L'amministrazione Trump sembra aprire alle richieste di estradizione dell'imam Fethullah Gülen - residente negli USA - e accusato di essere l'organizzatore del tentato golpe del 15 luglio 2016
Le speranze di Ankara sull’estradizione di Fethullah Gülen sembrano essere cresciute con l’arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca. La questione è definita come prioritaria dalla leadership del Partito della giustizia e dello sviluppo (AKP) al governo in Turchia e ha rappresentato un importante motivo di attrito con la precedente amministrazione statunitense di Barack Obama.
Gülen, imam e magnate, stretto alleato del governo turco fino a pochi anni fa, è accusato di aver architettato il tentato golpe del 15 luglio scorso. Negli ultimi sette mesi il ministero della Giustizia turco ha presentato alle autorità USA diversi fascicoli a supporto della propria richiesta di estradare Gülen, che risiede negli Stati Uniti dal 1999 e respinge ogni accusa proveniente dall'esecutivo turco.
La richiesta di estradizione di Ankara è stata finora respinta. Tuttavia, recenti dichiarazioni da parte del nuovo presidente USA Donald Trump e dei suoi uomini sembrano aver rianimato le aspettative turche. Ibrahim Kalın, portavoce della presidenza dello stato, ha confermato che la questione è stata oggetto della recente telefonata tra il presidente Turco Recep Tayyp Erdoğan e Donald Trump, seguita pochi giorni dopo dalla visita in Turchia del nuovo direttore della CIA, Mike Pompeo.
“Tra la Turchia e gli USA esiste un accordo di estradizione”, ha ricordato Kalın. “Abbiamo comunicato alle autorità americane che in base allo stesso accordo è possibile estradare Gülen e che in attesa che si concluda l’iter giuridico, si possono prendere dei provvedimenti amministrativi. Da parte americana ci hanno assicurato che considerano la faccenda molto seriamente”. Alcuni osservatori, come Murat Yetkin del quotidiano Hürriyet, considerano che anche eventuali irregolarità fiscali potrebbero essere utilizzate per fermare il leader del movimento Hizmet.
Il timore più grande dei politici di Ankara è che Gülen possa nel frattempo spostarsi in un paese terzo. Tra i paesi citati soprattutto il Canada, con cui la Turchia non ha un accordo di estradizione. Sebbene martedì il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdağ ha dichiarato che non serve inviare ulteriori fascicoli negli USA, non è ancora chiaro se le autorità turche abbiano presentato delle prove che dimostrino il collegamento diretto di Gülen al fallito golpe.
Il rapporto dell'intelligence europea
Nuovi dubbi sulla complessa vicenda sono stati sollevati lo scorso mese con la diffusione da parte del quotidiano britannico The Times di un documento segreto attribuito al centro di intelligence dell’UE Intcen, che ha contribuito ad acuire la tensione tra Ankara e l’Unione. Il rapporto, che riporta la data del 24 agosto 2016, affermerebbe infatti che “è poco probabile che Gülen abbia avuto parte attiva nel golpe”.
Il tentativo del colpo di stato sarebbe stato messo in atto da alcuni gruppi ostili al presidente turco Recep Tayyip Erdoğan e all’AKP, “sostenitori di Gülen, kemalisti laici, oppositori dell’AKP e opportunisti presenti nell’esercito”, mentre il fallito golpe e lo stato d’emergenza che lo ha seguito sarebbero stati utilizzati dall’AKP per avviare una campagna di pressione sui dissidenti.
Il governo turco ha commentato la notizia del documento segreto diffondendo una nota del ministero degli Esteri, dove ha specificato di non avere avuto conferme da parte dell’UE sull’esistenza o sul contenuto del rapporto. “E’ stato dimostrato attraverso prove concrete che dietro al tentato golpe terrorista del 15 luglio si trova l’Organizzazione terroristica ispirata a Fethullah (FETÖ)” si legge nella dichiarazione.
Dubbi e illazioni
“Se è vero che l’intelligence dell’UE ha preparato un simile rapporto, questa sarebbe la prova più evidente che l’Unione europea agisce in cattiva fede [nei confronti della Turchia]. D’altra parte, consideriamo anche che si possa trattare del prodotto di un’operazione mirata a influenzare l’atteggiamento dell’UE nei confronti del nostro paese”, è stato affermato nella nota ministeriale.
Alcuni analisti hanno evidenziato che il presunto rapporto Intcen – che non è stato smentito dall’UE – fa unicamente delle considerazioni astratte, senza presentare alcuna prova. La stessa osservazione è stata però avanzata anche nei confronti delle accuse di Ankara che, seppur in possesso di prove concrete del coinvolgimento di Gülen nel tentato golpe, non le ha mai condivise con l’opinione pubblica, lasciando ancora in sospeso molti interrogativi sugli eventi del 15 luglio.