Mig 29 serbo (foto di Krasimir Grozev)

Mig 29 serbo (foto di Krasimir Grozev )

Belgrado rilancia il proprio apparato militare acquistando centinaia di milioni di euro in armamenti, soprattutto dalla Russia. Una decisione che ha destato non pochi timori nella regione

18/01/2017 -  Dragan Janjić Belgrado

Il governo serbo ha avviato la procedura per la più grossa fornitura di armamenti e di attrezzature militari degli ultimi venti anni, per la quale spenderà non meno di 300 milioni di euro.

Dalla Russia devono arrivare sei MiG 29 usati, trenta carri armati T-72S e autoblindo da ricognizione BRDM-2. E' stato annunciato anche l’acquisto di nuovi elicotteri Airbus H- 145M, sei per l’esercito e tre per la polizia. Gli elicotteri costeranno circa 100 milioni di euro, mentre circa 200 milioni andranno per la riparazione dei MiG, che Mosca intende regalare a Belgrado, e per la riparazione dei quattro MiG 29 che la Serbia già possiede.

Suddetti 300 milioni di euro corrispondono ad una quantità di denaro che è di 20-30 volte superiore a quella che la Serbia ha speso annualmente negli ultimi venti anni per l’acquisto di armi e attrezzature militari. Un acquisto così ingente, come c'era da aspettarsi, ha destato più di un sospetto nella regione, e la vicina Croazia ha subito annunciato che avvierà la procedura per l’acquisto di aerei militari che andranno a sostituire i vecchi MiG 21. Così facendo, a poco a poco si creano le condizioni per una sorta di  corsa regionale agli armamenti.

Gli analisti militari in Serbia concordano sulla valutazione che l’acquisto dei MiG sia una buona mossa perché alla Serbia, per garantire la protezione aerea secondo gli standard internazionali, sono necessari nuovi caccia. In caso contrario dovrebbe affittare delle squadriglie da altri paesi, operazione notevolmente costosa. Gli analisti militari guardano positivamente anche l’acquisto degli elicotteri Airbus, ma non si spiegano l’acquisto dei carri armati russi usati, perché la Serbia ne possiede già a sufficienza, e quindi la maggior parte finirebbe di riserva.

Per ora non ci sono risposte alla domanda su quali sono i motivi strategici e di sicurezza che hanno spinto a fare questi grossi acquisti di armi e di attrezzature militari. Perché, nonostante i frequenti scontri verbali, in particolare tra Belgrado e Zagabria, non c’è alcuna reale minaccia o pericolo d’invasione proveniente da altri paesi. Tra l’altro, la maggior parte dei paesi vicini sono membri della NATO, quindi uno scontro aperto che sottintenderebbe anche l’uso dell’aviazione significherebbe l’apertura del conflitto con l’Alleanza atlantica, a cui non mancano certo né l’aviazione né altri tipi di armi.

Le armi russe

I media serbi vicini al governo, e in particolare i tabloid, hanno accompagnato l’annuncio dell’acquisto di armi dalla Russia con frasi solenni. In modo trionfante si è parlato di come la Serbia stia diventando la principale potenza militare della regione, offrendo così alla popolazione l’idea di una convincente supremazia militare. Tra l’altro, si sottolinea che le armi arrivano dalla Russia (solo i MiG sono in regalo, la Serbia pagherà la loro rimodernizzazione), che così si preoccupa della sicurezza della Serbia. I tabloid hanno più volte scritto che Vladimir Putin è pronto a tutto per difendere la Serbia

Il governo non sostiene ufficialmente queste prese di posizione, ma non le ha nemmeno smentite, lasciando così ampio spazio alle speculazioni sul fatto che la Serbia si sta preparando, con il sostegno della Russia, a proteggere con le armi i suoi interessi regionali. Questo atteggiamento, di per sé, suscita un certo fastidio nei paesi vicini e certamente non contribuirà alla diffusione della fiducia e della comprensione fra gli stati creatisi con la sanguinosa dissoluzione dell’ex Jugoslavia negli anni Novanta. Al contrario, il tintinnio delle armi può stimolare l’apertura di vecchie ferite e rendere ancora più complicati i già poco distesi rapporti nella regione.

