Durante i conflitti nei Balcani degli anni '90 furono decine di migliaia gli italiani che parteciparono a missioni umanitarie in favore delle popolazioni colpite dalla guerra. A oltre vent'anni dall'inizio di quella mobilitazione, “Cercavamo la pace” intende indagare questo importante capitolo della storia politica e sociale europea.
Negli anni delle guerre in Slovenia, Croazia e Bosnia Erzegovina, delle crisi politiche ed economiche in Albania, dei conflitti in Kosovo e Macedonia e poi ancora negli anni 2000, una mobilitazione popolare attraversò l'Europa occidentale con centinaia di migliaia di persone, una cospicua parte dei quali italiani, impegnate in prima persona nel portare aiuti umanitari, esprimere solidarietà alle vittime civili, denunciare le politiche di potenza dei propri governi, sostenere la necessità dell’integrazione europea dei paesi del sud-est Europa per facilitare la risoluzione dei conflitti.
Il progetto “Cercavamo la pace” intende avviare la ricostruzione dell'esperienza del movimento di solidarietà italiano con i Balcani e studiarne il potenziale, i limiti, l'eredità e le prospettive attraverso una ricerca multidisciplinare che si svolge tra dicembre 2012 e settembre 2014. La ricerca analizza le varie fasi dei conflitti e delle crisi istituzionali negli anni '90, adotta metodologie afferenti a diverse aree disciplinari - dalla storia alla sociologia - e si propone di coprire l'intero territorio nazionale, dedicando anche un'attenzione specifica ad alcuni casi locali particolarmente significativi.
Solo nel caso della Bosnia Erzegovina durante il conflitto (1992-95) le stime sulla presenza di cittadini italiani vanno oltre le 15.000 persone e alcuni arrivano a parlare di 200.000 unità. Complessivamente persero la vita 15 volontari e 4 giornalisti italiani. Infine molti, pur non attraversando il confine, parteciparono a quel movimento di solidarietà ospitando nelle proprie case profughi e persone che si opponevano al conflitto.
Si trattò davvero di un vasto e diffuso movimento di solidarietà internazionale popolare, che mise in relazione le due sponde dell'Adriatico ponendo le basi per lo sviluppo di molte relazioni di cooperazione tra Italia e Balcani. Non solo. Per i sostenitori dell’idea di società civile internazionale, una tale mobilitazione di cittadini, associazioni, enti locali costituisce l'espressione della politica dal basso, oltre i confini dello stato-nazione. Con la fine della Guerra fredda, la politica internazionale ha smesso di essere àmbito esclusivo dei diplomatici di professione, ma è ancora in discussione quale possa essere il ruolo delle organizzazioni della società civile, delle opinioni pubbliche e dei mass media in questo processo.
Tuttavia, questo importante capitolo della storia della società civile italiana e della storia politica e sociale europea resta prevalentemente trascurato dalla letteratura scientifica. A vent'anni di distanza è grande il rischio che questa esperienza venga dimenticata senza avere raggiunto un'adeguata elaborazione critica e che il patrimonio di memorie e documenti dei protagonisti dell'epoca vada perduto.
“Cercavamo la pace” si propone anche di recuperare materiali documentali esistenti attraverso il crowdsourcing. L'obiettivo è di coinvolgere direttamente i protagonisti della mobilitazione in un grande sforzo collettivo di raccolta online, creando uno spazio virtuale dove poter condividere e rendere accessibili pubblicamente ricordi e testimonianze di quell'esperienza: fotografie, video, diari, corrispondenza ma anche fonti più tradizionali quali i documenti delle organizzazioni coinvolte. Quanto raccolto potrà così dare stimolo ad altri studi in futuro.
Il progetto prevede infine attività di divulgazione scientifica e di sensibilizzazione del pubblico più ampio: tre convegni per lanciare, discutere l'avanzamento e presentare i risultati finali del progetto (11 maggio 2013, Padova; 16 novembre 2013, Bergamo; settembre 2014, Trento); la coproduzione di un ciclo di trasmissioni televisive con il canale digitale History Lab; la produzione di brevi videoclip per il web e la TV; la proposta di laboratori formativi per scuole medie e superiori.
Il partenariato
“Cercavamo la pace” è realizzato da OBC insieme a una rete di partner che ad oggi comprende: l'Università di Genova, l'Università di Trento, la Fondazione Museo Storico del Trentino (FMST), il Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto, il Centro per la Formazione alla Solidarietà Internazionale (CFSI), l'Istituto Pace Sviluppo Innovazione delle ACLI (IPSIA ACLI), l'Associazione Ambasciata della Democrazia Locale a Zavidovići di Brescia (ADL Zavidovići), il Comitato Padova con i Balcani.
Il Comitato scientifico
Luisa Chiodi, direttrice di Osservatorio Balcani e Caucaso; Roberto Belloni professore presso l'Università di Trento; Jenny Capuano, direttrice del CFSI; Anna Cossetta, professoressa presso l'Università di Genova; Giuseppe Ferrandi, direttore della FMST; Nicola Labanca, professore presso l'Università di Siena; Eugenia Valtulina, responsabile della Biblioteca “Di Vittorio” di Bergamo; Camillo Zadra, direttore del Museo della Guerra.