Il governo di Koštunica potrebbe anche riuscire in ambito politico, ma in quello economico sarà molto più dura
Mercoledì la Serbia, dopo due mesi di difficili consultazioni, ha ottenuto il nuovo governo, ma sono veramente pochi quelli che credono che ciò sia sufficiente per fare in modo che il paese esca dalla difficile crisi politica ed economica.
Il giorno prima il nuovo premier Vojislav Koštunica, leader del conservatore Partito democratico della Serbia, aveva presentato il programma del nuovo governo, con il quale ha indirizzato la politica della Serbia verso la collaborazione e l'avvicinamento all'Unione europea.
"Al primo posto del nuovo governo ci sarà la politica di associazione all'UE e l'inizio dell'adeguamento di tutte le leggi alla legislazione dell'UE" ha detto Koštunica.
Tuttavia già da almeno un anno, la Serbia si è di fatto allontanata dalla UE, nonostante che l'avvicinamento all'integrazione europea fosse pure l'obiettivo primario dei precedenti governi, saliti al potere dopo la detronizzazione di Slobodan Milošević.
In questo senso, la maggior parte degli analisti concorda sul fatto che il nuovo governo ha ereditato talmente tanti problemi che le sue possibilità di riuscita vengono valutate su una scala compresa tra il relativamente scarso e il molto scarso.
A ciò si aggiunge anche l'evidente sfiducia dei più potenti paesi della comunità internazionale, per via del fatto che Koštunica abbia sfruttato l'appoggio del Partito socialista serbo di Milošević, qaundo non è stato in grado di raggiungere un accordo con il Partito democratico, principale forza politica del governo uscente.
Oltre a ciò, già nei primi giorni di mandato si dovrà confrontare con la maggior minaccia al suo governo: ossia con la pressione della comunità internazionale affinché venga consegnato il generale Ratko Mladić, ex comandante dell'esercito della Republika Srpska, accusato dal Tribunale internazionale per i crimini di guerra dell'Aia.
Però, da ciò che si può sentire dai circoli vicini a Koštunica, dai quali, dopo i due mesi di nauseanti consultazioni sulla formazione del governo, trapela un moderato ottimismo: la questione dell'appoggio dei socialisti al governo di minoranza e la collaborazione con l'Aia sono state sovradimensionate sui media internazionali.
Ossia, una fonte vicina a Koštunica afferma che nessun cittadino jugoslavo sarà consegnato all'Aia finché questo tribunale non si impegnerà a cessare con il continuo ampliamento delle liste degli accusati, e a considerare Belgrado come parte negli accordi, e non esclusivamente il luogo dove vengono indirizzate le sue richieste.
"Secondo certe condizioni, le quali non sono di opportunità ma di principio, la Serbia consegnerebbe Mladić se lui si trovasse sul suo territorio, ma questa dovrà essere l'ultima concessione, la pressione dell'Aia su di noi deve cessare", afferma la stessa fonte.
Allo steso tempo, tra gli accoliti di Koštunica si afferma che i socialisti non avranno alcuna influenza sulla politica del nuovo governo, dal momento che non gli è importa voltare le spalle a Milošević con una silenziosa campagna e mostrarsi di fronte alla opinione pubblica internazionale come un partner stabile.
Dall'altra parte, tra i maggiori problemi del nuovo governo emerge sia la questione del Kosovo, regione a maggioranza albanese sotto amministrazione internazionale, che le questioni circa la profonda crisi economica e la formazione delle istituzioni semidistrutte.
Oltre a ciò, il nuovo governo tra i suoi principali compiti vede il raggiungimento di un accordo sulla nuova Costituzione statale e la cessazione dei forti scontri nella scena politica, i quali in modo significativo già dai tempi di Milošević tendono a destabilizzare lo stato.
E questi problemi sono già più che sufficienti per far sì che il nuovo governo sia molto preoccupato.
Perché, nonostante nei circoli della comunità internazionale non esita un'unica posizione sul destino del Kosovo, sembra che esso stia prendendo la via dell'indipendenza sotto l'influenza di Washington.
Sembra che anche Koštunica abbia in mente ciò, quando si trova d'accordo sulla cantonizzazione del Kosovo, in un'ottica in cui la Serbia riuscisse a salvare un certo numero di comuni che sono tutt'ora abitati in maggioranza dai serbi.
