Saša Janković (Foto: Medija centar Beograd)

Saša Janković (Foto: Medija centar Beograd )

La prossima primavera si terranno le presidenziali in Serbia. Sia governo che opposizione stanno già pensando a chi candidare. E si profilano anche possibili candidati indipendenti

07/12/2016 -  Dragan Janjić Belgrado

L’invito di 100 intellettuali e personaggi pubblici, rivolto all’ombudsman serbo Saša Janković di candidarsi alle elezioni presidenziali previste per l’anno prossimo, ha smosso la scena politica serba anche se nessuno, per ora, si è sbilanciato concretamente.

Janković, come atteso, ha risposto che è un onore essere stato proposto da tutte quelle persone rispettabili, ma per ora rimane l’ombudsman della Serbia e parlerà della candidatura quando “sarà il momento”. Il governo invece, come altrettanto atteso, ha intensificato la già dura campagna mediatico-politica contro l’ombudsman.

Janković suscita interesse soprattutto perché è diverso da tutti gli altri potenziali candidati. Viene candidato di fatto dai cittadini e non dai partiti, non si è mai occupato di politica, come ombudsman non esita ad avviare procedimenti, anche in casi estremamente spiacevoli al governo.

Tutto ciò potrebbe rappresentare un importante vantaggio sulla scena politica serba, dato che gli elettori sono ormai saturi di annosi e sterili scontri politici, dell’alto tasso di corruzione e dell’aumento dell’influenza dei partiti che impongono i propri interessi sulle istituzioni del potere pubblico.

Tuttavia, il fatto di essere diverso dagli altri, il fatto di svolgere in modo serio e responsabile il lavoro di ombudsman - incarico che gli ha affidato il parlamento - il fatto di non essere collegato ad alcuno scandalo di corruzione e che indubbiamente godrà del sostegno del ceto medio, non sono elementi sufficienti per vincere le elezioni.

Il gruppo che lo ha proposto non possiede infatti le risorse economiche necessarie per la campagna elettorale e i partiti politici dell'opposizione, che dispongono di un'infrastruttura necessaria per partecipare alle elezioni, sono ancora lontani dal mettersi d’accordo per sostenere un candidato comune.

Senza questi due aspetti, cioè i soldi e l’infrastruttura in grado di organizzare e guidare la campagna elettorale, così come di garantire il controllo dell’intero processo elettorale, la vittoria alle presidenziali appare irrealistica. Da qui la domanda chiave per Janković, o per qualsiasi altro candidato presidenziale che abbia intenzione di opporsi al candidato della coalizione di governo: la debole e divisa opposizione riuscirà nei prossimi mesi ad arrivare ad un accordo? Si troveranno almeno i mezzi minimi per il finanziamento della campagna elettorale?

I candidati

La decisione dei 100 intellettuali e personaggi pubblici di invitare Janković a candidarsi in realtà funziona anche come stimolo ai partiti politici per serrare le fila il prima possibile e iniziare a prepararsi per le presidenziali.

La risposta dell’opposizione, almeno per adesso, non è molto incoraggiante. Alcuni piccoli partiti hanno pubblicamente sostenuto la candidatura di Janković, mentre quelli più influenti si tengono per ora in disparte, sottolineando che lui prima deve dire chiaramente se è pronto ad accettare la candidatura.

Una conferma pubblica in questo momento Janković non la può dare, perché subito dopo dovrebbe dare le dimissioni da ombudsman. E' logico che lui, come gli altri potenziali candidati, sia pronto a dichiararsi pubblicamente solo quando saranno indette le elezioni, e questo potrebbe accadere all’inizio dell’anno prossimo. Fino ad allora tutto sarà ridotto a prove di forza fra i partiti d’opposizione, mentre la pressione su Janković, da parte del governo e la campagna contro di lui condotta dai tabloid vicini all'esecutivo, non farà che aumentare.

Come potenziale candidato dell’opposizione è emerso anche il nome dell’ex ministro degli Affari Esteri Vuk Jeremić, che gode di una posizione solida nei sondaggi d’opinione. Jeremić è un candidato che potrebbe essere accettato da alcuni partiti di opposizione, incluso il maggiore, il Partito democratico (DS). Ma nemmeno intorno alla sua candidatura vi è un’intesa ampia e le trattative si sono ulteriormente complicate a causa delle speculazioni sul fatto che Jeremić, che ha fama di essere un nazionalista, sembra vicino ai partiti di governo.

Il vertice del DS sembra invece incline a candidare il leader del proprio partito, Dragan Šutanovac. Ma questo non sarebbe possibile nel caso il resto dell’opposizione trovasse un accordo per sostenere qualcuno dei suddetti candidati indipendenti. La sua candidatura è possibile quindi solo se l’opposizione non sarà in grado di raggiungere alcun accordo e se tutti i partiti seguiranno, separatamente, la propria strada.

Il governo

Il governo guidato da Aleksandar Vučić, naturalmente, si augura che contro il proprio candidato corrano più candidati possibili. Tuttavia, il problema principale di Vučić non è l’opposizione, ma il fatto che fra le fila del governo non si riesce ancora a trovare un candidato convincente. Vučić vuole una vittoria al primo turno, ma potrebbe esserne sicuro solo se abbandonasse il posto da premier e si candidasse personalmente alle presidenziali. Una decisione del genere sarebbe però una sorta di riconoscimento di impotenza, che il premier vuole evitare.

Per ora il candidato del governo che viene nominato più spesso è l’attuale presidente della Serbia Tomislav Nikolić. Nikolić ha fatto sapere pubblicamente di volersi candidare per il secondo mandato, mandando un messaggio a Vučić dicendogli di poter contare su di lui. Nikolić però ha fama di essere un politico molto benevolo verso Mosca, e questo crea qualche problema a Vučić nel cercare di rafforzare i rapporti con Bruxelles e Washington. Allo stesso tempo l'attuale presidente continua ad avere influenza all’interno del Partito progressista serbo (SNS), di cui è fondatore, e di questo Vučić deve comunque tener conto.

Anche fosse Nikolić ad essere candidato una sua vittoria al primo turno è dubbia, persino nel caso in cui l’opposizione non dovesse accordarsi su un nome comune. Se dovessero candidarsi sia Janković che Jeremić, è certo infatti che porterebbero con sé un significativo numero di elettori. Verso Janković andrebbe il ceto più colto e pro-europeo, mentre Jeremić potrebbe portare con sé un numero importante di nazionalisti moderati.

Il secondo turno, di per sé, aumenterebbe le aspettative dell’opposizione e le offrirebbe la possibilità di mostrare qual è la percentuale degli elettori insoddisfatti di Vučić.

Nikolić al secondo turno resterebbe il favorito, ma se il risultato dovesse essere di misura, la posizione del governo subirebbe comunque un grave danno. In tali circostanze, Vučić, almeno per come stanno le cose adesso, sceglierebbe una campagna estremamente dura che porterebbe ulteriore antagonismo in una società già divisa. È il pericoloso gioco del tutto o niente, dove per adesso Vučić risulta vincitore.