Accordo UE, liberalizzazione dei visti più vicina per Ucraina e Georgia
9 december 2016
Il parlamento di Bruxelles e il Consiglio europeo hanno raggiunto un accordo sui meccanismi di controllo e sospensione d'emergenza degli accordi sul regime dei visti. Con le nuove regole, che devono ora essere ratificate da entrambe le istituzioni UE, la prospettiva di liberalizzazione dei visti per Ucraina e Georgia diventa concreta: i cittadini ucraini e georgiani potrebbero acquisire il diritto di viaggiare nello spazio comune europeo senza richiedere visti già entro la prima metà del 2017.
Una volta entrato in funzione il nuovo meccanismo, ritenuto uno strumento necessario prima di procedere all'apertura di nuovi accordi sulla libera circolazione in Ue di cittadini di paesi terzi, permetterà a Commissione e stati membri di ripristinare velocemente il regime dei visti se ritenuto necessario. Questo soprattutto in caso di “aumento del numero di cittadini di un paese terzo che restano irregolarmente sul territorio dell'Unione”, di “aumento di richieste di asilo prive di fondamento” oppure “in mancanza di collaborazione per la riammissione di migranti rimpatriati”.
In questi casi gli accordi sui visti (che permettono di viaggiare per turismo o affari nei paesi Ue per 90 giorni ogni sei mesi, ma non di cercare occupazione nello spazio comunitario) potranno essere sospesi per un periodo iniziale di nove mesi, estendibili di un ulteriore anno e mezzo.
Secondo il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, l'intesa sulla sospensione d'emergenza rappresenta un fondamentale passo in avanti nella finalizzazione di un accordo con Kiev e Tbilisi che “ora è in dirittura d'arrivo”. L'apertura sui visti è da tempo una priorità dei governi di Ucraina e Georgia, ma è rimasto a lungo bloccato dai crescenti timori in Europa sulla questione dell'immigrazione.
Almeno in teoria, il nuovo quadro potrebbe facilitare anche un'intesa sui visti con la Turchia, che però resta legata alla difficile e controversa partita dell'accordo sulla gestione dei flussi migratori. Al palo, almeno per il momento, resta invece il Kosovo, unico paese attualmente escluso dal regime di visti liberi nell'area balcanica.