La Chiesa serba ortodossa ha eletto il nuovo patriarca Porfirije. Molte sono le aspettative rivolte al nuovo capo religioso, compreso il suo essere in grado di dimostrare indipendenza dalla politica
I primi commenti all’elezione di Porfirije, già metropolita di Zagabria e Lubiana, come 46° patriarca della Chiesa ortodossa serba, si sono focalizzati perlopiù sull’ipotesi secondo cui sarebbe stato il presidente serbo Aleksandar Vučić a sceglierlo. Tuttavia, dal nuovo patriarca ci si aspetta che faccia ben altro che assecondare i politici.
Dopo che l’ex patriarca Irinej si era ammalato, e soprattutto dopo la sua morte avvenuta il 20 novembre 2020 per conseguenze del Covid 19, l’elezione del successore di Irinej è diventata uno dei principali temi del dibattito pubblico in Serbia. Nonostante la scarsa trasparenza dei rapporti interni alla Chiesa ortodossa serba, fin da subito è stato chiaro che al suo interno c’erano diverse correnti e che era in corso una competizione tra alcuni vescovi influenti che aspiravano al titolo di patriarca.
Sono stati più che evidenti anche gli sforzi compiuti dai vertici dello stato, soprattutto dal presidente Vučić che aveva trascorso il Natale ortodosso nel monastero di Hilandar [Monte Athos, Grecia], visitando poi alcune eparchie e incontrando i vescovi della Chiesa ortodossa serba. I media controllati dal regime tessevano le lodi dei vescovi vicini a Vučić, al contempo ignorando o persino cercando di screditare apertamente i vescovi “scomodi” che criticano i vertici dello stato o si rifiutano di seguire le loro indicazioni.
Un sorteggio politico o apostolico?
Per Vučić, come per ogni autocrate, è importante riuscire a controllare tutti i segmenti della società, compresa la Chiesa ortodossa serba, una delle istituzioni che godono della maggiore fiducia dei cittadini. I recenti fatti accaduti in Montenegro alla vigilia del cambio di potere dimostrano che i sacerdoti carismatici, come l’ex metropolita montenegrino Amfilohije, anch'egli recentemente deceduto, siano in grado di innescare proteste di massa e di incidere direttamente sulla politica.
Per il presidente serbo è particolarmente importante ottenere il sostegno del nuovo patriarca per le decisioni che dovrà prendere nell’ambito del dialogo con Pristina mediato dall’Unione europea. La Chiesa ortodossa serba si oppone fermamente al riconoscimento dell’indipendenza del Kosovo da parte della Serbia e a qualsiasi tipo di divisione del Kosovo, essendo preoccupata per le sorti dei serbi che vivono in Kosovo, ma anche per il Patriarcato di Peć (Peja) e per molte altre chiese e monasteri ortodossi situati in Kosovo che sono tra i più importanti monumenti cristiani di interesse storico-artistico della regione.
La maggior parte dei vescovi della Chiesa ortodossa serba (in tutto sono 39) si è riunita lo scorso 18 febbraio nella cattedrale di San Sava a Belgrado per eleggere il nuovo patriarca tra i tre candidati che nel corso delle votazioni a scrutinio segreto – che si sono svolte all’inizio della riunione dell’Assemblea dei vescovi – hanno ricevuto oltre il 50% dei voti. La procedura del cosiddetto “sorteggio apostolico” consiste nel mettere tre buste contenenti i nomi dei tre candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti tra le pagine di una Bibbia. Poi uno dei sacerdoti estrae una delle buste che contiene appunto il nome del nuovo patriarca e così viene fatta “la volontà di Dio”. Successivamente è emerso che tutti e tre i candidati tra i quali è stato effettuato il sorteggio erano “graditi” al potere: oltre a Porfirije, gli altri due candidati erano il vescovo di Bačka Irinej e il vescovo di Banja Luka Jefrem.
Gli analisti ben informati delle vicende legate alla Chiesa ortodossa serba sottolineano che tutti i governi serbi hanno cercato di influenzare, a volte anche direttamente, l’elezione del patriarca. Nonostante la Chiesa e lo stato siano indipendenti l’una dall’altro, il loro rapporto è sempre stato basato su interessi reciproci. Staremo a vedere se il patriarca Porfirije si lascerà influenzare dal potere politico oppure guiderà autonomamente la Chiesa.
Chi è il nuovo patriarca serbo?
Uno dei punti di forza del patriarca Porfirije è la sua età relativamente giovane: nel luglio di quest’anno il nuovo patriarca compirà 60 anni. Porfirije aveva iniziato studi di archeologia, per poi laurearsi alla Facoltà di Teologia di Belgrado. Ha proseguito gli studi ad Atene, dove nel 2004 ha conseguito un dottorato di ricerca presso la Facoltà di Teologia dell’Università nazionale capodistriana.
La formazione accademica del nuovo patriarca serbo è un’altra caratteristica che lo contraddistingue dai suoi predecessori. Porfirije appartiene al gruppo dei dignitari ecclesiastici altamente istruiti che cercano di portare una ventata di innovazione nella Chiesa ortodossa serba. Il nuovo patriarca è autore di diversi libri e saggi e insegna alla Facoltà di Teologia di Belgrado.
All’epoca in cui era abate del monastero dei Santi Arcangeli di Kovilj, Porfirije aveva creato una comunità terapeutica per tossicodipendenti denominata “Zemlja živih” [Terra dei vivi]. Dal 2005 a inizio 2021 da questa comunità, unica nel suo genere, sono passati circa 4000 ragazzi. Insieme ad un gruppo di esperti, Porfirije ha fondato anche un’associazione che si occupa del reinserimento sociale delle vittime delle sette e dei culti distruttivi.
