Orsi in Romania, protetti e uccisi
16 february 2021
Predeal, località montana non lontano da Brașov, nella Transilvania rumena. Uno sciatore isolato plana nervosamente lungo la pista innevata. C'è una massa bruna che lo insegue da vicino: è un orso, lanciato a tutta velocità alle sue spalle lungo il pendio.
Nonostante la tensione, l'uomo ha un'intuizione istintiva e feconda: lancia a terra il suo zaino e l'orso, soddisfatto e incuriosito, si ferma ad esplorare la sua strana preda, lasciando allo sciatore il tempo per allontanarsi a distanza di sicurezza e tirare il fiato.
Il video, girato col cellulare da un turista dall'alto del vicino impianto di risalita, è diventato presto virale , riattizzando in Romania il dibattito sulla convivenza, spesso complicata, tra uomo e orso.
Il paese ospita la più numerosa comunità di plantigradi in Europa: seimila, secondo le cifre ufficiali fornite da Bucarest, un numero che però viene contestato sia dalle organizzazioni ambientaliste, che parlano di appena duemila esemplari, sia dai favorevoli a riaprire la caccia all'orso, che alzano le stime fino a diecimila.
Riaprire, perché la caccia ai grandi carnivori, come lupi ed orsi, è ufficialmente proibita in Romania dal 2016. Però – e qui sta il paradosso – grazie ad eccezioni e misure introdotte per regolarne la popolazione, negli ultimi cinque anni sono stati ben 1400 gli orsi ad essere cacciati ed uccisi.
Il dibattito sulla caccia si è ulteriormente arroventato lo scorso dicembre dopo l'entrata in carica del nuovo ministro per l'Ambiente, Barna Tánczos dell'Unione Democratica Magiara di Romania (UDMR). Tánczos è infatti noto per le sue posizioni poco tenere nei confronti degli orsi rumeni: nel 2015, allora senatore, dichiarò preoccupato che la Romania stava diventando “lo zoo d'Europa”, e propose di abbattere almeno quattromila orsi.
Parole più che sufficienti per suscitare i timori delle associazioni ambientaliste: per l'Ong Agent Green “il ministero dell'Ambiente è finito nella mani di un cacciatore, che non ama gli orsi”.
Le pressioni per sollevare il bando alla caccia restano forti. Uno degli argomenti utilizzati è la pericolosità della convivenza tra orso e uomo: secondo i dati ufficiali del ministero degli Interni rumeno, nel 2020 due persone sono rimaste uccise ed almeno 50 ferite dopo essere state attaccate da orsi. Numerose le proteste di pastori e contadini, che denunciano danni materiali provocate dai grandi animali.
Dal canto loro, gli ambientalisti sottolineano che gli orsi, di norma, sono animali schivi e che difficilmente si avvicinerebbero di propria volontà agli esseri umani. La pressione crescente sui loro habitat naturali, però, come il taglio illegale dei boschi rumeni, denunciata ripetutamente negli ultimi anni, può spingerli per necessità a cercare cibo nei pressi degli abitati e delle attività umane. O addirittura, in casi eccezionali, sulle piste da sci.
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