Ricorrono quest’anno i centocinquant’anni dalla nascita del grande commediografo e scrittore Branislav Nušić. Un autore intramontabile la cui opera potrebbe andare in scena in ogni dove e in ogni tempo, ma di cui in Italia si sa ancora poco
Quest’anno ricorre un secolo e mezzo dalla nascita del più grande commediografo della letteratura serba e slava, e il 2014 in Serbia è tutto di Nušić. Ma sulle scene teatrali delle attuali realtà statali, culturali e linguistiche, da Lubiana a Skopje, nessuna persona seria, nemmeno oggi, considera le commedie di questo autore come esclusivamente serbe. Nel lontano 1950 in Italia fu pubblicato il suo romanzo umoristico Opštinsko dete (“Il bambino del comune”, ed. S. De Carlo, Roma; tradotto: R. Salomon). In Russia e in Germania questo autore è stato tradotto per la prima volta nel 1903. In russo, negli anni ottanta, sono stati pubblicati tre tomi di Nušić. Esistono traduzioni anche in inglese e in altre lingue.
Nušić, vita e opere
A Belgrado, al posto della casa natia di Branislav Nušić (1864-1938), all’angolo delle vie Kralj Petar e Knez Lazar, già dal lontano 1890, si trova il palazzo della Banca nazionale. Sempre incline all’umorismo su se stesso, lo scrittore diceva che il luogo della camera dove è nato col nome di Alkibijad, figlio di Ljubica e di Đorđe Nušić, rispettabile mercante di grano, coincide proprio con lo spazio dove è collocata la cassaforte della Banca. Sicché sarebbe fastidioso per i cittadini di Belgrado e i serbi tutti, pensava Nušić da vecchio, se venisse eretto un monumento in suo onore fra le sbarre della cassa forte. Ai biografi, quelli futuri, in quella occasione, fece sapere che rinunciando alla sua casa di nascita in realtà gli faceva un favore. Così da non dargli la tentazione di affermare che lui fosse, per esempio, il figlio di una relazione extraconiugale tra l’allora governatore della Banca centrale e la vedova del portinaio. La quale, per non rivelare tale relazione, nascose il neonato nella cassaforte! E che quel bambino in seguito fu iscritto a bilancio sotto la voce “Entrate” e che trascorse la vita con un buon corso monetario. Tutto normale: non era mica stato trovato fra i lingotti d’oro?
Questa barzelletta su se stesso è più profonda delle risate che suscita. Il messaggio di Nušić è chiaro: se volete trovarmi, cercatemi nella mia opera. Tuttavia, non sarà di troppo tracciare per i lettori italiani alcune note di questi ricordi del grande scrittore di commedie e drammi, romanziere e autore di brevi racconti.
Branislav Nušić (serbizzò il suo nome e cognome per propria scelta all’età di vent’anni) di professione era avvocato. Nella Kraljevina Srbija, e poi, nella Kraljevina Jugoslavija, svolgeva la sua professione presso consolati e ministeri, poi lì abbandonò per fare il giornalista. Divenne noto sul quotidiano Politika, all’inizio del XX secolo, quando iniziò a pubblicare racconti umoristici dietro lo pseudonimo Ben-Akiba. Fu fondatore del teatro di Skopje, a Novi Sad, Belgrado e Sarajevo fu amministratore dei teatri popolari. Con l’esercito serbo, all’inizio della Grande Guerra, andò in Albania. I giorni di riabilitazione li trascorse in Italia, Svizzera e Francia. In guerra perse l’unico figlio. A Belgrado arrivò soltanto nel 1927. Quando morì, quella mattina (1938) il palazzo del Teatro nazionale fu interamente ricoperto di tessuto nero.
La morte di Nušić fu il suo ultimo scherzo a se stesso e ai suoi contemporanei. Non se ne è mai andato veramente, e i personaggi, i suoi quanto i nostri, non son ancora morti.
Buon compleanno, signor Nušić
“Che sia nato, lo sappiamo tutti. Ma che sia morto, ci credono soltanto gli analfabeti e gli ignoranti”. Sono le parole di Dušan Kovačević, il più importante commediografo serbo contemporaneo. Sul palco del Teatro Zvezdara a Belgrado, nell’aprile di quest’anno, è andato in scena il suo spettacolo Rođendan gospodina Nušića (Il compleanno del signor Nušić), dedicato al 150smo Anniversario della nascita del commediografo. (Attori: Branislav Lečić, Dragan Petrović Pele, Tamara Dragičević, Petar Benčina, Ivan Zarić, Sandra Balaban, Milena Živadinović, Sanja Marković e Mia Kovačević.) Kovačević lo ritiene solo un piccolo hommage al grande scrittore e uomo, uno dei più importanti personaggi degli ultimi 200 anni. Ma anche una delle “Persone più oneste della Serbia”.
L’autore del “Compleanno…” afferma che soltanto una serie tv di 20 episodi potrebbe avvicinare l’importanza dell’opera e della vita di Nušić, nella quale ci sono episodi che possono essere paragonati alle tragedie antiche. Ovviamente, una serie siffatta avvicinerebbe anche l’epoca - serba, jugoslava, balcanica ed europea – in cui Nušić visse il suo secolo umano.
