Milo Đukanović è il nuovo premier del Montenegro. Per la settima volta negli ultimi venti anni. Fare uscire il Montenegro dalla crisi sarà però compito arduo e sono in molti a dubitare dell'effettiva volontà riformatrice della nuova compagine governativa
Non c’è dubbio: Đukanović ha accettato a malavoglia la posizione chiave del nuovo esecutivo. Ha detto che è stata “una richiesta degli elettori, i quali sono consapevoli del peso della crisi che sta attraversando il paese”. Ha annunciato radicali cambiamenti nei quadri all’interno dell’apparato statale e tagli alla spesa pubblica, poi ha invitato ministri e funzionari a tirare la cinghia e dimostrare in prima persona di essere pronti alle rinunce.
In effetti il Montenegro sta attraversando una situazione economica e sociale molto pesante. Negli ultimi due anni il debito estero è raddoppiato, le importazioni sono attualmente cinque volte superiori alle esportazioni, gli investimenti esteri nel 2012 sono stati di 40 volte inferiori all’anno precedente. Lo stipendio medio si aggira attorno ai 480 euro, mentre la spesa media mensile per una famiglia di quattro persone è praticamente raddoppiata.
Il presidente del parlamento montenegrino e leader del Partito socialdemocratico, membro della coalizione di governo, Ranko Krivokapić, ha ricordato recentemente che lo standard di vita delle famiglie è in calo e che ora i portafogli sono molto più vuoti di prima. “Non è mai stato così difficile essere premier del Montenegro”, ha sostenuto Krivokapić ed ha aggiunto che Đukanović si è messo sulle spalle tutto il peso della situazione. “Ora come cittadini del Montenegro dobbiamo stare dalla stessa parte per poterci salvare, non è importante chi è al governo e chi all’opposizione”, ha concluso il presidente del parlamento.
Ma è poco probabile che ciò accada. Perché secondo l’opposizione il maggior colpevole dell’attuale situazione sarebbe proprio Đukanović, che da due decenni oramai è il padrone assoluto del Montenegro, sia come premier che come presidente della Repubblica e come leader della coalizione di governo.
I dubbi dell’opposizione
Darko Pajović, presidente di Pozitvna Crna Gora, il più giovane partito del parlamento montenegrino, ricorda che Đukanović - se si esclude il prospettare quadri foschi per il futuro, cosa che non aveva fatto prima delle elezioni - non offre nulla di nuovo ai cittadini: in particolare nessuna soluzione per l’uscita dalla crisi.
Sulla stessa lunghezza d’onda anche i rappresentanti del Fronte democratico, il maggior partito di opposizione. Uno dei leader di questa alleanza, Nebojša Medojević, ritiene che il Montenegro debba urgentemente cambiare il suo modello economico basato sulla spesa, sulle importazioni e sull’indebitamento.
Anche l’economista indipendente dell'Istituto per le relazioni economiche internazionali, con sede a Vienna, Vladimir Gligorov, ritiene che il Montenegro potrà evitare una stagnazione di lungo periodo solo mediante dolorosi cambiamenti strutturali sul piano interno.
Le pressioni dell’UE
Che sia ormai passato il tempo delle manipolazioni e che ai cittadini vada offerto qualcosa di più di formule vuote è convinto anche l’analista politico di Zagabria, Žarko Puhovski. “Vi sono già le vittime della crisi: disoccupati, pensionati e poveri. Sono loro il maggior pericolo per il regime di Đukanović”, afferma Puhovski.
Secondo l’analista zagabrese in passato per la comunità internazionale era più importante la stabilizzazione regionale che il deficit democratico del Montenegro. Sembra che su questa posizione siano ancora gli Stati Uniti, almeno finché il Montenegro nel 2014, come atteso, faccia il suo ingresso nella Nato. Ma Bruxelles e Berlino iniziano ad essere abbastanza critici nei confronti di Podgorica. Perché il Montenegro alla fine di giugno ha sì avviato i negoziati con l’Unione ma il capo della delegazione UE a Podgorica, Mitja Drobnič, ha già fatto sapere al nuovo governo: “A noi non interessa quanto è stato fatto ma quanto ancora è da fare. Non ci saranno concessioni. L’UE sarà molto severa”.
In particolare il riferimento è ai capitoli negoziali più difficili, il 23 e il 24, con i quali il Montenegro ha avviato i negoziati e che si riferiscono allo stato di diritto, alla lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata. Su questi temi Đukanović dovrà fare qualcosa velocemente per convincere l’UE di essere risolutivo nelle sue intenzioni, cosa che per altro chiedono anche i cittadini.
Se questo non accadesse si rivelerà vera la previsione dell’analista politico Rade Bojović, il quale ritiene che nelle intenzioni principali del nuovo governo ci sia solo il mantenimento del potere e che i cambiamenti avverranno solo nella misura in cui saranno di loro diretto interesse. “Si tratta di un potere che dura ormai da oltre due decenni, il quale in molti suoi aspetti è arrivato ormai al capolinea e che farà solo alcuni cambiamenti interni che io definirei riforme di bassa intensità”, conclude Bojović
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