Dopo la recente visita del premier serbo Aleksandar Vučić a Mosca, la Serbia si trova ancora di più tra due mondi: vorrebbe migliorare i rapporti con la Russia ma rimane strettamente legata a Bruxelles e Washington

03/11/2015 -  Dragan Janjić Belgrado

La visita del premier serbo Aleksandar Vučić e della numerosa delegazione serba a Mosca, la scorsa settimana, segna l’avvio della nuova “offensiva” russa sul fronte politico ed economico serbo, il cui obiettivo è il ripristino dell’immagine e dell’influenza della Russia in Serbia, vacillate dopo il 2000, cioè dopo la caduta del regime di Slobodan Milošević.

La parte russa, durante la visita, ha posto l’accento dei colloqui sull’economia, probabilmente con l’intenzione di concorrere almeno in parte in questo settore con i paesi occidentali, dal cui mercato l’economia serba dipende in larga parte.

La Russia in questo contesto sembra comportarsi attualmente con grande cautela e per ora fa solo sapere che è disponibile all’ampliamento della collaborazione economica. Durante la visita di Vučić a Mosca sono stati rinvigoriti gli affari che riguardano l’import di energia dalla Russia, mentre in altri ambiti non vi sono stati passi avanti. Sono stati siglati vari documenti, ma si tratta solo di memorandum di intesa e protocolli di collaborazione in determinati settori, documenti che ancora non sono esecutivi ma indicano l’intenzione delle due parti di rinforzare la propria collaborazione.

A differenza della delegazione serba che era composta dal premier e da otto ministri, che a nome del governo hanno firmato i documenti bilaterali, da parte russa le firme le hanno apposte gli aiutanti dei ministri o i funzionari dei vari reparti dei ministeri russi. “Si vede che da voi va bene se mezzo governo viene in visita in Russia”, ha constatato in modo un po’ cinico il vicepresidente della Camera di commercio della Russia durante la riunione del forum economico tra i due paesi.

Dal punto di vista politico la Russia in Serbia continua ad essere vista bene. La maggior parte dei cittadini la ritiene un fedele amico e difensore, anche se solo una piccola parte di partiti e movimenti di destra sostengono con forza l’avvicinamento a Mosca, a prescindere dalle conseguenze che potrebbero esserci rispetto alle relazioni con Bruxelles e Washington. La Russia è influente tra l'altro anche su alcuni media serbi, e ha annunciato la creazione di una nuova rete televisiva che coprirebbe l’intera regione.

Tentazioni

Il premier Aleksandar Vučić, a giudicare da quello che afferma in pubblico, ha legato il suo destino politico all’Unione europea e alla stretta collaborazione con Bruxelles e Washington, ma allo stesso tempo desidera mantenere buone relazioni anche con Mosca. Questo atteggiamento è sempre più difficile da mantenere nella prassi, in particolare se si tiene presente che sia Mosca che Bruxelles e Washington, a causa dei loro rapporti tesi, dimostrano sempre meno tolleranza per il desiderio di Belgrado di essere amico di tutti.

Inoltre l’Unione europea, proprio mentre Vučić era in visita a Mosca, ha approvato l’Accordo di associazione e stabilizzazione con il Kosovo, inoltre vi sono chiare indicazioni che il Kosovo potrebbe essere accolto anche nell’Unesco. Il Kosovo ha approfittato della situazione mettendo in dubbio le norme dell’Accordo di Bruxelles relative alla formazione dell’Associazione dei comuni serbi in Kosovo, suscitando la dura reazione di Belgrado.

Il via libera all’Accordo di associazione e stabilizzazione e il fatto che il Kosovo potrebbe rifiutare quei punti dell’Accordo di Bruxelles che sono i più rilevanti per la Serbia, potrebbero rinforzare quelle correnti politiche serbe che sono a favore di un più stretto collegamento con la Russia e di una maggiore resistenza alle politiche di Bruxelles e Washington.

La mossa di Bruxelles di sottoscrivere l'Asa restringe significativamente lo spazio di manovra di Vučić e lo spingono a schierarsi, in fretta e senza alcuna riserva. Tale decisione porta però con sé un alto rischio politico, pertanto è da aspettarsi che il governo serbo continui coi tentativi di bilanciarsi tra Mosca da un lato e Bruxelles e Washington dall’altro. Perché qualunque sia la parte verso cui si orienterà, Vučić subirà comunque enormi pressioni e forse potrebbe fare i conti anche con lo sfaldamento del blocco di governo.

Prospettive

La Russia a parole non ha nulla contro il desiderio della Serbia di entrare nell’UE, ma è chiaro, in particolare dopo l’acuirsi della crisi in Ucraina, che le relazioni con Bruxelles e Washington sono oggetto di particolare attenzione e di attenta analisi da parte del governo russo. Da questo punto di vista le indicazioni sull’aumento della collaborazione economica che sono state presentate al premier serbo a Mosca funzionano anche come una sorta di messaggio politico.

In parole povere, a Vučić è stato fatto sapere che l’economia serba può ottenere di più dal grande mercato russo, ma non è ancora il momento per muovere passi concreti in questa direzione. Quando questo momento arriverà dipenderà soprattutto dalla fiducia che la Russia avrà nei confronti del blocco di governo serbo. La Russia, per come stanno le cose adesso, non ha intenzione di spendere denaro in Serbia per rischiare poi di perdervi influenza politica ed economica: preferisce investire se certa che gli investimenti non finiranno nel nulla.

Resta poco chiaro se Bruxelles abbia deciso di siglare l’Asa con Pristina perché ritiene che il governo serbo si stia avvicinando troppo a Mosca, oppure se si è solo mantenuta un'agenda già precedentemente stabilita. Ad ogni modo, quell’accordo è un altro segnale chiaro che l’Occidente conta su Pristina come importante alleato nella regione e che nessun cambiamento nelle relazioni russo-serbe può intralciare questi piani.

Allo stesso modo la Russia con una discreta certezza, conta sul mantenimento, e forse anche sul rafforzamento della sua influenza sulla Serbia. L’ulteriore definizione del Kosovo come stato indipendente non cambierà questo atteggiamento. Al contrario, le correnti di destra e nazionaliste in Serbia, che in sostanza non hanno mai cambiato le loro posizioni politiche, otterranno ancora più “munizioni” per aumentare la loro influenza. E' una situazione molto complessa, dove la Serbia rischia molto, mentre rischiano molto poco sia la Russia che l’Occidente.