Parte oggi in Bosnia Erzegovina il primo censimento generale della popolazione dopo la guerra del 1992-95. In un paese in cui la divisione del potere dipende oggi da un delicato equilibrio tra le componenti etniche, il censimento viene visto come una questione profondamente politica. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [1 ottobre 2013]
Parte oggi il censimento generale della popolazione in Bosnia Erzegovina, che dovrebbe essere concluso il prossimo 15 ottobre. E' la prima volta che i cittidini della Bosnia vengono contati dalla fine del sanguinoso conflitto degli anni '90. L'ultimo censimento risale al 1991, quando il 43% degli allora 4,4 milioni di cittadini bosniaci si dichiarò musulmano, il 31% serbo e il 17% croato.
La guerra ha però profondamente modificato la struttura demografica del paese. Nei tre anni del conflitto, circa 100mila persone sono rimaste uccise, mentre due milioni hanno dovuto lasciare la proprie case.
Viste le profonde lacerazioni ancora vive nella società bosniaca, ancora oggi divisa lungo linee etniche, il censimento è stato e resta al centro di accese polemiche, tanto da essere rimandato più volte.
Il nuovo conteggio della popolazione rischia infatti di mettere in crisi il delicato equilibrio di potere, gestito in questi anni dai partiti nazionalisti delle tre comunità etniche principali, emerso nel 1995 dagli accordi di pace di Dayton, che misero sì fine al conflitto creando però un assetto di rigida spartizione del potere tra bosgnacchi, serbi e croati, escludendo di fatto chiunque non si identifichi etnicamente come parte dei “popoli costituenti”, e che ha portato in questi anni alla progressiva paralisi delle istituzioni.
Ecco perché il censimento, più che uno strumento di pianificazione economica e sociale, è stato interpretato come una questione profondamente politica: in questi mesi esponenti politici e religiosi delle tre comunità hanno esplicitamente invitato i cittadini a indicare la propria appartenenza etnica nel questionario.
Si è attivata però anche quella parte della popolazione bosniaca che non vuole più essere confinata nella gabbia identitaria, sopratutto attraverso una campagna della Coalizione di ONG “Jednakost”, che ha invitato i bosniaci a dichiararsi nel censimento “cittadini innanzi tutto”.
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