Nikolić e Jahjaga, prima volta a Bruxelles

7 february 2013

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Ieri sera a Bruxelles, alla presenza dell'Alto rappresentate per la politica estera UE Catherine Ashton, i presidenti di Serbia e Kosovo Tomislav Nikolić ed Atifete Jahjaga si sono stretti la mano e hanno dialogato allo stesso tavolo per circa un'ora.

Un incontro “simbolico” che, prevedibilmente, non ha prodotto risultati concreti sul piano negoziale. Ma che deve la sua importanza proprio al fatto di essere avvenuto: è la prima volta che le massime istituzioni di Belgrado e Pristina si incontrano, nell'ambito del processo negoziale facilitato dall'Unione europea. Un evento che qualche anno fa sarebbe apparso semplicemente impossibile.

Poche sorprese nelle dichiarazioni dei protagonisti alla fine dell'appuntamento. Per la Jahjaga è stato “un incontro positivo, tra i presidenti di due stati indipendenti e sovrani […] che apre un nuovo capitolo nel processo di integrazione euro-atlantica del Kosovo”.

Meno entusiasta Nikolić, anche nell'espressione del volto. “Importante conoscersi meglio, ma niente passi in avanti se Pristina insiste nel considerarsi uno stato indipendente”.

Il presidente serbo ha ribadito che le trattative col Kosovo sono vincolate alla recente risoluzione approvata dal parlamento di Belgrado, che dice ancora “no” all'indipendenza di quella che, per Belgrado rimane una provincia serba. “Riconoscere Pristina è l'ultima cosa che vorrei fare in questa vita”, ha chiosato Nikolić.

Per l'UE, l'importante è che l'incontro avvenisse, per registrare nuovi progressi nella normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. Nel suo breve comunicato, la Ashton ha sottolineato “l'atteggiamento costruttivo” delle parti, anticipando che il tema dei prossimi incontri sarà la questione del Kosovo settentrionale. “Le prossime settimane saranno decisive”, recita la dichiarazione.

La rapporteur per il Kosovo al parlamento europeo Ulrike Lunacek si è spinta più in là: “In questa fase del negoziato”, ha dichiarato l'europarlamentare austriaca, “l'incontro rappresenta un implicito riconoscimento del Kosovo da parte della Serbia”. Interpretazione subito rigettata al mittente da Belgrado.

Al di là dei prevedibili commenti divergenti, l'incontro di ieri è un passo importante all'interno di un processo negoziale complesso, destinato a procedere a fasi alterne ancora a lungo.

Pristina è consapevole che, senza un accordo sostenibile con Belgrado, la propria stabilità interna, regionale e internazionale è destinata a rimanere fragile. La Serbia punta all'apertura dei negoziati di accesso all'UE, che potrebbe arrivare a giugno, e a una formula che garantisca la comunità serba in Kosovo, soprattutto a nord del fiume Ibar. Due obiettivi raggiungibili solo attraverso un'intesa con Pristina.

 

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