Un aggiornamento sui recenti avvenimenti politici in Daghestan, dove tutto sembra già segnato e l'arresto del sindaco della capitale solleva il velo di intrecci tra criminalità organizzata, potere e clan
L’8 settembre, nel quadro della „giornata elettorale unica” per la scelta dei nuovi governatori (o presidenti) e delle assemblee legislative nelle regioni russe, si stabilirà anche chi sarà il nuovo capo del Daghestan, la maggiore e più turbolenta delle repubbliche russe del Nord Caucaso. La regione è sempre più teatro di azioni dei guerriglieri integralisti contro il governo e di scontri religiosi, etnici e tribali.
Tre candidati alla presidenza ma vincerà Abdulatipov
Il 19 agosto il capo del Cremlino, Vladimir Putin, sottopose all’Assemblea Popolare, il parlamento del Daghestan, i nomi di tre candidati a presidente nella repubblica nord-caucasica, fra
cui una donna. Uno di essi è, come ci si aspettava, l’attuale “facente funzione” Ramazan Abdulatipov, esponente di “Russia Unita”, ma rappresentante di una coalizione che, oltre a RU, comprende anche il PCFR, “Russia Giusta”, i “Patrioti della Russia” e “Giusta Causa”, il partito originariamente risalente al miliardario Mikhail Prokhorov. Il secondo candidato è il ministro del Lavoro e dello Sviluppo sociale del Daghestan, Malik Bagliev, rappresentante dei “Patrioti della Russia”, e la terza candidata è Ummupazil Omarova, “ombudsman” (commissario per i diritti dell’uomo in Daghestan) sostenuta da “Giusta Causa”. Il nuovo presidente non sarà eletto con voto universale, ma scelto dall’Assemblea Popolare che si riunirà in seduta straordinaria l’8 settembre, cioè la “giornata elettorale unica”.
Gli osservatori della scena politica daghestana ritengono che i rivali di Abdulatipov alla presidenza non abbiano alcuna speranza di vittoria.
“Di per sé questa situazione si può definire come ‘concorrenza senza concorrenti’ perché il livello di popolarità di Abdulatipov è in continuo aumento” ha dichiarato il direttore del Centro di ricerche islamiche del Nord-Caucaso Ruslan Gereev. “Ma non è questa la cosa più importante”, ha aggiunto. “Ciò che importa è che, chiunque arrivi al posto di capo, dovrà assumersi un’enorme responsabilità. Per ora in Daghestan non vi sono cambiamenti, ma noi speriamo in cambiamenti positivi”, ha concluso Ruslan Gereev.
Amirov il sindaco arrestato
Intanto un cambiamento c’è a proposito di un personaggio molto controverso in Daghestan. Il 19 agosto il tribunale cittadino di Mosca ha confermato il prolungamento dell’arresto dell’ex sindaco di Machačkala, Said Amirov accusato di essere il mandante dell’assassinio di un magistrato. In tal modo è stata respinta l’istanza di scarcerazione presentata dagli avvocati di Amirov “estremamente preoccupati” per lo stato di salute del loro difeso. Amirov è accusato di aver organizzato nel 2011 l’uccisione del giudice inquirente Arsen Gadžibekov. L’ex sindaco è stato arrestato a Machačkala il 1 giugno, quindi trasferito a Mosca dove il tribunale ha ordinato la sua incarcerazione per due mesi. Il 26 giugno il tribunale del quartiere moscovita “Basmannyj” ha prolungato fino all’11 novembre l’arresto dell’ex sindaco di Machačkala. Durante l’udienza Said Amirov ha affermato che il suo stato di salute “non potrebbe essere peggiore”. In seguito ad uno dei tanti attentati consueti in Daghestan, infatti, l’ex sindaco è rimasto invalido ed è costretto su una carrozzella. Ma i medici ritengono che egli non sia affetto da malattie che ostino alla sua custodia nel SIZO (“Carcere di isolamento istruttorio”).
Servizio della TV russa POCCNR 24 sulla cattura di Amirov
Zio, nipote e omicidi “eccellenti”
L’arresto di Amirov era avvenuto in casa sua con un’eccezionale spiegamento di forze di polizia. L’operazione contro Amirov è stata messa in relazione con l’arresto del vicesindaco di Kaspijsk (pure in Daghestan) Jusup Džaparov di cui Amirov è lo zio. Džaparov è sospettato di essere coinvolto in un gruppo della criminalità organizzata sul conto della quale vi è traffico di stupefacenti e una serie di omicidi, compresi alcuni a danno di agenti delle forze dell’ordine. Le accuse contro Amirov sono per ora poco chiare, ma si suppone che sia sospettato di aver commesso “reati gravi”, quelli, cioè, per cui è prevista una pena dai 5 ai 10 anni di reclusione.
