Libertà dei media, la Serbia come l’Ungheria
6 june 2019
Secondo il recente rapporto di Freedom House si registra un trend negativo della libertà dei media a livello mondiale nell’ultimo decennio.
Non fa eccezione la Serbia, paese che negli ultimi anni ha registrato un netto peggioramento nella libertà dei media e dove i giornalisti non allineati vengono minacciati e definiti “traditori” e “mercenari”. Il rapporto di Freedom House la accomuna in più passaggi all’Ungheria di Orbàn.
"Il governo di Viktor Orbán in Ungheria e l'amministrazione di Aleksandar Vučić in Serbia hanno avuto un grande successo nel sopprimere il giornalismo critico, aprendo un varco per le forze populiste. Entrambi i leader hanno consolidato la proprietà dei media nelle mani di persone a loro vicine, assicurandosi così che i media ad alta tiratura sostengano il governo e gettino cattiva luce sui loro presunti avversari. In Ungheria, dove il processo è più avanzato, quasi l'80% dei media è di proprietà degli alleati di governo", si legge nel rapporto.
"Il grado di consolidamento della proprietà presente in Ungheria non ha ancora preso piede in Serbia. Tuttavia, il recente processo di privatizzazione ha consegnato diversi media a proprietari simpatizzanti con il Partito serbo progressista serbo (SNS). Si verificano anche acquisizioni individuali da parte di persone vicine al governo. Alla fine del 2018, il fratello di un alto funzionario del SNS ha acquistato due canali televisivi nazionali; lo stesso possiede anche tre portali online, una stazione radio e nove canali via cavo".
Inoltre ancora più preoccupante - scrive sempre Freedom House - è il fatto che in Serbia i "media vengono molestati da parte delle autorità fiscali". Il rapporto cita i casi di Vranjske novine e Južne vesti, media che sono stati oggetti di ripetute indagini da parte dei controllori fiscali, e media noti per il loro piglio critico nei confronti del governo.
Anche dal punto di vista della legge, il rapporto fa notare che in modo simile all’Ungheria, "la Serbia ha minato la libertà di stampa attraverso la manipolazione politicizzata della legge. Nonostante la diffamazione sia stata depenalizzata e le leggi sui media del paese sono in linea con gli obblighi internazionali, i politici continuano a presentare costose denunce per diffamazione alla ricerca di danni civili esorbitanti".
Nelle raccomandazioni Freedom House suggerisce che "i governi democratici e i finanziatori dei media devono impegnarsi attivamente per fermare questo deterioramento e preservare gli incubatori locali di buon giornalismo. Sia in Ungheria che in Serbia, l’impegno deve essere strategico: il sostegno finanziario e i programmi di sovvenzione dovrebbero privilegiare la resilienza a lungo termine, piuttosto che premiare solo le soluzioni più scarne e creative. Le fondazioni private che decidono di supportare i media in questi paesi dovrebbero consultare le fonti locali per impedire che i loro fondi finiscano ai media controllati dallo stato".