Libertà di stampa in Turchia: anche la voce di Obct/Cci si fa sentire all'ONU
18 september 2019
OBCT, unico soggetto italiano, è tra i tredici firmatari di un appello che oggi, a Ginevra, è stato letto in occasione della 42esima sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, organo sussidiario dell'Assemblea generale composto da 47 Stati membri. La portavoce di Article 19, uno dei soggetti internazionali più attivi nella difesa della libertà di stampa, ha letto il testo sottoscritto da 13 organizzazioni impegnate in attività di ricerca, monitoraggio e supporto anche legale ai giornalisti minacciati, dalla Federazione Europea dei giornalisti a PEN, da Index on Censorship all'ECPMF, partner di OBCT in diversi progetti sulla libertà dei media. Ai delegati ONU è giunta quindi anche la voce di OBCT che da anni denuncia la difficile situazione dei diritti umani in Turchia.
Il testo integrale dell'intervento:
Sono trascorsi ormai più di tre anni da quando il governo turco ha iniziato il suo oppressivo giro di vite ai danni dell'opposizione e delle voci del dissenso nel Paese. Questa crisi della libertà di espressione richiede l'attenzione urgente del Consiglio. Benché lo stato di emergenza sia stato ritirato nel luglio 2018, i numerosi decreti di emergenza che hanno permesso al governo di applicare una repressione senza precedenti nei confronti dei media e della società civile sono stati a tutti gli effetti assorbiti nella legislazione ordinaria.
Dal tentato colpo di Stato del 2016, almeno 180 testate sono state chiuse, oltre 220mila siti internet sono stati bloccati e almeno 132 giornalisti si trovano in prigione, mentre centinaia di altri affrontano incriminazioni per terrorismo semplicemente per aver fatto il loro lavoro, in mancanza della benché minima prova. Lo Stato di diritto viene sistematicamente smantellato e la morsa del governo sulla giustizia, sempre più stretta, sta rendendo i processi sempre più kafkiani.
Attivisti della società civile e operatori dell'informazione sono stati indagati semplicemente per aver scaricato la app Bylock che rende sicure le comunicazioni. Negli ultimi mesi il governo ha persino tentato di riscrivere la storia, incriminando di sovversione 16 esponenti della società civile che nel 2013 avevano partecipato alle proteste pacifiche di Gezi Park. Osmal Kavala è al suo 24esimo mese di custodia cautelare, in flagrante violazione di ogni diritto ad un giusto processo. La settimana scorsa, mentre sono state ribaltate le condanne di 6 suoi colleghi di Cumhuriyet, Ahmet Şik si è trovato a dover rispondere di nuove accuse infondate che potrebbero costargli 30 anni di prigione. E prima di questa persecuzione giudiziaria era stato aggredito dalla polizia il 20 agosto, mentre partecipava a una manifestazione davanti a un tribunale di Istanbul. Nessuno finora è stato identificato né incriminato.
Ci appelliamo a tutti gli Stati in questo Consiglio perché facciano sentire la loro voce e chiedano alla Turchia di cambiare corso e prendere immediatamente dei provvedimenti per ripristinare lo Stato di diritto e cessare gli attacchi alla libertà di stampa e alla società civile. La ringrazio, Signor Presidente
Cartoonists Rights Network International
Committee to Protect Journalists
European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF)
European Federation of Journalists (EFJ)
PEN America
Norwegian PEN
English PEN
Danish PEN
German PEN
This publication has been produced within the project European Centre for Press and Media Freedom, co-funded by the European Commission. The contents of this publication are the sole responsibility of Osservatorio Balcani e Caucaso and its partners and can in no way be taken to reflect the views of the European Union. The project's page
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