A meno di due settimane dalle elezioni per il sindaco di Belgrado, il Partito progressista serbo del presidente Vučić fa di tutto per non perdere quella che è considerata una delle cariche politiche più importanti del paese
Se c’è un luogo in Serbia dove l’opposizione ha delle probabilità di battere il compatto blocco di governo guidato dal presidente Aleksandar Vučić, questo è certamente Belgrado. Tuttavia, le probabilità di arrivare all’agognato cambiamento con le elezioni amministrative del prossimo 4 marzo restano piuttosto magre. Né sul piano internazionale né sulla scena politica locale si sono sviluppate le condizioni per infrangere il dominio totale del Partito progressista serbo (SNS) di Vučić. Pertanto le elezioni di Belgrado rappresenteranno più un valido test sulle forze in campo, piuttosto che una vera svolta politica.
I sondaggi d’opinione pubblicati finora mostrano che, rispetto agli ultimi mesi, non vi sono grossi cambiamenti nel peso elettorale dei partiti: la maggior parte dei voti dovrebbe andare al SNS, e anche il suo partner di coalizione il Partito socialista della Serbia (SPS) dovrebbe superare la soglia di sbarramento del 5%. Insieme hanno la concreta possibilità di ottenere più del 50 percento dei seggi, il loro principale obiettivo.
Per quanto riguarda l’opposizione la soglia di sbarramento, secondo i sondaggi, dovrebbe essere superata dalla coalizione guidata dall’ex sindaco di Belgrado Dragan Đilas, a seguire la lista guidata dal sindaco di Novi Beograd, Aleksandar Šapić e quella che fa capo al Partito democratico (DS) di Dragan Šutanovac.
Per le amministrative del 4 marzo si sono presentate 24 liste, e per ora soltanto i partiti già nominati del blocco di governo e dell’opposizione hanno possibilità concrete di superare la soglia di sbarramento. Tutti gli altri, stando ai dati resi pubblici dalle agenzie che si occupano di analisi dell’opinione pubblica, sono sotto il 5%. I voti che riceveranno, stando così le cose, verrebbero ridistribuiti fra le liste che entreranno nel parlamento locale, in modo proporzionale ai risultati ottenuti.
Certo, le sorprese non sono impossibili, ma è improbabile la situazione vari da quella sopra delineata.
Nell’opposizione chi gode del maggior sostegno, sempre stando ai sondaggi, è la coalizione guidata dall’ex sindaco Đilas, composta dal Movimento dei cittadini liberi (PSG) di Saša Janković e dal Partito popolare dell’ex ministro degli Esteri Vuk Jeremić. Si tratta di una compagine ideologicamente varia, il che potrebbe rendere difficoltosa una collaborazione futura.
Aleksandar Šapić, sindaco di Novi Beograd, si presenta invece da solo ed ha annunciato che in ogni caso mai si alleerà con il SNS. Il DS e Šutanovac, dal canto loro, dispongono di una forte infrastruttura di partito, ma secondo i sondaggi sarebbero messi peggio di Đilas. Ci si aspetta comunque che tutti e tre, se dovessero superare la soglia di sbarramento, collaborino nella futura assemblea comunale.
Il fattore internazionale
La posizione del SNS e di Vučić sul piano internazionale continua ad essere molto solida, il che significa che l’opposizione per adesso non può aspettarsi un sostegno internazionale più forte. Vučić e il SNS stanno applicando con grande successo l’agenda dettata da Bruxelles e Washington, cercando insistentemente di mostrarsi come fattore di pace e di stabilità nella regione. Ci si aspetta che rimanga così fino alla fine delle trattative sulla normalizzazione dei rapporti con il Kosovo e fino a che Pristina e Belgrado non sottoscriveranno il cosiddetto accordo vincolante sulle relazioni reciproche.
L’accordo in oggetto, secondo dichiarazioni non ufficiali, dovrebbe essere pronto entro la fine dell’anno prossimo. La normalizzazione dei rapporti con Pristina, però, è soltanto la base per nuovi compiti da fare che si pongono davanti alla Serbia e ad altri paesi della regione che ancora non sono membri dell’Unione europea. Questi paesi devono anche risolvere le questioni confinarie ancora aperte, garantire il funzionamento regolare ed efficace dello stato di diritto, l’indipendenza del sistema giudiziario rispetto all’esecutivo, la libertà dei media e la libertà di espressione, una lotta efficace contro la corruzione.
