Paula Petričević, filosofa, femminista, pacifista e attivista dell’associazione “Anima” di Kotor fa il punto sulla situazione attuale del Montenegro a quindici anni dalla dichiarazione di indipendenza. Intervista raccolta dal settimanale "Monitor"
(Originariamente pubblicato dal settimanale Monitor )
Lo scorso 21 maggio il Montenegro ha celebrato il 15° anniversario dell’indipendenza. Pensa che abbiamo qualche motivo per festeggiare?
Possiamo sempre celebrare ciò che non abbiamo ancora perso, ma osservando la nostra realtà sociale, penso che oggi non abbiamo molti motivi per cui farlo. Il Montenegro è un piccolo paese che negli ultimi quindici anni avrebbe potuto compiere progressi eccezionali; avrebbe potuto, attraverso un serio e responsabile confronto con il passato bellico, non solo instaurare buoni rapporti con i vicini, ma anche superare divisioni e conflitti interni che, invece di essere risolti, venivano costantemente tenuti accesi, tanto quanto bastava per mantenerli vivi, per poter occasionalmente alimentarli e usarli come un paravento per compiere abusi e furti.
Il Montenegro avrebbe potuto valorizzare la sua più grande risorsa – l’ambiente. Un termine troppo freddo per descrivere la bellezza quasi surreale della natura e del patrimonio culturale che – ne sono convinta – non meritiamo. Se escludiamo i crimini di guerra, non c’è crimine più grande di quello che abbiamo commesso nei confronti dell’ambiente, sia naturale che urbano. L’urbicidio, purtroppo, non riguarda solo lo spazio, ma anche lo spirito di un luogo. Per me, che sono originaria di Kotor, questo è un tema particolarmente doloroso. Possiamo riprenderci da qualsiasi sciagura, ma non possiamo né recuperare né rigenerare l’ambiente andato perduto. L’unica cosa che possiamo fare è smettere di distruggere l’ambiente e proteggere quello che ne è rimasto, ma a giudicare dalle mosse ed esternazioni, al contempo ridicole e dannose, dei più alti rappresentanti del nuovo potere, non c’è volontà politica di proteggere l’ambiente né tanto meno ci sono persone capaci di farlo.
Il nostro paese avrebbe potuto mettere in atto una politica educativa moderna, innovativa, audace ed efficace. Se lo avesse fatto, i migliori studenti ed esperti sostenuti finanziariamente dallo stato per continuare gli studi presso le più rinomate università internazionali sarebbero già tornati in Montenegro. Il nostro stato ha invece deciso di istituire nuove università in ogni città allo scopo di aumentare, in tempi rapidi, la quota di popolazione con un titolo di studio terziario. I migliori se ne vanno dal Montenegro. Se ne sono già andate molte persone senza le quali sarà quasi impossibile compiere quella svolta indispensabile – che è l’unica svolta positiva e sostenibile – verso la creazione di un paese democratico in cui l’indipendenza sia il presupposto, e non lo scopo principale dell’esistenza dello stato.
Sembra che le divisioni e le tensioni presenti nella società montenegrina vengano continuamente alimentate e che si stiano acuendo. Come siamo arrivati a questa situazione? Perché il nuovo governo, che ha promesso che si sarebbe impegnato per raggiungere una “riconciliazione”, non fa nulla al riguardo?
Un governo i cui rappresentanti, per la maggior parte, sostengono l’ideologia più dannosa per il Montenegro – quella incentrata sulla creazione del cosiddetto “mondo serbo” – non può portare alla riconciliazione, e non lo farà mai. È illusorio aspettarsi che lo faccia. Quello che il nuovo governo può fare – ed è una delle sue funzioni – è contrastare la criminalità organizzata e la corruzione e rendere effettivo il principio di responsabilità e di punibilità.
Sono i patrioti di professione ad averci portati all’attuale situazione in cui senza un coinvolgimento dei nazionalisti infervorati risulta impossibile preservare quel poco che è rimasto del patrimonio comune dello stato e dei cittadini, un patrimonio che quegli stessi patrioti per anni hanno sfruttato senza pietà per soddisfare le loro esigenze e i loro interessi particolaristici, arricchendosi enormemente, e per tutto il tempo continuando a sventolare bandiere e a fischiettare l’inno nazionale.
