Boris Tadic e Vojislav Kostunica

Fissata la data delle presidenziali in Serbia, resta da capire che esito avranno i dissapori tra il premier Kostunica e l'attuale presidente Tadic, rispettivamente leader dei partiti di governo DSS e DS, per comprendere meglio che direzione prenderà il Paese

21/12/2007 -  Danijela Nenadić Belgrado

Il primo turno delle elezioni presidenziali in Serbia si terrà il 20 gennaio prossimo, mentre il secondo turno del ballottaggio è previsto per il 3 febbraio. La decisione sull'indizione delle elezioni è stata presa da Oliver Dulic, presidente del Parlamento serbo, il 12 dicembre scorso. Ad un anno esatto dalle elezioni parlamentari, i cittadini della Serbia eleggeranno il presidente che, secondo un'opinione ampiamente diffusa, prenderà in mano il timone dello Stato in uno dei momenti più difficili della storia moderna del Paese.

Nel comunicato stampa di Dulic si legge che "ogni nuova elezione è un'occasione per rinforzare i valori democratici e per consolidare la stabilità dello Stato. Ciò è particolarmente importante oggi se si tengono presenti le sfide davanti alle quali si trova la Serbia, e che riguardano il mantenimento dell'unità territoriale del Paese".

La decisione sull'indizione delle elezioni ha suscitato aspre polemiche e nuovi problemi per la coalizione di governo. Mentre il Partito democratico (DS) di Boris Tadic è certo che le elezioni siano state una buona mossa, il suo partner di coalizione, Partito democratico della Serbia (DSS) sostiene che sia stato infranto l'accordo di coalizione. I radicali invece hanno accolto preparati la decisione e si aspettano di ottenere il massimo vantaggio dal recente conflitto tra Tadic e Kostunica, vale a dire la vittoria del loro candidato alle elezioni.

La Serbia ancora una volta aspetta l'esito di questa gara d'astuzia tra Tadic e Kostunica. Ricordiamo che la coalizione di governo, composta dal DS, DSS e G17 Plus, durante l'autunno si era accordata in modo tale che i deputati delle file della maggioranza preparassero e adottassero tutte le leggi necessarie per l'indizione delle elezioni presidenziali. Questa serie di attività è prevista dalla Costituzione della Repubblica della Serbia. Il Parlamento serbo al 10 dicembre aveva adottato un pacchetto di sei leggi chiave. Parallelamente con la procedura parlamentare sono stati condotti i colloqui ai più alti livelli di partito, mediante i quali si sarebbe dovuta precisare la data delle elezioni presidenziali.

I democratici di Tadic avevano fretta, mentre i portavoce di Kostunica affermavano che per le elezioni c'è tempo, e che è più importante che le forze si impegnino nella soluzione del futuro status del Kosovo. I deputati del DSS hanno annunciato che sulla data dell'indizione delle elezioni presidenziali sarebbe stato necessario pensarci dopo il 19 dicembre, ossia dopo la seduta del Consiglio di Sicurezza.

Ma questa volta Tadic ha sorpreso Kostunica. E solo dopo il 3 febbraio sapremo se il sorprendente cambiamento di corso gli farà ottenere un nuovo mandato presidenziale. Fino ad ora Tadic aveva atteso le decisioni del DSS e aveva rinviato le mosse fino all'ultimo minuto, cosa che parte del suo elettorato gli ha rimproverato. Per una parte dell'opinione pubblica Tadic è stato "richiamato" per via del suo atteggiamento cedevole rispetto alle (troppo) frequenti concessioni al DSS. Questa posizione è giustificata dalla serietà dei problemi con cui il Paese deve confrontarsi e con la necessità di avere delle decisioni sagge e di compromesso. Ma a quanto pare il tira e molla sulla data delle elezioni presidenziali è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso.

Tadic ha rischiato, mentre Kostunica per la prima volta dalla formazione della coalizione si trova in una posizione un po' diversa, sulla difensiva. Da lui ci si aspetta che risponda alla sfida e che decida o di appoggiare Tadic o di appoggiare i radicali. Tutti gli scenari sono in gioco, e persino anche quelli che i più fantasiosi analisti politici non riescono ad immaginare. Non bisogna poi dimenticare che il premier serbo è noto per la sua pazienza e per il lungo ponderare le mosse successive.

La sostanza dello scontro tra il DS e il DSS si rispecchia nel disaccordo delle posizioni riguardanti due questioni. La prima è, come abbiamo detto, sapere se è stato violato l'accordo di coalizione. Al DS affermano che con l'accordo di coalizione è previsto che le elezioni presidenziali si indicano dopo il 10 dicembre, mentre al DSS sostengono che ogni presa di decisione unilaterale, senza il consenso all'interno della coalizione, rappresenta una violazione delle regole comportamentali precedentemente accordate.

Il capogruppo parlamentare del DSS Milos Aligrudic in una dichiarazione per l'emittente B92 ha precisato che il DS ha violato l'accordo di coalizione. Aligrudic ha aggiunto che il DSS prenderà una posizione sulle elezioni presidenziali, ma che "non lo farà assolutamente prima del 19 dicembre e prima della seduta del Consiglio di Sicurezza".

La seconda questione che "spacca" la coalizione di governo è se le elezioni sono state indette in accordo con la Legge costituzionale. I partiti di governo, ma anche le istituzioni e gli analisti, interpretano in modo differente la mossa del presidente del Parlamento.