Il rappresentante ufficiale del Comitato investigativo della Procura moscovita Vladimir Markin ha precisato che Amirov era stato arrestato insieme con “una decina di complici”, la maggioranza dei quali è stata poi trasferita a Mosca. Volendo prevenire le voci relative a un trattamento di favore per Amirov, membro del “partito del potere”, Markin ha insistito che la “causa penale riguardante Said Amirov sarà condotta con l’indefettibile osservanza delle norme della legislazione processuale penale della Russia”.
L’arresto di Džaparov e di Amirov è collegato con l’uccisione di Arsen Gadžibekov, dirigente provvisorio della sezione investigativa del quartiere “Sovetskij” di Makhačkala, che fu ucciso a colpi di arma da fuoco nel dicembre 2011 e che, post mortem, il governo insignì dell’”Ordine del Coraggio”. Occorre ricordare che a Kaspijsk nel 2011 fu commessa un’intera serie di omicidi “eccellenti”; in particolare furono uccisi Magomed Radžabov, vicecapo della Direzione della sicurezza interna delle guardie di frontiera dell’FSB per il Daghestan, e Magomedgadži Aliev, direttore dell’acquedotto di Kaspijsk. Markin ha detto che Amirov e i suoi complici sono indagati anche in relazione a questi ed altri reati.
Criminalità organizzata, potere, clan e lobby etniche
Nel frattempo sono accaduti anche altri episodi inquietanti che sollevano un lembo (o forse anche più) di quel velo che in Daghestan copre un intreccio di criminalità organizzata, potere, clan, lobby etniche ecc. Il 12 luglio scorso (un venerdì) nel villaggio di Semender, poco lontano da Machačkala, è stato ucciso da “ignoti” l’avvocato Magomed Gučučaliev, presidente dello studio legale “Kavkaz”. Gli assassini lo hanno crivellato di colpi verso le 22, quando il giurista, come ogni venerdì, era appena uscito di casa per recarsi nella moschea a recitare lo “Al-‘Iša”, il “namaz” (preghiera) della sera. Un episodio come questo sembrerebbe lontanissimo dalle peripezie di Amirov e dei suoi sodali, e invece anche dall’assassinio dell’avvocato Gučučaliev parte un filo che si ricollega alle accuse contro l’ex sindaco di Machačkala. L’attuale presidente dello studio legale, Konstantin Mudunov mette in relazione l’assassinio del suo predecessore con una causa penale a carico del figlio di quest’ultimo, Siražudin. Il 31 maggio nel villaggio di Leninkent, presso la capitale daghestana, fu condotta un’”operazione speciale” per l’arresto di Siražudin Gučučaliev; tuttavia egli oppose resistenza e fu ferito a una gamba dal fuoco di un militare.
Le dichiarazioni di Siražudin Gučučaliev
Per capire chi fosse il personaggio, diremo che secondo le notizie della polizia, Siražudin era “capo di un raggruppamento terroristico-sabotatore di Machačkala”. Fu incriminato per l’omicidio di Magomed Magomedov, giudice della Corte Suprema del Daghestan, commesso ai primi di quest’anno. Ma dopo l’arresto, il 1 giugno, di Said Amirov, alcune fonti lasciarono trapelare che le testimonianze decisive per l’arresto dell’ex sindaco della capitale sarebbero state fornite proprio da Siražudin Gučučaliev. E così il cerchio si chiude.
Amirov il sindaco premiato
Concludiamo con alcune note involontariamente umoristiche: Amirov (59 anni) fu eletto sindaco di Machačkala (allora ancora con elezioni popolari dirette) nel 1998. Nel suo sito si legge che è “membro di ‘Russia Unita’” (il partito di Putin) “fin dal momento della sua fondazione” e che “era presente alle fonti della creazione in Daghestan delle sue sezioni regionale, cittadina (di Machačkala) e locale”. Sempre nel sito si legge che “molte opere di Amirov sono dettate dallo spirito di sollecitazione per il destino e il futuro del natìo Daghestan”.
Alla fine dello scorso aprile Said Amirov vinse un concorso fra le municipalità e fu nominato “il miglior sindaco della Russia”. La giuria era capeggiata da Igor Sljunjaev, ministro dello Sviluppo regionale della Russia, e i premi ai vincitori furono consegnati a Mosca nel corso di una seduta solenne della Duma.