La Serbia si trova ad essere uno dei paesi con il più alto numeri di contagi da Covid 19. Nel frattempo però l'esecutivo e il presidente Vučić sembrano non dare peso alla situazione, evitando persino di parlarne pubblicamente
Stando agli ultimi dati diffusi, in Serbia nelle ultime 24 ore sono stati registrati 7723 nuovi casi di coronavirus e 26 decessi.
Le parole di Tatjana Adžić Vukićević, direttrice del più grande ospedale Covid in Serbia , situato a Batajnica nei pressi di Belgrado, illustrano forse meglio di qualsiasi altra cosa l’attuale situazione nel paese. “Questa non è un’epidemia, è un incendio e la situazione è molto peggiore rispetto al 4 dicembre 2020 quando questo ospedale è stato aperto”, ha affermato Adžić Vukićević, aggiungendo che il numero di pazienti affetti da Covid-19 continua a crescere e che attualmente nell’ospedale di Batajnica ne sono ricoverati 700.
Notizie allarmanti arrivano anche dal Centro clinico “Dragiša Mišović” a Belgrado che lo scorso venerdì è stato nuovamente trasformato in ospedale Covid. Al momento vi sono ricoverati 119 pazienti affetti da Covid-19. Stando alle parole della dottoressa Aleksandra Pavlović, una parte della clinica di medicina interna e di quella di ginecologia, il reparto di urologia e la clinica pediatrica sono stati trasformati in reparti Covid.
Stando ai dati diffusi dall’Istituto di salute pubblica della Vojvodina, nelle ultime 24 ore nella provincia della Vojvodina sono stati registrati 1541 nuovi casi di coronavirus, dei quali 504 registrati a Novi Sad, portando così il numero totale degli attuali contagiati a 12.175, dei quali 3.391 a Novi Sad.
La situazione è ugualmente preoccupante nel sud del paese .
“In questi giorni, su 550-600 tamponi eseguiti circa 70 risultano positivi, e di questi 8-15 sono bambini. La maggior parte dei contagiati è recentemente rientrata dalle vacanze trascorse in Montenegro o in Albania”, ha dichiarato Milorad Jerkan, direttore dell’ospedale di Niš.
Radmilo Janković, vice direttore del Centro clinico di Niš afferma che ci si deve aspettare il numero di nuovi casi giornalieri sfiori quota 10.000 perché, stando alle sue parole, siamo entrati in una spirale di crescita esponenziale difficile da fermare.
Secondo Zoran Radovanović , uno dei più rinomati epidemiologi serbi, la lotta contro il Covid dura ormai da 18 mesi, ma l’Unità di crisi e le autorità competenti non sembrano voler combattere il virus.
“È inspiegabile, siamo tra i paesi messi peggio, il peggiore è il Perù, e noi siamo in una situazione simile a quella dei bulgari e macedoni”, ha affermato Radovanović.
Anche molti cittadini serbi la pensano così, chiedendosi come e perché la Serbia sia finita tra i paesi con il maggior numero di contagi. Fino a qualche mese fa, stando alle parole dei rappresentanti del governo, la Serbia era tra i paesi migliori nel contrastare la pandemia, per numero di posti letto e di respiratori e vaccini acquistati. Ora, invece, non solo il numero di nuovi contagi e decessi è in costante crescita, ma nell’opinione pubblica è diffusa la sensazione che il governo non abbia alcuna strategia chiara per far fronte alla nuova impennata di casi, anche perché l’Unità di crisi ha smesso di tenere riunioni e il governo non ha intrapreso alcuna nuova misura di contrasto alla pandemia, limitandosi a invitare i cittadini a vaccinarsi.
Virus e interessi politici
A suscitare perplessità dei cittadini è il fatto che, nonostante il numero di nuovi casi stia aumentando in modo drammatico, vari eventi pubblici continuano a svolgersi normalmente. Inoltre i politici appaiono in pubblico senza mascherina, e il presidente Aleksandar Vučić, quasi ogni giorno, circondato da migliaia di persone, apre nuove fabbriche, continuando a girare la Serbia e a recarsi nei cantieri, senza rispettare le regole basilari di contrasto al Covid-19.