Mi risulta difficile capire un amore che arreca danni alla persona o alla cosa amata, e i danni arrecati al Montenegro in nome del presunto amore per la patria sono enormi, così come è enorme l’ombra del debito montenegrino verso la Cina che incombe sulle future generazioni. Non potremo progredire finché non comprenderemo che il nazionalismo non difende, bensì distrugge il paese; è un giocattolo luccicante, che però può portare allo spargimento di sangue, e serve per distogliere la nostra attenzione dall’operato, spesso pessimo, di chi sta al potere.
Recentemente il Partito democratico dei socialisti (DPS) ha pubblicato alcuni video in cui si vedono il sindaco di Budva e quello di Nikšić [membri di un partito filo-serbo] che cantano canti cetnici. Come commenta questa vicenda? Tutti parlano di antifascismo, ma quanto è davvero radicato l’antifascismo in Montenegro?
La piaga del revisionismo che dilaga nella nostra povera regione, compreso il Montenegro, conferma chiaramente e inequivocabilmente che il fascismo non è mai stato del tutto sconfitto. La riluttanza del parlamento montenegrino a porre all’ordine del giorno una proposta di legge per la messa al bando delle organizzazioni e dei simboli fascisti dimostra quanto si sia rafforzato il sentimento filo-cetnico di molti esponenti della nuova maggioranza. È un atteggiamento orrendo e inconciliabile con l’eredità antifascista, un’eredità che tutti i politici elogiano, seppur a volte malvolentieri e in modo meramente dichiarativo.
Se fossimo una società autenticamente antifascista si canterebbero altre canzoni, e quelli che cantano i canti cetnici dovrebbero assumersi la propria responsabilità politica e penale. Noi invece assistiamo alla situazione in cui ad essere sottoposta ad un procedimento disciplinare è un’insegnante accusata di aver strumentalizzato gli studenti per fini politici solo perché li aveva portati alla cerimonia di commemorazione del Giorno della vittoria sul fascismo [tenutasi lo scorso 9 maggio a Podgorica]. L’antifascismo non è un mero concetto politico né un’ideologia qualsiasi, è un valore fondamentale senza il quale la democrazia contemporanea è impensabile. In Montenegro invece il direttore di una scuola ha avviato un procedimento penale nei confronti di un’insegnante su “suggerimento orale” – come ha affermato lo stesso direttore – del ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport. Trovo sconcertante che la ministra competente non si sia ancora fatta sentire in merito a questa vicenda. È davvero incredibile che in così poco tempo alcuni ministri e ministre del nuovo governo abbiano compiuto azioni per le quali meritano di essere immediatamente e irrevocabilmente destituiti.
Da quando è passato all’opposizione, il DPS ha più volte messo in guardia sulla virata a destra del nuovo governo, invocando valori europei. Tuttavia, all’epoca in cui era al potere il DPS non ha fatto granché per difendere quei valori. Ad esempio, non ha mai fatto chiarezza sui crimini di guerra commessi in Montenegro durante i conflitti degli anni Novanta…
È del tutto legittimo che il DPS metta in guardia sulle virate a destra del nuovo esecutivo e non è l’unico a farlo. Non bisogna però dimenticare le virate a destra compiute dallo stesso DPS, e i crimini di guerra sono la conseguenza più nefasta di quelle virate. Le persone su cui grava la più grande responsabilità per quei crimini, che rappresentano il più vergognoso episodio della storia montenegrina, non sono mai state chiamate ad assumersi le proprie responsabilità perché erano impegnate a governare il paese negli ultimi tre decenni. Ora è il momento di compiere alcuni cambiamenti positivi. In questo senso, saluto la decisione del procuratore generale della Repubblica di organizzare un dibattito sull’implementazione di una strategia per le indagini sui crimini di guerra elaborata da una rete di cui fanno parte l’associazione Azione per i diritti umani di Podgorica, il centro ANIMA di Kotor, il Comitato montenegrino di giuristi per i diritti umani, l’Alleanza civica e l’Associazione dei giuristi del Montenegro.
Il premier Krivokapić ha recentemente dichiarato che le leggi non verranno applicate agli esponenti della Metropolia del Montenegro e che esistono “cittadini amichevoli”. Come commenta queste affermazioni?