Un tipo onesto
Su quest’epoca inevitabilmente aleggia il Sorriso, di Nušić. Un sorriso del tutto particolare. E, sulla scala che va dal “Deputato del popolo”, scritta a soli 19 anni, finoa “Potere”, commedia non finita, un sorriso vario. Lo stesso vale per Nušić in prosa. Per lo più con i racconti brevi, sotto lo pseudonimo di Ben-Akiba, suscitò la forte reazione di Jovan Skerlić, il più influente critico serbo. E con quegli stessi racconti conquistò un’enorme fama. In essi, come anche nei romanzi “Autobiografia” e “Il bambino del comune”, offrì un ampio affresco del carattere e del provincialismo dell’ambiente sociale della sua epoca.
Nella commedia serba, Nušić ebbe solo un grande predecessore, Jovan Sterija Popović (1806-1956), autore di Kir-Janja, Pokondirena tikva, Rodoljupci… Il quale, nella sua onestà, credeva nell’effetto educativo del teatro. Il primo vero maestro di Branislav Nušić fu Gogol. Ispirato dal Revisore Nušić scriverà Sumnjivo lice, insieme a Gospođa ministarka, una delle sue commedie più riuscite.
Sono convinto che ognuno di noi, a cui questo commediografo è rimasto contemporaneo, abbia un “proprio Nušić”. Il mio B. N. - che mi perdoni lo scrittore vivo - è quello de il Defunto, Mister Dollaro e La famiglia in lutto. È il Nušić dell’autunno della sua vita, che rese del tutto serio il suo Sorriso. E cosa gli rimaneva d’altro quando, come Pirandello, riportò in vita un defunto? Il suo Defunto, l’onesto ingegnere Pavle Marić, diventò una vera tentazione per gli strozzini che presero tutto quello che aveva: la moglie, la casa, l’azienda, i lavori scientifici.
“Di quello là, se chiedete, vi diranno: è un signore che ha buoni agganci; quell’altro è un signore che attende una ricca eredità, quell’altro ancora che è diventato un signore dopo la guerra. Tra di loro c’è anche un signore del quale si dice abbia un passato oscuro. Ma non è che un’ingiustizia che si fa a quel signore. Se il suo presente è sostenuto da buone entrate, il passato si può sempre dimenticare (…) Tutto è passato e ora sono persone rispettose, altolocate e ovunque ben accolte.“ - dice il suo Matković, nel Mister dollaro. Mentre l’Agaton di Nušić, quell’uomo senza qualità della “Famiglia in lutto”, da tempo ormai è fra noi. Agaton sulla scena teatrale è una figura proveniente dalla realtà più reale. E che, sempre di nuovo, ritorna.
Nušić parigino
A novembre dell’anno scorso, sulla scena del Teatro 13, è andata in scena la prima della Famiglia in lutto. Il pezzo, intitolato Les (Dés) Héeitiers, un neologismo che significa anche “Gli eredi che sono stati spodestati”, con la regia di Ned Grujić. “Questo pezzo può andare in scena in tutti i paesi del mondo e senza limiti del tempo. Com’era cent’anni fa, così è ancora oggi”, ha detto Ned Grujić, che vive in Francia da quando aveva due anni. A Parigi nel 1993 fondò anche il suo gruppo teatrale.
Arnaud Danloux, il critico del giornale L’action francaise, in modo laconico ha bollato il primo pezzo di Nušić sulla scena francese così: ”Comédie serbe, comédie acerbe”. Sottolineando però la dinamica dello spettacolo, il gioco di luci e il significato della varietà del gruppo teatrale (Annick Cisaruk, Antonia Malinova, Caroline Pascal, Charlotte Rondelez, Rosalie Symon, Jean Hache, Pascal Ivancic, Philippe Ivancic, Sacha Petronijevic, Stéphane Russel, Jean Tom). Secondo Danloux, l’attore Jean Hache (Agaton) e l’attrice bulgara Antonia Malinova (Sarka), hanno dato un particolare timbro a questo spettacolo. (Sembra che, come in Italia, anche in Francia i critici dei cosiddetti giornali di destra spesso sono più attenti nella scelta degli argomenti culturali rispetto a quelli cosiddetti di sinistra. Probabilmente credono di non conoscere proprio tutto?)
Dopo questo “Passaggio a Parigi”, ritorno in Italia per ricordare le osservazioni della professoressa Ljiljana Banjanin su Nušić in Italia, nei suoi studi “L’Italia in alcuni periodici belgradesi (Fine Ottoceno-inizio Novecento)”. Studio disponibile al seguente link: italia.rastko.net/delo/13479.
La commedia della transizione, senza fine
Le commedie di Nušić sono attuali come lo sono le commedie delle società in transizione. (I miei amici in Serbia, Bosnia, Croazia…, al solo nominare questo termine alzano le mani. E uno mi ha detto: “Di cosa parli, cavolo? Lo sai che quella puttana è più giovane di vent’anni fa!”) La transizione è forse “colpevole” perché il governo della Serbia quest’anno non ha dato nemmeno un dinaro per la quinta edizione della Nušićijada, festival di Ivanjica, cittadina sotto il monte Golija? Forse la transizione è “colpevole” anche per il fatto che alcuni attuali Spasoje (l’allusione a “Salvatore”, ma traducibile anche come tycoon), aziende come la “Ilirija”, gli avidi del potere politico, i ladri di lauree, i parvenu di varie fatture, sono sempre meno motivo di sorriso nella viva realtà della nostra Ex del XXI secolo. Purtroppo, non fanno ridere nemmeno nell’Europa dei nostri giorni. Dove gli Agaton e gli Spasoje di Nušić non parlano esclusivamente in serbo. Anche qua l’opera di Nušić non è che un dito sorridente che indica chiaramente le origini del male e dell’ingiustizia.