Turchia: Gülmen e Özakça, 133 giorni di sciopero della fame
19 july 2017
Gravi le condizioni di salute dei due insegnanti turchi in sciopero della fame da quattro mesi e mezzo, e in carcere da due, che chiedono di essere reintegrati al lavoro. Rifiutata la scarcerazione.
Lo sciopero della fame di Nuriye Gülmen e Semih Özakça è arrivato al 133esimo giorno. I due insegnanti (lei accademica, lui maestro alle elementari) scioperano dal 9 marzo per chiedere la reintegrazione nel proprio posto di lavoro, dopo essere stati licenziati con i decreti di emergenza di ottobre 2016 e gennaio 2017. Da un anno, la legislazione di emergenza è ormai una prassi in Turchia. Inoltre, il 17 Luglio scorso, lo stato di emergenza che ha seguito il tentato golpe del 2016 è stato prolungato per altri tre mesi.
Gülmen e Özakça sono stati arrestati il 22 maggio scorso, al loro 75esimo giorno di sciopero della fame, con l’accusa di essere parte di un’organizzazione terroristica di estrema sinistra. Ad oggi, più di 4.800 accademici e 40.000 insegnanti sono stati rimossi dal proprio ruolo, in nome della loro presunta appartenenza ad organizzazioni quali FETÖ (Fethullahçı Terör Örgütü), nome con cui il governo di Ankara definisce il movimento guidato dall’ex imam e magnate Fethullah Gülen, accusato di essere la “mente” del tentato golpe del luglio 2016.
Le condizioni di salute di Gülmen e Özakça sono critiche e la loro vita è a serio rischio. I due sono detenuti ad Ankara nel carcere di Sincan. Gülmen ha riferito che ogni notte le guardie carcerarie la svegliano per controllare se è ancora viva. Così, alle 23 ogni sera i secondini controllano anche le condizioni di Özakça, osservandolo a distanza.
Come spiega Engin Gökoğlu, uno dei legali degli insegnanti, “il loro morale è alto, ma le loro condizioni fisiche sono drammatiche: non riescono più a camminare. Nuriye è venuta a colloquio in sedia a rotelle: ha problemi allo stomaco, ai reni e dei lividi sulle gambe”. “E' inumano che le istituzioni credano di potersi sollevare da ogni responsabilità semplicemente accertandosi delle condizioni di salute dei miei assistiti, invece che prendere seri provvedimenti per la loro situazione”, afferma l'avvocato parlando con la testata turca Bianet.
Una settimana fa, la 19esima Corte Penale di Ankara ha rifiutato la richiesta di scarcerazione dei due professori, sostenendo che una permanenza ulteriore in carcere non è incompatibile con le loro condizioni di salute.
La protesta di Gülmen e Özakça ha incoraggiato altri lavoratori, licenziati sempre con l'uso dei decreti emergenziali, a scioperare per chiedere di essere reintegrati. Alcuni di loro hanno a loro volta iniziato uno sciopero della fame e Yüksel Caddesi, la strada di Ankara da cui è partita la protesta di Gülmen e Özakça, è divenuta un luogo simbolico per le manifestazioni degli insegnanti licenziati. Proprio qui hanno continuato a protestare Acun Karadağ, Nazife Onay, Nazan Bozkurt e Esra Özakça, la moglie di Semih Özakça. Il 13 luglio i quattro sono stati confinati nelle loro case agli arresti domiciliari dal Quinto Giudice Penale di Pace di Ankara con l'accusa “di fare propaganda ed essere membri di un'organizzazione terroristica”. Questa decisione, tra le altre conseguenze, impedirà ad Esra Özakça di poter visitare il marito in carcere.
Le condizioni di salute di Gülmen e Özakça stanno suscitando di giorno in giorno grande preoccupazione, mentre le autorità turche non sembrano affatto disposte a fare concessioni. Amnesty Turchia, ha lanciato a favore dei due insegnanti la campagna#AcilEylem (azione immediata), una fra le numerose altre petizioni avviate negli ultimi mesi per vari casi di violazioni dei diritti umani fondamentali nel paese.