Il fatto è che la Serbia è circondata da membri della NATO e che le armi che ha acquistato, in caso di apertura di nuovi conflitti, non possono essere garanzia della sicurezza. Tra l’altro, i rapporti fra Russia e NATO stanno peggiorando, e la procedura d’acquisto delle armi e la campagna mediatica che l’accompagna lasciano pensare che in Serbia si conta sul sostegno militare di Mosca, con la quale per altro la Serbia ha già avuto un’esperienza spiacevole. Belgrado, infatti, durante le guerre degli anni Novanta contava sul sostegno militare della Russia, ma questo appoggio è mancato e la Serbia ha perso diversi conflitti.

Siccome non c’è stata alcuna discussione tecnica, nessuno sa se e quali valutazioni dei rischi sulla sicurezza sono state fatte prima di prendere la decisione sull’acquisto dei nuovi armamenti. Non c’è una chiara risposta alla domanda se - tramite l’acquisto delle armi - cresca oggettivamente l’influenza militare russa nella regione, e nemmeno alla domanda su quali conseguenze questa decisione abbia sulla posizione internazionale della Serbia. Si ha l’impressione che lo scopo principale del governo di Belgrado sia di mostrare all’opinione pubblica locale che farà di tutto per conservare la neutralità militare, che non vuole entrare nella NATO e che la Serbia rimarrà aperta alla collaborazione sia con l’Est che con l’Ovest.

Donazioni

La Russia regala alla Serbia sei caccia MiG-29 che vengono ritirati dall’aeronautica russa e che fino alla fine dell’anno scorso volavano nel 31-esimo Reggimento di caccia ella Guardia nella base Milerovo, nella regione di Rostov (ora sostituiti dai caccia Su-30). Quattro sono monoposto (modello 9-12 e 9-13) e due biposto (9-51). I modelli 9-12 e 9-51 vengono usati ancora adesso nell’esercito della Serbia, mentre il 9-13 è una variante leggermente migliore di questo caccia, non destinato all’esportazione ma usato esclusivamente prima in Unione sovietica e poi nei paesi che si sono creati dopo la dissoluzione dell’URSS.

Il premier Aleksandar Vučić ha annunciato che gli aerei non verranno impiegati nella versione originale, ma che si sta considerando la loro modernizzazione, che permetterà un periodo più lungo di utilizzo (fino a 14 anni) e con caratteristiche militari migliorate. Ciò sottintende il la sostituzione del radar già esistente NO-19 con il radar Žuk-ME, grazie al quale il sistema di gestione del fuoco viene integrato anche l’ultimo missile russo aria-aria R-77 a guida radar, che ha una gittata dichiarata superiore ai 100 chilometri. Il prezzo di uno di questi missili è di circa 750.000 dollari americani.

L’acquisto dei carri armati e dei mezzi blindati dalla Russia ha incontrato la resistenza degli esperti. I carri armati T-72S e le autoblindo di ricognizione BRDM-2 possono considerarsi già obsoleti e non sono necessari all’esercito serbo. “Questi mezzi sono in uso nel nostro esercito già da tempo, e la maggior parte è stata ritirata nel 2006 quando sono stati dichiarati senza prospettiva di sviluppo, quindi non mi è chiaro se si tratta di una parte di un accordo più ampio oppure il premier serbo non ha ricevuto adeguate informazioni su come questi mezzi potrebbero essere usati”, ha detto l’analista militare ed ex aiutante del ministro della Difesa Bojan Dimitrijević all’agenzia Beta.

“Abbiamo il carro armato M-84 che è molto meglio, mentre dei T-72 rimasti usiamo solo una formazione di 13 pezzi nella quarta brigata”, dice l’analista militare Aleksandar Radić. La Serbia ha in uso in tutto quattro battaglioni di carri armati con 53 carri armati ciascuna. Tutti i carri armati, tranne una formazione di 13 carri armati T-72, sono del tipo M-84. Un determinato numero di M-84 si trovano in riparazione. In riserva ci sono anche una quarantina di carri armati T-72 e circa 280 carri armati un po’ più vecchi, i T-55.