A dispetto di una confermata maggioranza assoluta il premier serbo Aleksandar Vučić dà segni di nervosismo. Secondo l'opposizione un segnale di debolezza e cedimento
Nonostante la netta vittoria alle elezioni politiche anticipate, alle quali ha ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi al parlamento serbo, la coalizione guidata dal Partito progressista serbo (SNS) del premier Aleksandar Vučić non avrà il completo dominio del parlamento quale aveva nella scorsa legislatura. Nel nuovo parlamento avrà 131 seggi sui 250 totali - 98 per l'SNS - quindi cinque in più della maggioranza assoluta. Nel precedente parlamento aveva invece 158 seggi: ha perso quindi ben 27 seggi.
Nel parlamento uscente, insieme con il partner di coalizione, Partito socialista della Serbia (SPS), Vučić aveva addirittura la maggioranza dei due terzi (202 seggi). Secondo i risultati ancora non ufficiali, l’SPS nel nuovo parlamento avrà 29 seggi, il che significa che anche se Vučić andasse al governo nuovamente con loro siamo ben lontani dalla maggioranza del passato.
E' cambiata anche la situazione parlamentare dell'opposizione: nella scorsa legislatura era del tutto marginalizzata e ridotta al Partito democratico (DS) e al Partito socialdemocratico (SDS) di Boris Tadić. Nel nuovo parlamento il DS avrà 16 seggi (nel precedente ne aveva 19), mentre l’SDS 13 (nel precedente ne aveva 18). In parlamento entrano però nuovi attori: la coalizione Dosta je bilo (Ora basta) con 16 seggi, la coalizione Partito democratico della Serbia (DSS) e Dveri con 13 seggi, così come il Partito radicale serbo (SRS) di Vojislav Šešelj con 22 seggi.
Opposizione
Benché tra di loro siano molto diversi, i partiti di opposizione sono unite da un obiettivo comune, indebolire l’SNS e Vučić, che ritengono aver superato l'apice del potere ed aver intrapreso la strada del declino. Eccezione in questo quadro è rappresentata dal SRS di Šešelj, il quale non mostra alcun desiderio di agire in comune con il resto dell’opposizione ed evita in modo molto evidente di attaccare Vučić. Tuttavia un’alleanza tra SNS e SRS per ora sembra impensabile, e il relativo silenzio di Šešelj e dei suoi deputati è il massimo che Vučić possa ottenere da loro.
Vučić aveva indetto queste elezioni anticipate col desiderio di rinforzare la sua posizione in parlamento, affondare il dominio del DS in Vojvodina e assumere il controllo nella maggior parte delle città e dei comuni serbi. E' riuscito pienamente a raggiungere i suoi intenti solo in Vojvodina. In parlamento, al posto della comoda maggioranza e di una simbolica presenza dell’opposizione si ritrova alcuni forti blocchi di opposizione che gli creeranno sicuramente svariati e seri problemi, mentre nella maggior parte dei comuni l’SNS dovrà andare al governo in coalizione con altri partiti.
L'insuccesso rispetto alle intenzioni iniziali ha reso Vučić molto nervoso, cosa che non è riuscito a nascondere durante la prima conferenza tenuta dopo le elezioni del 24 aprile. In quell'occasione ha commesso il primo grave errore: si è lasciato andare ad un'aspra polemica con l'opposizione che lo accusava di aver rubato voti, mettendo in secondo piano la netta e oggettiva vittoria elettorale della sua coalizione, cosa che l'opposizione non ha mai contestato.
La motivazione alla base delle accuse di furto di voti è legata al fatto che la coalizione DSS-Dveri sarebbe rimasta per un solo voto al di sotto dello sbarramento del 5%. A causa di irregolarità il 4 maggio scorso sono state ripetute le elezioni in 15 seggi elettorali del paese - per un totale di circa 15.000 elettori - e la coalizione DSS Dveri ha raggiunto il numero sufficiente di voti per entrare in parlamento.
Vučić dopo la ripetizione del voto, la sera del 4 maggio, ha cambiato atteggiamento e ha posto in primo piano la soddisfazione per il grande successo della coalizione guidata dall’SNS, ossia l’aver raggiunto la maggioranza assoluta in parlamento e il controllo della Vojvodina. Troppo tardi ormai, perché l'opposizione aveva già trovato un elemento di unione.
L’evidente nervosismo di Vučić dimostra che non si sente più così sicuro, e per l’opposizione è il segnale che deve continuare ad attaccare il blocco di governo. La domanda però è quanto le forze di opposizione nei prossimi mesi e anni avranno l’energia e le risorse per organizzare una seria resistenza al potere di Vučić. E' chiaro a tutti infatti che gli ultranazionalisti dell’SRS non collaboreranno con gli altri partiti di opposizione e questi ultimi sono molto diversi tra di loro e in sostanza accomunati esclusivamente dal desiderio di limitare il dominio di Vučić.
Nuovo governo
Nei prossimi giorni e settimane si lavorerà alla formazione della nuova maggioranza parlamentare e al nuovo governo, a capo del quale ci sarà senza dubbio di nuovo Vučić. Questi in precedenti dichiarazioni aveva fatto sapere che l’unico partner di coalizione per il governo sarebbe stato l’Alleanza degli ungheresi della Vojvodina (SVM) di Ištvan Pastor, partito della minoranza ungherese con cui l’SNS desidera dividere il governo nazionale e quello della Vojvodina.
Nonostante Vučić abbia fatto sapere che non ha più fiducia nei partner di coalizione del governo precedente, il leader dell’SPS Ivica Dačić - da quattro anni in maggioranza - ha continuato ad offrirgli la propria collaborazione. La posizione dell’SPS potrebbe essere collegata alla situazione dei comuni e delle città. Infatti se l’SNS nei centri che ritiene più importanti non riuscirà a formare una maggioranza senza i socialisti, dovrà ritornare da Dačić. In questo caso c’è da aspettarsi che i vertici dell’SPS cercheranno di condizionare la collaborazione a livello locale a quella a livello nazionale.
Tenuto conto di tutto questo, un’eventuale decisione di formare il governo tra SNS e SVM è del tutto fattibile, ma può portare a problemi in futuro. Vučić in parlamento dovrà subire le forti pressioni da parte della coalizione DSS Dveri, che lo accusa di tradimento degli interessi nazionali e chiede una maggiore collaborazione con la Russia, così come da parte del movimento Dosta je bilo, il cui argomento principale sarà la corruzione dei circoli di governo e la richiesta di rinforzare lo stato di diritto. Se anche l’SPS rimarrà all’opposizione, è logico attendersi che alla prima situazione critica in parlamento la sfrutti per esercitare pressione sul governo. Un’occasione che aspetta anche l’SRS di Šešelj che manterrà l'attuale basso profilo solo nella misura in cui lo ritiene politicamente vantaggioso. In breve, anche se l’opposizione non può certo aspirare a far cadere Vučić, avrà comunque buone possibilità di imporre una seria discussione parlamentare e ostacolare e rallentare le azioni governative.