Tra i cenni biografici del nuovo patriarca serbo viene inoltre sottolineato il fatto che è stato il primo arcivescovo ad essere nominato cappellano militare, con il compito di gestire la vita religiosa all’interno dell’Esercito serbo.
Nel 2005 Porfirije è stato eletto membro, e poi nel 2008 presidente, del Consiglio dell’Agenzia di radiodiffusione, ente regolatore incaricato di monitorare l’operato dei media elettronici.
Nel luglio 2004 Porfirije è stato nominato metropolita di Zagabria e Lubiana . Tra i riconoscimenti ricevuti per il suo lavoro vi è anche quello che gli è stato consegnato dall’Associazione per la libertà religiosa della Repubblica di Croazia per il suo “contributo pacifico alla promozione della cultura del dialogo e della libertà religiosa”.
Un uomo di dialogo
A differenza dell’opinione pubblica serba, focalizzata perlopiù sui commenti riguardanti la presunta vicinanza tra il patriarca Porfirije e il presidente Vučić, dalla regione arrivano commenti incentrati su altre questioni. “Un guadagno per Belgrado e una perdita per Zagabria”, ha affermato il teologo croato Drago Pilsel commentando l’elezione di Porfirije. I media croati sottolineano che Porfirije si era impegnato nella normalizzazione delle relazioni tra serbi e croati, rafforzando la posizione della Chiesa ortodossa serba in Croazia. Vengono inoltre evidenziate le posizione ecumeniche del nuovo patriarca serbo, nonché la possibilità che Porfirije assuma il ruolo di mediatore in merito a una futura visita di Papa Francesco in Serbia.
Una delle questioni ancora aperte tra Croazia e Serbia e le rispettive Chiese riguarda la proposta di canonizzazione dell’ex arcivescovo di Zagabria Alojzije Stepinac. Recentemente, su iniziativa di Papa Francesco, è stata istituita una commissione mista composta da rappresentanti della Chiesa ortodossa serba e della Conferenza episcopale croata, incaricata di fare chiarezza sul ruolo svolto da Stepinac nella conversione forzata al cattolicesimo dei credenti ortodossi in Croazia e nell’adozione delle leggi razziali prima, durante e dopo la Seconda guerra mondiale. Come metropolita di Zagabria, Porfirije è stato membro di suddetta commissione.
Il nuovo patriarca serbo dovrà usare le sue doti diplomatiche anche per gestire i rapporti con altri patriarcati. Nel messaggio di auguri arrivato da Mosca si legge che la Chiesa ortodossa russa si aspetta che il patriarca serbo sia fedele all’unità della Chiesa e all’ordinamento canonico e che continui a fornire “sostegno ai credenti ortodossi e a opporsi alle divisioni” nate nel 2018 con la decisione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli di concedere l’autocefalia alla Chiesa ortodossa ucraina.
“Kosovo è un testamento”
Il patriarca Porfirije sarà molto indaffarato anche per quanto riguarda la gestione della Chiesa ortodossa serba. Uno dei primi passi da compiere è la convocazione dell’Assemblea dei vescovi per eleggere il nuovo metropolita montenegrino e quello di Zagabria e Lubiana, nonché il nuovo vescovo dell’Eparchia di Valjevo. Questo evento potrebbe fornire i primi indizi sull’atteggiamento del nuovo patriarca nei confronti delle varie correnti e aspirazioni all’interno della Chiesa, nonché sull’influenza che Porfirije è in grado di esercitare sull’assemblea.
Inoltre, gli analisti ben informati sottolineano che il nuovo patriarca dovrà impegnarsi per riorganizzare le eparchie in Serbia e all’estero e per risolvere alcuni problemi che si trascinano da tempo, come la mancata armonizzazione delle celebrazioni liturgiche e la necessità di modificare lo Statuto della Chiesa ortodossa serba. Ci si aspetta inoltre che il patriarca Porfirije contribuisca a una migliore istruzione del clero e al miglioramento dei rapporti con i media che faticano ad ottenere informazioni sull’operato e sulle vicende interne della Chiesa.
La reputazione della Chiesa ortodossa serba è stata inficiata dal comportamento di alcuni sacerdoti che ostentano la propria ricchezza, ma anche dal fatto che la Chiesa – che non è obbligata a pagare le tasse sull’attività primaria e sulla proprietà – riceve cospicue donazioni dallo stato . Un’altra sfida che il nuovo patriarca dovrà affrontare sarà quella di fare luce su alcuni scandali che vedono coinvolta la Chiesa e di tenere a bada alcuni vescovi molto influenti.
Nel suo discorso pronunciato dopo l’intronamento, il patriarca Porfirije ha affermato che “non intende perseguire la strada degli interessi di parte […] dell’odierno partitismo e della politica dei partiti”, aggiungendo poi che “per noi il Kosovo è un testamento […] un cordone ombelicale che ci lega alla nostra patria spirituale e storica e all’essenza della nostra identità”.
Con queste parole il neoeletto patriarca ha anche replicato alle critiche secondo cui sarebbe “il patriarca di Vučić” e non avrebbe alcun atteggiamento fermo sulla questione del Kosovo. Ad ogni modo, lo spazio di manovra del patriarca Porfirije è limitato dall’Assemblea dei vescovi e dal Santo Sinodo che è una sorta di “governo della Chiesa”. Quindi, nella Chiesa ortodossa serba il patriarca è primo tra uguali e non può prendere autonomamente alcuna decisione di peso. Allo stesso tempo però, il patriarca, a differenza dei politici, non è “sostituibile”: “il mandato divino” che gli è stato conferito dura più di qualsiasi mandato di un leader politico.