La scorsa settimana gli ultranazionalisti serbi hanno di nuovo minacciato e boicottato la mostra del fotografo americano Ron Haviv. Tema della mostra: i crimini di guerra della ex Jugoslavia.
Un folto gruppo di persone, a Kragujevac, ha mandato all'aria l'apertura della mostra del fotografo americano Ron Haviv che ha come titolo "Guerre 1991-1999" e dal Museo civico di Kragujevac.La massa di persone, molte delle quali indossavano una maglietta nera con le foto del ricercato per crimini di guerra Radovan Karadzic e con gli slogan "Radovan Karadzic - Eroe serbo", ha insultato i visitatori, chiamandoli traditori.
Dopo l'incidente, gli organizzatori hanno chiuso la mostra per evitare un'escalation delle violenze, e hanno annunciato che l'evento si terrà in un altro luogo (prossimamente si terrà nella città di Novi Sad).
Questa non è la prima volta che la mostra di Ron Haviv viene presa di mira dai nazionalisti serbi. Incidenti simili si erano già verificati a Cacak, mentre a Uzice la mostra è stata chiusa prima del previsto. I poliziotti che sono giunti sul luogo dell'incidente non hanno reagito agli insulti dei giovani che indossavano la maglietta nera, spiegando ai visitatori della mostra che comprendono la rabbia di questi ragazzi perché sono stati sul fronte durante la guerra (Danas, B92, 26 agosto).L'Associazione dei media elettronici indipendenti (ANEM) ha giudicato severamente l'incidente all'apertura della mostra di Ron Haviv a Kragujevac e ha sottolineato che si tratta del terzo impedimento, relazionato alla mostra, accaduto in Serbia. Secondo il comunicato di ANEM, la tipologia dei gruppi che hanno incitato questi incidenti, così come le loro argomentazioni sulle ragioni per cui andrebbe chiusa la mostra, sembrano identiche in tutte le città serbe dove la mostra si è svolta.
Anche se non fossero azioni coordinate, c'è la possibilità che in Serbia si verifichi di nuovo un pericoloso clima di intolleranza, ha ribadito l'ANEM.
L'organizzazione ha accusato il governo di "assistere i gruppi della destra radicale nelle loro azioni" (CRNPS, 27 agosto).
Gli unici esponenti delle autorità che hanno pubblicamente condannato l'incidente sono stati la Coalizione 'Sumadija' e l'Alleanza Civica della Serbia (GSS) di Kragujevac (Danas, 28 agosto).
Anche Human Rights Watch di New York ha criticato la 'passività' del governo serbo, spiegando che qualche volta si dovrebbero prendere delle misure per evitare che i nazionalisti estremi commettano vessazioni e insulti verso gli attivisti e gli altri cittadini.
"Mediante la mancata riposta verso questo tipo di vessazioni, le autorità essenzialmente le condonano" ha detto Elizabeth Andersen, direttore esecutivo del Europe and Central Asia Division of Human Rights Watch.
La Anderson ha detto inoltre che il problema viene arginato dalla riluttanza del governo nell'"affrontare seriamente la questione dei crimini di guerra nei confronti della popolazione non-serba nella ex Jugoslavia. Coloro i quali desiderano imparare o parlare dei crimini sono sottoposti a intimidazioni e il governo tacitamente le consente".
Human Rights Watch ha precisato che le autorità serbe hanno mancato di denunciare le azioni e di far partire qualsiasi investigazione riguardante la possibile responsabilità criminale."Il governo ha anche mancato di reagire alle minacce ricevute dagli attivisti dei diritti umani impiegati nella campagna per un dibattito pubblico sui crimini di guerra", conclude la dichiarazione di HRW.
È il culmine del "triste record" del governo nelle prove per i crimini di guerra locali e "del tiepido sforzo" per cooperare col Tribunale internazionale per i crimini di guerra dell'Aja. Tutto ciò - ha detto Human Rights Watch - "rende chiaro il perché i nazionalisti serbi si sentano liberi di intimidire coloro che cercano un dibattito sui crimini di guerra" (HRW) (Danas, 29 agosto; B92, 28 agosto).
Vedi anche:
Karadzic riappare in pubblico con una lettera