“Se il presidente non indossa mai la mascherina, continuando a organizzare raduni a cui partecipano molte persone, senza rispettare alcuna misura di contenimento della pandemia, non c’è da aspettarsi che le persone comuni si comportino diversamente”, afferma lo pneumologo Dejan Žujović .
Secondo l’infettivologo Dragan Delić , anche quelle poche misure che sono in vigore non vengono rispettate, contribuendo così alla diffusione del virus. “Il tempo non è nostro alleato, è alleato del virus”, sostiene Delić.
Tali osservazioni però non sembrano preoccupare il governo.
Nel corso di una recente riunione dell’Unità di crisi, la premier Ana Brnabić ha dichiarato che la misura più importante per contenere la pandemia da Covid-19 è la vaccinazione con tre dosi, nonché la vaccinazione dei giovani. “Queste sono le misure! Vi dico, vaccinatevi, soprattutto i giovani!”, ha affermato la premier, aggiungendo che la Serbia si sta preparando per introdurre la certificazione Covid.
Il presidente Vučić, anziché di Covid, preferisce parlare di strade e fabbriche e del presunto aumento del Pil. La recente visita al cantiere di costruzione di ospedale Covid a Novi Sad, è stata una delle rare occasioni in cui il presidente ha parlato anche dell’impennata di contagi.
“Il nostro modo di combattere [la diffusione del virus] consiste nel costruire le migliori strutture sanitarie e nell’invitare i cittadini a vaccinarsi. A ben guardare, in Serbia negli ultimi cinquant’anni non è stato costruito niente, abbiamo cominciato a costruire solo qualche anno fa”, ha dichiarato Vučić.
Il presidente ha anche aggiunto che il nuovo ospedale Covid sarà il fiore all’occhiello della Vojvodina, auspicando che, una volta inaugurato, l’ospedale di Novi Sad possa alleviare la pressione sotto la quale si trovano gli ospedali di Belgrado, soprattutto quello di Batajnica. Vučić si è poi detto preoccupato per l’aumento dei contagi, aggiungendo che le autorità si aspettavano l’aumento perché molti cittadini serbi hanno trascorso le vacanze nei paesi in cui la variante Delta è molto diffusa.
“I cittadini serbi non vedevano l’ora di fare un viaggio, e ora ne pagheremo le conseguenze, come già accaduto in passato“, ha dichiarato Vučić .
Il presidente però non ha speso nemmeno una parola su un’eventuale introduzione di nuove misure, un silenzio da molti interpretato come il principale motivo della mancata reazione da parte dell’Unità di crisi di fronte alla drammatica impennata di contagi.
Secondo l’epidemiologo Zoran Radovanović, non è un caso se l’Unità di crisi sia inerte e abbia perso ogni credibilità.
“Anche loro sono consapevoli che, qualora dovessero intraprendere qualche misura, rischierebbero di essere ulteriormente screditati, quindi evitano di farlo per non far arrabbiare i cittadini, cioè i potenziali elettori“, spiega Radovanović.
E qui arriviamo alla parola magica: elettori. Sembra che proprio il tentativo di conquistare consensi, con l’approssimarsi delle elezioni politiche previste per l’anno prossimo, sia il principale motivo alla base della riluttanza della leadership al potere a introdurre misure più rigide per contrastare la pandemia, ma anche a insistere maggiormente sulla necessità di vaccinarsi. I cittadini contrari ai vaccini costituiscono buona parte dell’elettorato, e i potenziali candidati alle prossime elezioni di certo non vogliono perdere i consensi.
Date queste premesse, è chiaro chi vincerà e chi perderà nella battaglia tra virus e interessi politici. Il problema è che a pagarne le spese, per l’ennesima volta, saranno i cittadini.