In parole povere, ritengo che queste affermazioni siano un motivo sufficiente perché il premier si dimetta, ma questo ovviamente non accadrà. L’attuale premier ha introdotto un elemento estremamente pericoloso nel discorso politico montenegrino: l’irrazionalità. Dopo le sue dichiarazioni bizzarre sulla possibilità di spostare le montagne con la fede e sull’indubbia capacità dei santi di compiere azioni miracolose, non c’è più nulla che non si possa affermare, a prescindere da quanto sia irrazionale. È un comportamento molto pericoloso perché sminuisce l’importanza e il potere della ragione. A me non dà fastidio che i singoli cittadini adottino un comportamento simile, ma trovo davvero problematico che il premier di un paese laico cerchi di convincermi che la fede incide sulla morfologia del territorio, affermando inoltre che lo stato non può applicare le leggi perché queste ultime apparterrebbero all’ambito della metafisica.
Secondo, se il primo ministro definisce alcuni cittadini come “amichevoli”, sarebbe opportuno che spiegasse i motivi per cui ritiene che siano amichevoli e che chiarisse se esistono anche i cittadini non amichevoli. Cosa ne sarà di questi ultimi? Diventeranno cittadini di serie B? Ma il premier evidentemente può permettersi di parlare in modo allusivo e incomprensibile, come se fosse un profeta. In politica non c’è posto per il sacro. Mi preoccupano molto le affermazioni secondo cui chi credeva che il nuovo governo avrebbe arrestato alcuni sacerdoti si sbagliava di grosso. Cosa significa? Che i sacerdoti possono violare le leggi? Ah sì, possiamo sempre ricorrere alla soluzione di Salomone: aboliamo le leggi così nessuno potrà violarle e il governo non dovrà chiudere un occhio di fronte alle violazioni né applicare le leggi in modo selettivo. No brain no tumor.
Alcune vicende, come la polemica sulla possibile destituzione del ministro della Giustizia Vladimir Leposavić, hanno messo a rischio la sopravvivenza del nuovo governo. Per di più, il DPS ha recentemente annunciato la sua intenzione di boicottare il parlamento a causa della riluttanza della compagine di governo a discutere con l’opposizione della nomina dei nuovi vertici della procura. Secondo lei, come si risolverà la crisi politica attraversata dal Montenegro?
Il DPS ha lasciato alla maggioranza parlamentare il compito di decidere la sorte del ministro Leposavić ed è chiaro che il parlamento non approverà la mozione di sfiducia nei confronti del ministro, pur avendo quest’ultimo negato il genocidio di Srebrenica. Occorre però tenere a mente che il DPS, come già accaduto molte volte in passato, ci tiene di più a conquistare facili punti politici che a difendere i principi che dichiaratamente sostiene. Se non volete un ministro che nega un genocidio, votate a favore della sua destituzione. Se invece per voi è più importante riuscire a destabilizzare il governo, allora potete anche decidere di boicottare il parlamento.
Evidentemente i partiti sono più importanti dello stato e del buon funzionamento delle istituzioni. Lo conferma anche il comportamento dei rappresentanti del nuovo governo che non vedono nulla di problematico nel conferire incarichi nella pubblica amministrazione a persone con “un backgorund nell’opposizione”, anzi, sostengono che si tratti di una “resa della giustizia”. E dov’è la giustizia per quelli che non hanno “un background” nell’opposizione? Vinci le elezioni promettendo di sradicare la nefasta prassi di assumere nel settore pubblico solo chi è allineato al potere – una prassi che ormai sta portando alla rovina tutte le istituzioni montenegrine – e poi quando sali al potere cominci a ricorrere a quella stessa prassi. Non basta un cambio di potere per innescare un cambiamento sostanziale soprattutto nel modo di pensare, e poi anche nella prassi. I politici al potere devono capire che non sono stati eletti per poter arricchirsi e favoreggiare persone a loro vicine, bensì per sradicare la logica dei privilegi e dell’impunità per chi commette abusi di potere.
Pensa che il Montenegro abbia bisogno di nuove forze politiche?
Pur essendo un piccolo paese, ad oggi il Montenegro ha visto susseguirsi tante “nuove forze politiche”, e tutte hanno deluso le aspettative dei cittadini. Le ultime elezioni in Croazia, soprattutto quelle a Zagabria, mi danno speranza. I croati hanno dimostrato di essere in grado di compiere una vera svolta. La domanda è se e quando anche noi riusciremo a fare una cosa simile. Se nella coalizione al governo c’è un partito verde, e ciononostante i cittadini devono difendere, con i propri corpi, i fiumi dalla piaga delle piccole idrocentrali, allora abbiamo un grosso problema, che però potrebbe aprire uno spazio per nuovi movimenti, persone, partiti e coalizioni in grado di offrire ai cittadini montenegrini una prospettiva di futuro migliore, più responsabile e più sostenibile.