È deciso. Il Montenegro andrà ad elezioni anticipate il prossimo 14 ottobre. Una mossa che favorisce il percorso di integrazione europea secondo il governo, ma per l'opposizione avverrà l'esatto contrario e il governo vuole solo evitare il malcontento popolare di un autunno-inverno che si prevedono caldissimi
Con la giustificazione che il nuovo governo dovrà sfruttare tutti e quattro gli anni della legislatura per poter condurre i negoziati di accesso all’UE, alla fine della scorsa settimana i deputati del parlamento montenegrino hanno deciso di anticipare la fine del loro mandato.
I partiti di governo sostengono che questa decisione è condizionata dalla necessità di accelerare l’integrazione europea del Montenegro. “Le richieste dei negoziati di accesso possono essere rispettate nel modo più efficace solo con un governo e un parlamento con pieno mandato”, sostengono al Partito democratico dei socialisti (DPS) di Milo Đukanović.
È proprio il contrario, ritiene invece l’opposizione. Infatti, secondo quanto afferma il Partito socialista popolare (SNP), proprio grazie all’anticipo della fine della legislatura non verranno adottate le necessarie modifiche costituzionali in tema di giustizia, che verranno protratte per almeno un anno, rallentando i negoziati sui capitoli 23 e 24 che si riferiscono allo stato di diritto e alla lotta contro la criminalità organizzata e la corruzione, il tallone di Achille del Montenegro.
Il governo ha fretta di andare ad elezioni
Gli analisti politici di Podgorica ritengono che l’attuale governo abbia una gran fretta di tenere le elezioni all’inizio dell’autunno. Per il giornalista del settimanale Monitor, Veseljko Koprivica, sono due i motivi fondamentali che spingono Milo Đukanović e i suoi verso questa decisione. “Il primo è che il governo vuole sfruttare l’inizio dei negoziati con l’UE, così da ascriverselo come grande merito personale, e secondo vuole sfruttare le divisioni attuali in seno all’opposizione e quindi la sua debolezza". "Ovviamente, nemmeno per queste elezioni sono state poste le condizioni base per fare in modo che siano corrette e democratiche, ma questo a dire il vero non ha mai interessato la coalizione di governo”, chiosa l'analista.
Koprivica aggiunge poi che sulla scelta può aver pesato il continuo peggioramento della situazione economica e sociale del paese. “La metà della popolazione del Montenegro vive sull’orlo della sopravvivenza. Di regola, l’autunno e l’inverno non fanno che aumentare le difficoltà economiche, ecco perché la coalizione di governo vuole anticipare le elezioni, per evitare che queste difficoltà di ripercuotano sul consenso elettorale”, conclude il giornalista di Podgorica.
Il premier Igor Lukšić conta di poter comprare la pace sociale almeno fino al termine delle elezioni con il prestito di 100 milioni di euro recentemente accordato con la banca Credit Suisse.
“Non ci sono sorprese per quanto riguarda la data delle elezioni, perché i partiti al governo vorrebbero che si tenessero domani. Sì, proprio nel bel mezzo della stagione turistica, quando i cittadini non pensano troppo alla politica e quando le bollette della corrente elettrica sono più basse. Ogni prolungamento riduce per questi partiti le possibilità di vittoria. Si tratta di una ‘guerra lampo’, o della modalità tutta montenegrina di ‘acchiappare un altro mandato’, ed è la tattica che ha deciso di usare l’attuale governo”, spiega l’analista Dritan Abazović.
Chi si presenta alle elezioni d’autunno
Alle elezioni che si terranno verso la metà di ottobre il DPS di Đukanović e il Partito socialdemocratico di Ranko Krivokapić saranno nuovamente alleati, nonostante i rispettivi membri per mesi si siano preparati a scendere in campo da soli. Le controversie, ma anche le intolleranze reciproche tra i due attuali partner della maggioranza, in particolare riguardo l’amministrazione delle maggiori aziende e risorse statali, sembrano messe nuovamente da parte.
Đukanović ritiene che se dovesse essere necessario qualche altro partito per formare il governo, un accordo si potrà trovare comodamente nella fase post-elettorale, andando in coalizione con i partiti delle minoranze nazionali: bosgnacchi, albanesi e croati.
L’opposizione invece alle elezioni scenderà in campo, molto probabilmente, divisa in tre raggruppamenti.
Il primo sarà raccolto attorno al Fronte democratico (DF), la cui struttura portante è costituita dalla Nuova democrazia serba di Andrija Mandić e dal Movimento per i cambiamenti di Nebojša Medojević. Alla guida del Fronte democratico l’ex capo della diplomazia montenegrina ed ex ambasciatore jugoslavo a Roma, Miodrag Lekić.
Vi è ancora grande incertezza sull’ingresso in questo raggruppamento del più forte partito di opposizione, il Partito socialista popolare (SNP) di Srđan Milić. La presenza del SNP aumenterebbe di molto le possibilità di vittoria del Fronte democratico, ma è ad oggi difficile prevedere se questo avverrà o meno.
Infine un po’ di aria fresca nella stagnante scena politica montenegrina, in cui Đukanović domina ormai da due decenni, viene invece dalla lista civica Montenegro positivo. I sondaggi indicano che questo partito, appoggiato soprattutto dai giovani e dai delusi dal governo, potrebbe entrare nel futuro parlamento.
In questi giorni torridi in Montenegro si parte quindi con la campagna elettorale e la corsa contro il tempo. All’inizio di autunno sapremo se tutto questo avrà portato a significativi cambiamenti sulla scena politica montenegrina.