Gli analisti, invece, dubitano che la comunità internazionale sia d'accordo con questo approccio, dal momento che precedentemente una soluzione simile in Bosnia ed Erzegovina non si è mostrata efficace.
Non meno facile è la questione economica, dal momento che il precedente governo ha comprato la pace sociale con le donazioni internazionali e con la privatizzazione delle migliori aziende, grazie alle quali il denaro è confluito nel budget.
Ma, da un lato, la Serbia non è più al centro dell'attenzione mondiale come lo era tre anni fa, ciò significa che le donazioni diminuiranno, e dall'altro, il paese non può più contare su molte altre aziende statali valide che possano allettare i compratori.
Le è rimasto, invece, il peso dei grandi sistemi statali, i quali producono debiti e coi quali il precedente governo ha comprato la pace sociale invece di ristrutturarli.
Nonostante Koštunica si sia impegnato per la riduzione del sostegno a tali sistemi e in generale delle spese pubbliche, la questione che si pone è cosa sarà in grado di fare, perché ormai il momento migliore è scaduto e perché l'economia serba si trova già in fase di recessione.
L'economista liberale Boško Mijatović ha criticato il concetto di Koštunica circa la stimolazione della produzione locale, considerandolo come una sorta di patriottismo economico antiliberale e come un antiquato immischiarsi dello stato nell'economia.
"Questo concetto di protezionismo non può dare i risultati desiderati, ciò è stato più volte confermato sia da noi che negli altri paesi, perché rappresenta uno stimolo all'inefficienza dell'economia e non contribuisce al potenziamento della concorrenza", sostiene Mijatović.
Forse le maggiori possibilità di Koštunica riguardano la formazione delle istituzioni statali, dal momento che il suo approccio è considerato innanzitutto come statalista e legalista.
Per questo si crede che egli potrebbe essere proprio interessato alla depoliticizzazione della polizia, all'indipendenza dei tribunali e alla libertà dei media, e che potrebbe fare il massimo in questi ambiti.
Molti, invece, concordano che il momento decisivo per la riuscita del nuovo governo sarà la capacità di Koštunica nel tenere insieme i partner e di ammortizzare le loro ambizioni politiche.
Perché durante i mesi che hanno preceduto la formazione del governo si è verificata un'escalation di una serie di scontri tra i partiti di orientamento democratico, tra i quali regna una grande sfiducia.
Questa sfiducia è il risultato della definizione che alcuni analisti, come Vladimir Goati, danno del nuovo governo come "una delle combinazioni improbabili" e affermano che "dovrebbero accadere alcuni miracoli" per far sì che funzioni.
"Temo che la conseguenza di questa eterogeneità sia l'immobilismo, nel momento in cui la Serbia dovrebbe energicamente proseguire con le riforme" afferma Goati.
Questo è il principale motivo per cui la maggior parte degli analisti non crede che questo governo abbia molte chance di durare a lungo, ritenendo che la crisi politica non sarà risolta in un solo ciclo elettorale.
Nemmeno quegli analisti che interpretano queste questioni con un maggior ottimismo, come Ðorđe Vukadinović, credono che il governo sopravvivrà ai quattro anni di mandato.
"Il nuovo governo potrebbe durare più a lungo di quanto molti pronosticano, ma non certo fino alla fine del suo mandato", afferma Vukadinović.
Per questo l'introduzione di toni pacifici nella vita politica e l'interruzione degli scontri ideologici in Serbia forse sarà il compito maggiore del governo di Koštunica, il quale sarà la voce principale nelle relazioni sulla scena pubblica.
Tuttavia la stabilità politica non può essere spalmata sul pane: Koštunica sarà sottoposto alla costante pressione della popolazione povera con la consapevolezza che cedendo a tale pressione danneggerà l'economia.
Per questo può accadere che il governo di Koštunica riesca meglio nell'ambito politico che in quello economico.
Ciò potrebbe condurre alla seguente situazione paradossale: che la sua riuscita sia maggiore della sua durata.
Ciò significherebbe che il nuovo governo serbo, nel caso riuscisse, potrebbe rendere il suo successo più visibile ai cittadini proprio nel momento in cui non sarà più sulla scena.
Vedi anche:
- Serbia: è in arrivo il nuovo governo
- Karadžic e Mladic: l'ultimo anno?
- La Serbia in crisi
- Il ritorno del Partito socialista serbo
- Generale Mladic: il primo test del nuovo governo serbo