Alla fiera delle armi di Istanbul
28 may 2013
Erano circa una trentina le aziende italiane presenti alla Fiera internazionale dell'industria della difesa (Idef), svoltasi a Istanbul dal 7 al 10 maggio scorso.
Alla fiera hanno partecipato in totale 780 aziende provenienti da 50 paesi. I visitatori, fanno sapere gli organizzatori, sono stati circa 50.000 con delegazioni ufficiali da oltre 80 paesi.
Il ministro della Difesa turco Ismet Yilmaz ha ben puntualizzato la svolta intrapresa dall'industria della difesa del suo paese che oramai è in grado di coprire gran parte del fabbisogno interno e mira all'esportazione di prodotti che rispondono agli standard internazionali. Nel 2012 precisa il Ministro, sono state esportate armi per un valore complessivo di 1,28 miliardi di dollari.
La Turchia intende acquisire un ruolo attivo anche nei segmenti tecnologicamente più qualificati del settore, quali ad esempio i velivoli da combattimento e i satelliti d'osservazione ma per ora la società aerospaziale turca TAI si è limitata siglare importanti accordi per l'acquisto di armamenti dall'azienda italo-britannica AgustaWestland di proprietà di Finmeccanica.
Dal palco della fiera il presidente turco Abdullah Gül, ha precisato che “l'industria della difesa è essenziale non per preparare la guerra ma per prevenire la guerra”. Nella difficile situazione geopolitica, con il paese segnato dal vicino conflitto siriano, suona comunque preoccupante questa corsa dell'industria della difesa turca che cerca, nella sua crescita, un'interpretazione del famoso messaggio del padre della Repubblica Mustafa Kemal Atatürk “Pace in casa, pace nel mondo”.
Intanto l'Osservatorio permanente sulle armi leggere di Brescia fa sapere che nel 2012 sono state esportate armi e munizioni dalle aziende bresciane verso la Turchia per 36,5 milioni di euro.
(FONTI: IDEF ; www.notiziariofarnesina.ilsole24ore.com ; www.opalbrescia.org )
This publication has been produced with the assistance of the European Union. The contents of this publication are the sole responsibility of Osservatorio Balcani e Caucaso and its partners and can in no way be taken to reflect the views of the European Union. The project's page: Tell Europe to Europe.