Terremoto a Skoje

Correva ieri il 50simo anniversario del devastante terremoto che rase al suolo Skopje, capitale della Repubblica di Macedonia, all'epoca la più meridionale delle unità che costituivano la Federazione jugoslava di Tito. Il servizio di Francesco Martino per il GR di Radio Capodistria [27 luglio 2013]

 

Erano le 5 e 17 della mattina del 26 luglio 1963, quando la terra iniziò a tremare: nel giro di venti lunghissimi secondi, Skopje venne quasi totalmente devastata. Il terremoto, di forza sei sulla scala Richter, rase al suolo l'80% degli edifici, provocando più di mille morti, migliaia di feriti, e lasciando senza una casa circa 200mila persone.

L'immane tragedia è stata rievocata ieri nella capitale della Repubblica di Macedonia, che al tempo del devastante sisma rappresentava la più meridionale delle unità della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia guidata dal maresciallo Tito.

Tra le iniziative, una mostra nel museo di Skopje, performance nelle strade della città, la prima di uno spettacolo teatrale dedicato ai fatti del 1963, intitolato “5 e 17”, insieme all'inaugurazione di una scultura nel principale parco cittadino che rappresenta una tenda, per ricordare le difficili condizioni di vita dei sopravvissuti al sisma.

Il terremoto di Skopje non rappresentò però soltanto una tragedia, ma anche una vera e propria gara di solidarietà, sia all'interno della federazione jugoslava che a livello planetario, per soccorrere gli abitanti e ricostruire la città. Quasi 80 paesi offrirono il proprio aiuto, tra cui gli Stati Uniti allora guidati dal presidente John Fitzgerald Kennedy, e l'Unione sovietica di Nikita Krushev, che si recò personalmente in visita in Macedonia.

Nel 1965, il piano di ricostruzione venne affidato al famoso architetto giapponese Kenzo Tange, anche se il suo progetto urbanistico venne poi implementato solo in parte, e fu realizzato grazie al massiccio aiuto ricevuto da numerosi paesi, che donarono fondi per la ricostruzione: un aiuto tanto massiccio che Skopje viene spesso indicata come “la città della solidarietà internazionale”, frase che compare anche nel suo motto ufficiale.

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