In Romania prosegue ormai da mesi la dura contrapposizione tra Presidente e primo ministro. Con un'opinione pubblica sempre più stufa, un paese in stallo e i partiti nazionalisti e estremisti che crescono nei sondaggi
Sembra non finire mai ed è diventata difficile da sopportare, in Romania, la lunga guerra tra il presidente della Repubblica e il primo ministro. Da vecchi alleati nelle elezioni del 2004, i due sono ormai da tempo diventati nemici dichiarati con conseguenze spesso di ordine istituzionale.
Le animosità personali rispecchiano ambizioni politiche a lungo termine. Ma ormai in Romania anche i più accaniti pettegoli si sono già stancati del deplorabile spettacolo mediatico offerto tutti i giorni da due persone che - dice il semplice cittadino - dovrebbero rappresentare l'unità del paese anziché uno sterile scandalo.
Il presidente Basescu considera che le riforme tardino ad arrivare a causa della contrapposizione tra il premier e l'opposizione. A sua volta il premier Tariceanu accusa Basescu di non limitarsi ai suoi doveri costituzionali e di comportarsi come "un capo di stato di una ex repubblica sovietica".
L'attuale primo ministro, il liberale Calin Popescu Tariceanu, è stato designato due anni fa dal presidente Basescu a formare un governo di coalizione. Una coalizione composta all'inizio dal partito liberale, dal partito democratico (il partito del presidente), l'Unione democratica dei magiari della Romania ed il partito conservatore.
Quest'ultimo ha lasciato l'esecutivo e da mesi c'è un governo senza maggioranza parlamentare. Anche senza un ministro degli Esteri da quando, alcuni mesi fa, il primo ministro ha preteso le dimissioni di Mihai Razvan Ungureanu, anch'egli liberale ma considerato vicino al presidente.
Ungureanu è stato accusato di non aver informato il premier sull'arresto in Iraq di due lavoratori romeni poi rilasciati. Ma per molti commentatori l'ex ministro degli Esteri sarebbe stato solo una vittima collaterale nel conflitto tra Palazzo Cotroceni, sede della presidenza, e Palazzo Vittoria sede del governo.
Dopo le dimissioni di Ungureanu il premier aveva proposto il senatore Adrian Cioroianu come titolare della diplomazia romena, ma la sua idea non è stata gradita dal presidente. Di conseguenza Tariceanu ha appena deciso di assumere personalmente la carica di ministro degli Esteri sollecitando la Corte Costituzionale affinché dirimesse il conflitto giuridico e costituzionale tra la Presidenza e il Governo.
Il primo ministro sarà sia premier che intermin agli esteri, una situazione che ricorda una scelta fatta in passato anche da Silvio Berlusconi. "Le due istituzioni - amministrazione presidenziale e Mae - hanno l'obbligo di rappresentare il paese all'estero. Dev'esserci un rapporto diretto tra il presidente e il ministro degli Esteri", ha dichiarato Ştefan Glăvan, il presidente della commissione per gli affari esteri della camera dei deputati.
Nel caos politico romeno bisogna però avere molta immaginazione per prevedere dei buoni rapporti tra Basescu e Tariceanu. Basescu ha scritto ai partiti una lettera in cui propone che il gabinetto nell'attuale formula oppure ristrutturato chieda la fiducia del parlamento oppure che siano avviate le procedure per le elezioni anticipate.
Ma tranne i democratici e il presidente nessuno sembra abbia grande fretta per organizzare elezioni anticipate. Non sembra questa la stagione adatta per andare al voto e quasi tutti i partiti preferiscono farsi campagna elettorale gratuita approfittando dalla crisi politica delle cui cause nessuno sembra preoccuparsi.
