Una rassegna sulla situazione di rifugiati e sfollati nei Paesi dei Balcani. I dati sono tratti in gran parte dal sito dell'US Committee for Human Rights. A cura di Barbara Sartori.

09/10/2004 -  Anonymous User

Rifugiati, sfollati, rientranti. Per tutti gli anni '90 gran parte dei Paesi dell'area balcanica sono stati triste teatro di ingenti spostamenti di popolazione. Sono passati più di dieci anni dalle dichiarazioni di indipendenza di molte Repubbliche in passato appartenenti alla Jugoslavia, più di nove quelli invece trascorsi dalla firma degli Accordi di Dayton che hanno posto fine alle atrocità in Bosnia Erzegovina, oramai 5 anche gli anni che ci dividono dai raid della NATO su Serbia, Kosovo e Montenegro e dai conseguenti accordi di Kumanovo in seguito ai quali si è creata un'amministrazione internazionale in Kossovo.

Eppure sono ancora molte le persone che la violenza ha allontanato dalla propria casa e che non sono rientrate. Alcune hanno deciso di rifarsi una vita altrove, altre sono state impossibilitate a rientrare per ragioni di sicurezza, burocratiche o economiche. Certo è che oramai gli sfollati ed i rifugiati dell'ex-Jugoslavia sono lontano dagli occhi dell'opinione pubblica mondiale e per loro il tempo è rimasto spaventosamente immobile.

Le problematiche riguardanti queste persone - spesso percepite come "nemiche" nei loro luoghi d'origine ed estranei nelle terre dove vengono ospitate - non riguardano solo l'Unione Serbia e Montenegro o la Bosnia Erzegovina. Ma anche ad esempio la Slovenia, da poco entrata nell'Unione Europea, dove rimane ancora incerto il destino di migliaia di "cancellati", persone che vivevano e lavoravano da molti anni in Slovenia ma ai quali, con l'indipendenza, le autorità slovene hanno tolto ogni diritto di cittadinanza: questione che rimane a tutt'oggi irrisolta.

Barbara Sartori ha trascorso alcuni mesi come stagista all'Osservatorio sui Balcani. Ha dedicato parte del suo tempo ad una rassegna sulla situazione di rifugiati e sfollati nei Balcani. Molte delle informazioni per redigere gli articoli sono state tratte dal sito del US Committee for Refugees.

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