Miroslava Milenović (foto Medija Centar)

Miroslava Milenović (foto Medija Centar )

Miroslava Milenović, membro del Consiglio per la lotta alla corruzione, è stata aggredita fisicamente davanti alla sua abitazione. Da tempo aveva allertato la polizia, ma non c'è mai stata alcuna indagine

27/11/2015 -  Dragan Janjić Belgrado

Miroslava Milenović, membro del Consiglio per la lotta alla corruzione, organo governativo serbo, ha reso noto di essere stata attaccata fisicamente lo scorso weekend, anche se dalla polizia non ci sono ancora informazioni sull'accaduto e sulla possibile identità dell'assalitore. Invece delle risposte, in pubblico si dibatte sulla decisione della Milenović di non denunciare il fatto alla polizia, il tutto condito con le lamentele provenienti dagli ambienti governativi che parlano di una una campagna contro l’esecutivo di Aleksandar Vučić. Il caso è stato quindi completamente politicizzato, mentre il fatto che un membro del Consiglio anti corruzione sia stato aggredito viene relegato in secondo piano.

La Milenović è stata aggredita lo scorso weekend all’uscita dell’edificio in cui risiede, e non ha subito gravi conseguenze. Oltre a non aver formalmente fatto denuncia alla polizia, non è nemmeno andata a farsi controllare da un medico. La Milenović dopo l’incidente ha precisato che circa tre mesi fa aveva segnalato alla polizia che alcuni sconosciuti la stavano seguendo, ma le forze dell'ordine non avevano cercato nessun riscontro e non avevano proceduto con l’indagine. Con la decisione di non denunciare l’aggressione,la Milenović evidentemente voleva denunciare che la polizia non fa abbastanza per proteggerla.

La membro del Consiglio anti-corruzione ha poi smentito le accuse di non collaborare con la polizia e ha ribadito che domenica e lunedì (dopo l’aggressione) ha più volte parlato con l’ispettore che ha in carico il caso e ha consentito che la polizia avesse accesso al tabulato delle telefonate fatte dal suo cellulare. È chiaro, quindi, che la polizia, parallelamente alle lamentele del ministero degli Interni sul fatto che mancasse una denuncia formale dell’aggressione, si è mossa, così come è chiaro che la Milenović non sta affatto rifiutandosi di collaborare.

“Non riuscivo a credere che magistratura e polizia non siano in grado di difendermi e questo è l’unico motivo per cui ho deciso di rivolgermi all’opinione pubblica”, ha detto Milenović durante una intervista TV. Un altro motivo di preoccupazione è il fatto che un collaboratore della Milenović, Ivan Ninić, lo scorso agosto è stato brutalmente picchiato e gravemente ferito alla testa. Anche in questo caso le indagini della polizia non hanno sortito alcun risultato.

Negli ultimi due anni, d’altra parte, sono state picchiate cinque persone che si occupano di questioni pubbliche: la polizia non ha risolto un solo caso. Oltre a Miroslava Milenović e Ivan Ninić, sono stati attacati anche il decano della Facoltà di Scienze Politiche di Belgrado Ilija Vujačić, l’assistente del ministro dell’Educazione Milovan Šuvakov e il giornalista Davor Pašalić.

Sospetti

Insistendo sulla richiesta di deporre una denuncia formale, il ministero degli Interni ha voluto imporre le proprie regole del gioco, spostando l’aggressione in secondo piano. Milenović, però, non è stata al gioco del ministero e la polizia è stata comunque costretta a far partire l’indagine. Questa può essere una piccola vittoria della Milenović, ma non certo il segnale che i rapporti fra lei e il governo siano migliorati e che ora ci sia reciproca fiducia.

Fonti ben informate ritengono che ci sia ormai profonda sfiducia tra i funzionari del governo e i membri del Consiglio per la lotta alla corruzione. “Negli ambienti di governo si dice che la Milenović abbia completamente inventato la storia dell’aggressione. Per chi mente su queste cose, chiunque sia, non c’è perdono”, ha scritto sul suo profilo twitter l’Ombudsman serbo Saša Janković. Così facendo l’Ombudsman ha sottolineato la necessità che le istituzioni svolgano seriamente e in modo responsabile il proprio lavoro.

Si ha l’impressione che l’intera vicenda rimarrà sul terreno della politica quotidiana, dove i politici populisti, compresi i funzionari dello stato, possono senza problemi relativizzare ogni caso. Sempre più spesso si sente dire che l’aggressione alla Milenović è parte di una campagna contro il governo. “Il caso viene totalmente politicizzato, tutti i media e tutti i politici che hanno visto questo caso come un poligono  d’attacco al governo lo hanno subito sfruttato”, ha detto il ministro dell’Interno Nebojša Stefanović.

Ad ogni modo, è chiara la tendenza delle autorità pubbliche, in risposta alle richieste, commenti e critiche che ricevono, a ricorrere facilmente alle accuse di politicizzazione e affermare che si tratta di una campagna orchestrata contro il governo, piuttosto che rimanere sul piano professionale. Tanto chiara che sbiadisce ulteriormente la già sottile linea che in Serbia separa la politica dallo stato di diritto, mentre il potere si trasferisce dalle istituzioni ai partiti politici.

Indagini

Il Consiglio per la lotta alla corruzione è stato fondato dopo la caduta del regime di Slobodan Milošević ed è stato in conflitto con tutti i governi che si sono succeduti fino ad oggi. Viene duramente criticato, il Consiglio e i suoi membri sono stati oggetto di pesanti attacchi pubblici da parte del governo, ma questa è la prima volta che si registrano aggressioni fisiche.

Attualmente il Consiglio sta svolgendo alcune indagini, e la Milanović sostiene di essere continuamente sotto pressione. Dopo che è stato pubblicato il rapporto sulla DIPOS, un’impresa che si occupa di un gran numero di ville di proprietà dello stato e di altri edifici a Belgrado, le pressioni sono aumentate. Il Consiglio ha confermato che gli edifici in questione vengono affittati a prezzi vantaggiosi ai funzionari del precedente e dell’attuale governo, ai direttori delle aziende pubbliche e ad altre persone collegate con l'esecutivo.

Il direttore della Rete elettrica della Serbia, Nikola Petrović, che in quel rapporto è stato identificato come affittuario di una villa statale, senza essere stato invitato si è presentato negli uffici del Consiglio (che si trovano nel palazzo  del Governo) e ha protestato perché è stato pubblicato l’indirizzo dove risiede. La Milenović, però, sostiene che è stato pubblicato l’indirizzo di un edificio di proprietà statale e per il Consiglio non è importante se è stato affittato a una persona o a una ditta.

Altre turbolenze arriveranno di sicuro col rapporto sulla quota di spesa pubblica destinata alle inserzioni sui media, che dovrebbe essere consegnato al governo fra una decina di giorni. La Milanović dice che dal rapporto si evidenza che l’anno in cui si è speso di più in questo senso è stato il 2012, mentre c’è stata una riduzione nel 2014. Milanović ribadisce però che si tratta di un lavoro difficile e lento. Le aziende pubbliche e le istituzioni, secondo il membro del Consiglio, si comportano in modo arrogante e non vogliono fornire i dati.

Sono anni che in Serbia il denaro che viene speso nelle inserzioni serve da potente leva di pressione sulla politica editoriale dei media. L’ambito delle inserzioni è controllato da alcune agenzie che si occupano della vendita degli spazi pubblicitari e che sono sotto diretta influenza dei circoli governativi, tanto che i media che criticano il governo difficilmente riescono ad avere inserzioni che permettano loro di finanziarsi.