari. Con un comunicato stampa congiunto si sono espresse le ambasciate di Germania e USA a Podgorica, hanno reagito sia OSCE che UE, Consiglio d’Europa, State Department… Tutti chiedono al governo montenegrino una immediata ed efficace indagine e arresto dell’aggressore.
“Basta parole, ora i fatti”
Nel tentativo di limitare almeno un po’ i danni al proprio governo il premier Igor Lukšić il giorno dopo l’incidente ha fatto visita alla redazione del quotidiano Vijesti. Durante la visita ha detto che questo tipo di episodi sono assolutamente inaccettabili e che il Montenegro deve farla finita con gli attacchi ai giornalisti.
Ma dal direttore del più influente quotidiano montenegrino, Željko Ivanović, che cinque anni fa è stato brutalmente picchiato, il premier ha ricevuto un chiaro messaggio: “Non crediamo più né alle buone intenzioni né alle buone parole. Crediamo solo ai fatti!”.
Secondo le parole di Ivanović, l’attacco a Lakić è arrivato dalla criminalità organizzata. “Gli organi statali forse troveranno pure gli esecutori, ma non di certo i veri mandanti e il motivo di questo ennesimo attacco ai giornalisti e ai media montenegrini”, ha concluso il direttore di Vijesti.
Grazie a ricorrenti attacchi contro i media indipendenti, il Montenegro figura all’ultimo posto nei Paesi della ex Jugoslavia per libertà di stampa. L’organizzazione internazionale Reporter senza frontiere di recente ha reso noto che tra i Paesi europei messi peggio del Montenegro ci sono solo Bielorussia, Russia e Ucraina.
“In Montenegro il giornalismo non è una professione normale. La gente qui lo fa a proprio rischio e pericolo” dice il caporedattore del settimanale Monitor Esad Kočan, e aggiunge che in Montenegro è più difficile fare il giornalista oggi che durante la guerra nella ex Jugoslavia.
Libertà dei media, condizione per l’UE
L’UE nelle sette richieste inviate al governo di Podgorica, per poter avere una data di avvio dei negoziati, ha incluso il miglioramento della libertà dei media. Nella petizione inviata alla Commissione europea, i giornalisti montenegrini sostengono che le istituzioni del loro Paese non sono mai state pronte, né ora né in passato, a fare qualcosa di concreto. “Motivo per cui ci aspettiamo che voi chiediate alle istituzioni montenegrine il sistema per iniziare subito a fare i conti con le organizzazioni criminali e a difendere i giornalisti, i media e tutti quelli che osano pensare e parlare liberamente”, si legge nel documento.
Gli analisti di Podgorica ritengono che il mancato arresto dei colpevoli dell’attentato a Olivera Lakić potrebbe significare la fine della speranza di ottenere una data di avvio dei negoziati di adesione all’UE.
In questi giorni il governo montenegrino si è trovato più volte sotto i colpi delle critiche da Occidente. La fondazione tedesca Friedrich Ebert nel suo rapporto annuale sullo stato dei Paesi ha notato che “a causa della stretta commistione di politica, economia, corruzione e crimine organizzato il Montenegro difficilmente nel prossimo futuro riuscirà ad adempiere alla condizioni previste per l’ingresso nell’UE”. All’inizio di marzo è stato inoltre reso noto che l’agenzia americana Stratfor, ancora nel 2009, aveva concluso che “tutto il Montenegro, compreso il suo governo, è coinvolto nella criminalità organizzata”.
Non si erano mai sentite finora critiche così dure da Occidente sul conto del governo di Podgorica, e il fatto che giungano dalla Germania e dagli USA ne aumenta il peso.