Che non c'è fretta per andare al voto lo dice anche il premier Tariceanu che è riuscito a rimandare ad autunno le elezioni europee che erano previste per il 13 maggio. Sul decreto del governo mancano le firme di due ministri importanti : il ministro della Giustizia Monica Macovei e il ministro degli Interni, il democratico Blaga, entrambi vicini al presidente. Sembra che questa sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso facendo infuriare il premier a tal mondo che in questi giorni a Bucarest si parla di un rimpasto di governo senza i democratici.
Tariceanu ha gia annunciato "il decesso " dell'Alleanza D.A. (Giustizia e Verità) tra i democratici e i liberali ma ancora deve decidere se mantenere i ministri democratici. Un nuovo governo minoritario guidato da Tariceanu sembra soddisfare anche il principale partito dell'opposizione, il PSD, che aveva minacciato con una mozione di censura di provocare la caduta del governo.
Intanto in seno all'esecutivo di Bucarest si collabora sempre di meno e sempre di più si polemizza attraverso la stampa. I democratici del partito del presidente sono isolati sulla scena politica, così come lo è anche il presidente, ma non vanno troppo male nei sondaggi. Tutti i partiti politici tranne il partito democratico vorrebbero le dimissioni del capo dello stato.
Una commissione parlamentare d'inchiesta istituita per indagare gli atti del Presidente sostiene, nel suo rapporto finale, che Traian Basescu avrebbe violato la costituzione ed è implicato in fatti di natura penale. Alle accuse formulate dal partito Socialdemocratico e dal partito Grande Romania che chiedono la sospensione del Presidente e le sue dimissioni si aggiungono quindi questi 19 capi d'accusa formulati dalla commissione e riportati in 700 pagine.
A Basescu viene imputato di aver adottato un atteggiamento di parzialità politica e abbandonato il ruolo di mediatore. Secondo un sondaggio d'opinione INSOMAR sarebbe anche in calo di popolarità, a febbraio arrivava al 44,3%, seguito dal presidente del Partito Nuova Generazione, Gigi Becali, con il 38%, noto per le sue vedute estremiste.
Il Presidente Basescu ed il premier Tariceanu si accusano a vicenda anche di coinvolgimento in affari sporchi. Basescu ha reso noto un biglietto in cui Tariceanu chiedeva un intervento a favore di un suo amico, il re del petrolio Dinu Patriciu, imputato per frode.
Qualche giorno dopo esce dall'archivio un biglietto stavolta del primo ministro che accusava il presidente di appoggiare diversi dirigenti di imprese edilizie. La commedia avviene tramite i mass media, usati come arma politica. Le gravi accuse di corruzione diventano pian piano argomenti che stancano e distraggono l'attenzione dell'opinione pubblica. La prolungata crisi politica di Bucarest ha invece effetti benefici e rinvigoranti sugli estremisti che crescono nei sondaggi - il partito Grande Romania di Corneliu Vadim Tudor ed il partito Nuova Generazione del patron del club Steaua, Gigi Becali.
Nonostante sia membro dell'UE, la Romania si comporta spesso ancora come un paese candidato, dichiarava il commissario romeno per il Multilinguismo, Leonard Orban. Orban ha ricordato che il paese è ancora sotto un meccanismo di cooperazione e verifica e deve rispettare alcuni impegni. In questo senso è importante l'adozione della legge per la costituzione dell'"Agenzia nazionale dell'integrità" e inoltre proseguire con la riforma del sistema giudiziario e con la lotta alla corruzione.
Ma a Bucarest l'assurdo sembra sia diventato che la lotta contro la corruzione non unisce i politici ma piuttosto li divide. Sotto le pressioni del parlamento, il ministro della Giustizia lotta contro i mulini al vento ma è decisa a non abbandonare la sua carica ed a continuare le riforme tanto volute da Bruxelles. Da quando la Romania è membro dell'UE per molti parlamentari la legge in merito alla costituzione dell' "Agenzia dell'integrità" è divenuta scomoda. Si dimentica però che proprio grazie alle riforme della giustizia, l'entrata della Romania nell'UE non è stata rimandata di un anno come molti temevano.