I deputati del DSS affermano che le elezioni si sarebbero potute indire solo dopo l'entrata in vigore di tutte le leggi necessarie, cosa che, secondo loro, non è accaduta. Motivo per cui Milos Aligrudic nella seduta parlamentare ha dichiarato che Dulic ha violato la Legge costituzionale, perché la legge sull'esercito entra in vigore il 1° gennaio.

Rispondendo alle accuse, la portavoce del DS Jelena Markovic sostiene che le elezioni siano state indette in modo legale perché la Legge costituzionale prevede che le elezioni presidenziali debbano essere indette entro il 31 dicembre, pertanto non sarebbe stato possibile aspettare che anche l'ultima legge del pacchetto entrasse in vigore.

A chi credere? si domandano i cittadini della Serbia. Affinché sia ancora più interessante, anche gli esperti non hanno una risposta unica.

Come riporta B92, il professore della Facoltà di Giurisprudenza di Belgrado, Stevan Lilic, ritiene che le elezioni siano state indette in modo legale. Egli afferma che guardato da un punto di vista legale si deve tenere presente "il contesto in cui la legge viene applica e non solo il testo della legge. Ogni forma di ostruzione procedurale e giuridica delle elezioni da parte di alcuni partiti politici sarebbe molto dannosa per la Serbia e i suoi cittadini".

L'ex presidente del Tribunale costituzionale, Slobodan Vucetic, ritiene che la decisione potrebbe essere considerata illegale perché non è stata rispettata una delle condizioni previste. Vucetic dice che "la decisione del presidente del Parlamento è in accordo con la Legge costituzionale per quanto concerne il termine ultimo, e cioè il 31 dicembre". Tuttavia, Vucetic ritiene che la Legge all'articolo 3 prevede un'altra condizione, e cioè l'entrata in vigore di tutte e sei le leggi necessarie. E come abbiamo già detto, la Legge sull'esercito entrerà in vigore il primo giorno del nuovo anno.

Le elezioni sono state indette legalmente oppure no? A questo siamo già abituati. Con una Legge costituzionale come questa c'è da chiedersi piuttosto se le elezioni avrebbero potuto essere comunque indette in modo del tutto legale.

In queste elezioni presidenziali legali-illegali incroceranno le spade Boris Tadic per il Partito Democratico (DS) e Tomislav Nikolic, il leader dei radicali serbi, per il quale questa sarà la terza candidatura. Nikolic è convinto che finalmente sarà il vincitore.

Alle elezioni prenderanno parte anche altri candidati. Cedomir Jovanovic per il Partito liberal democratico (LDP), mentre il Partito socialista della Serbia (SPS) ha proposto Milutin Mrkonjic, e nei prossimi giorni sono attese altre candidature ufficiali di alcuni leader di partito. Per il momento le candidature sono state presentate solo da Nikolic e Jovanovic.

Per ora Tadic è sostenuto dal G17 e dal Partito democratico del Sangiaccato di Rasim Ljajic. Il leader della Lega socialdemocratica della Vojvodina (LSV) Nenad Canak ha invitato i suoi membri e simpatizzanti a decidere in base alla propria volontà al primo turno. Ci si aspetta che l'appoggio a Tadic al secondo turno sia di gran lunga maggiore ed esplicito. Tomislav Nikolic è sostenuto dall'elettorato del suo partito, mentre al secondo turno prenderà parte dei voti dei socialisti e dei popolari.

L'enigma maggiore è come si comporterà Vojislav Kostunica e il suo partner di coalizione, il ministro delle Infrastrutture Velja Ilic. Quest'ultimo ha annunciato la sua candidatura, ma spetta di discuterne con Kostunica. Il premier serbo, a causa del Kosovo, non ha molto tempo di occuparsi delle elezioni presidenziali e il suo partito prenderà una decisione durante la seduta dell'incontro generale prima del Capodanno.

Alla fine possiamo avanzare alcune previsioni, anche se è ancora troppo presto. La Serbia di sicuro non eleggerà il presidente al primo turno. Tutti pensano che il secondo turno sarà incerto fin dall'inizio. Secondo tutte le previsioni, il primo turno sarà vinto da Nikolic, mentre le chance di Tadic emergeranno al secondo turno. Ma anche questo dipende dalla decisione di Kostunica e dalla prontezza degli elettori di andare a votare. Se Kostunica non chiama i suoi elettori a votare per Tadic, il presidente serbo dovrà convincere la gran parte degli indecisi e degli astinenti a votare per lui.

Gli animi non sono ancora incandescenti. Finché in Serbia non passeranno tutte le feste, da San Nikola al Bajram, al Capodanno e al Natale, non ci si aspetta un'aspra campagna elettorale. In verità, i partiti iniziano già a visitare la base. I democratici faranno il loro primo meeting pre-elettorale sabato 22 dicembre a Novi Sad, probabilmente con l'intento di motivare gli appartenenti alle minoranze a votare per Tadic. I radicali iniziano la gara dal cuore della Sumadija, contando sul fatto che lì ci sarà più ascolto per la loro retorica nazionale.

Non sappiamo ancora quali saranno gli slogan. Ma sappiano che le squadre di pubbliche relazioni lavorano parecchio. Per fortuna la campagna elettorale non sarà lunga.