Retorica inclusiva, sostegno trasversale e speranze di cambiamento hanno portato Ekrem İmamoğlu a diventare il nuovo sindaco repubblicano di Istanbul. Per l'AKP del presidente Recep Tayyip Erdoğan una sconfitta che brucia
Ekrem İmamoğlu è il nuovo sindaco di Istanbul. Alle ripetute elezioni dello scorso 23 giugno il nuovo primo cittadino della metropoli turca ha ottenuto il 54% dei voti, la percentuale più alta registrata finora dai politici che lo hanno preceduto per la stessa carica. Si tratta di un risultato di portata storica: la città metropolitana cambia bandiera passando dai conservatori-islamisti che l’hanno amministrata per 25 anni al Partito repubblicano del popolo (CHP).
İmamoğlu (CHP) ha ottenuto un vantaggio schiacciante - oltre 800mila voti - sul rivale Binali Yıldırım, ex primo ministro del governo AKP, che si è fermato al 44,99%. La vittoria di İmamoğlu non solo ha confermato il risultato ottenuto alle amministrative del 31 marzo scorso - dove il neo-sindaco aveva vinto con un margine di 13mila voti - ma ha cancellato d'un colpo le presunte accuse di irregolarità avanzate dall’AKP per la precedente tornata elettorale.
Diversi sondaggi realizzati dopo l’annullamento delle amministrative del 31 marzo scorso - solo a Istanbul e solo per il sindaco della metropoli - avevano messo in chiaro che gli istanbulioti non erano affatto convinti delle accuse dell’AKP. Era invece diffusa l’idea che il governo avesse violato la “volontà del popolo”, non accettando il risultato emerso dal voto.
Erdoğan, un errore strategico
Questo è stato un importante errore strategico da parte del partito del presidente Recep Tayyip Erdoğan, dal momento che circa il 3,5% degli elettori dell’alleanza formata tra l’AKP e il nazionalista MHP risultano aver votato per İmamoğlu all’ultima tornata. Altri elettori della coalizione hanno preferito invece dimostrare il loro dissenso non andando a votare.
Oltre a questo passaggio di voti degli elettori conservatori/nazionalisti che ha senza dubbio inciso sul risultato finale, un ruolo molto importante l’ha avuto il fronte dell’opposizione - in senso ampio - che si è coalizzato intorno a İmamoğlu. A parte i sostenitori del partito di centro-destra İYİ (della leader Meral Akşener) alleata fin dall’inizio con il CHP, a sostenere il candidato repubblicano ci sono stati gli elettori del partito filo-curdo HDP (Partito democratico dei popoli) su aperto invito dell’ex leader Selahattin Demirtaş - in prigione; diversi piccoli partiti di sinistra, che hanno sostenuto İmamoğlu decidendo di non presentare candidati alla tornata del 23 giugno per non dividere i voti e addirittura l’1% di elettori dell’islamista Saadet Partisi.
Sostegno trasversale
Il voto trasversale ottenuto da İmamoğlu è ben espresso anche dal risultato emerso nelle diverse circoscrizioni di Istanbul. Il nuovo sindaco ha ottenuto la maggioranza in 28 distretti su 39, inclusi quelli che sono tradizionalmente legati all’AKP e al MHP come Beykoz, Üsküdar, Eyüp e Fatih.
La nuova stella del panorama politico turco, sconosciuto ai più fino a qualche mese fa, non è un tipico membro kemalista del CHP. La sua figura moderata ma decisa, aperta al dialogo con i settori conservatori della società come con le minoranze etniche e religiose del paese, il linguaggio conciliante e centrato sui problemi, soprattutto economici dei cittadini - costantemente sorvolati dai governanti del paese - sono alla base del consenso trasversale raggiunto da İmamoğlu.
İmamoğlu, uno sfidante per Erdoğan?
In molti lo considerano già un politico in grado di rivaleggiare con Erdoğan alle prossime elezioni generali previste per il 2023. Ma İmamoğlu - come gli stessi sindaci CHP di Ankara e İzmir - dovranno prima dimostrare di sapere amministrare bene le città di cui hanno assunto la guida.
Gli ingenti debiti delle stesse città e la diretta dipendenza delle casse municipali dal governo centrale rappresentano il primo ostacolo da sormontare. Il secondo e non meno insidioso ostacolo è quello di mantenere unita l’opposizione. Temi che segneranno il futuro politico del paese.
Intanto tra i cittadini della Turchia sembra ora diffuso un nuovo sentimento di speranza, a sostituire la disperazione cupa e rassegnata, e incentrata sulla possibilità di poter cambiare il corso della politica.