Dalla prospettiva di Bruxelles e di Washington, è il governo l'istituzione principale del paese ed è da quest'ultimo che ci si aspetta una maggiore efficacia per raggiungere gli obiettivi relativi ai rapporti con il Kosovo e alla risoluzione delle questioni confinarie con i vicini. L’importanza dell’opposizione aumenterà con la messa in primo piano delle questioni che riguardano il funzionamento dello stato di diritto, la libertà dei media e simili, ma ciò non accadrà prima delle elezioni locali a Belgrado. Motivo per cui l'opposizione non può aspettarsi un forte sostegno da parte di Bruxelles e di Washington e quest'ultimo, in futuro, dipenderà anche dai risultati ottenuti alle amministrative.
È chiaro dunque che le imminenti elezioni, nonostante probabilmente andranno a confermare la situazione attuale, rivestono comunque una grande importanza per capire il futuro sviluppo degli avvenimenti sulla scena politica in Serbia. Dimostreranno qual è la forza reale dell’opposizione e se esistono concrete possibilità di un’unione dei partiti e dei gruppi che la compongono, da tempo lacerati e divisi, alla prossima tornata delle politiche. Se l’influenza dei partiti d’opposizione all’interno dell'assemblea comunale, che ora è quasi trascurabile, dovesse aumentare in modo significativo, potrebbe creare una prospettiva all’opposizione, e allora diventerebbe un potenziale problema per i partiti di governo.
Campagna elettorale
L’esecutivo è del tutto consapevole dell’importanza delle imminenti elezioni locali e ha ingaggiato tutte le risorse a disposizione per assicurarsi la vittoria e la maggioranza nell'assemblea comunale. In campagna elettorale è sceso in prima persona sia il presidente Vučić, che i ministri del governo serbo. Si organizzano visite mediche gratuite, manifestazioni dove vengono distribuiti regali, pranzi per un grande numero di cittadini, in particolare pensionati. Per promuovere queste iniziative vengono utilizzate anche risorse statali, ma di questi abusi si scrive molto di più sui social che sui media tradizionali.
Tra i primi 20 candidati della lista SNS vi sono molte personalità che non fanno parte di alcun partito e che provengono per lo più dal mondo dell’arte, dalla sanità e simili. Alcuni di questi hanno messo in chiaro che non entreranno nell'assemblea locale, il che significa che hanno soltanto “prestato” il proprio nome al partito in funzione puramente elettorale.
Il primo sulla lista è Zoran Radojčić, direttore della principale clinica infantile della città. La clinica in questione è in fase di ristrutturazione e sono già stati avviati i lavori di ampliamento. Radojčić non nasconde che per lui il progetto della clinica rimane prioritario. in quest'ottica le affermazioni dell’opposizione, secondo le quali Radojčić avrebbe accettato la candidatura in cambio di un sostegno per la clinica che dirige, non sembrano così infondate.
In ascesa anche il nome di Aja Jung, ballerina e una delle fondatrici del noto Festival della danza di Belgrado, anche lei altamente quotata nella lista SNS.
Sui social network e su alcuni media i nomi della Jung e di Radojčić sono stati associati a potenziale corruzione e alla diffusione di notizie false. Di Radojčić si sa che non ha denunciato all’agenzia delle entrate di possedere una casa di villeggiatura nell'area montana di Zlatibor, costruita senza concessione edilizia, e della Jung si dice che si “presenta falsamente” come membro di famosi gruppi e associazioni internazionali di ballerini.
Il motivo principale che ha spinto il SNS a mettere sulla lista persone che non sono membri del partito è che così facendo potrebbe raccogliere un rilevante sostegno da parte dell’elettorato belgradese, tradizionalmente orientato verso i partiti liberali e pro europei.
Il fatto che per alcune di queste persone siano stati trovati subito dei dati compromettenti non influenzerà in modo significativo il loro indice di gradimento perché i media mainstream evitano di parlarne.