Sempre più frequentemente negli ultimi mesi capita di sentire nei media russi e nei discorsi del presidente Vladimir Putin l’espressione “Occidente collettivo” per indicare in sostanza gli stessi paesi che fino a qualche tempo fa lo stesso Putin chiamava “i nostri partner occidentali”. Questa novità terminologica riflette una dinamica in corso ormai da anni, nel corso dei quali sempre più l’Occidente è caratterizzato come un attore esplicitamente ostile.
Questa settimana abbiamo pubblicato Mapping Diversity , un progetto ideato e prodotto dal data team di OBCT nell'ambito dello European Data Journalism Network (EDJNet), la rete europea del giornalismo di dati che coordiniamo. Alla realizzazione di Mapping Diversity hanno contribuito lo studio di design Sheldon.studio e una serie di testate da diversi Paesi: BiQdata/Gazeta Wyborcza (Polonia), Denik Referendum (Cechia), Divergente (Portogallo), El Orden Mundial (Spagna), EUrologus/HVG (Ungheria), iMEdD (Grecia) e Voxeurop (Francia).
Dopo giorni di accese discussioni, lunedì un blocco costituito da sei partiti in Turchia ha concordato di nominare Kemal Kılıçdaroğlu, leader del principale partito di opposizione nel paese, il Partito popolare repubblicano, CHP, per sfidare il presidente Recep Tayyip Erdoğan alle cruciali elezioni presidenziali previste entro la fine di giugno.
Oltre 30 minacce di morte, un record tra i giornalisti e scrittori serbi, hanno costretto Marko Vidojković e sua moglie a lasciare il paese per evidenti motivi di sicurezza.
Negli ultimi anni nel contesto del nostro network Edjnet, dedicato al datajournalism, abbiamo pubblicato numerosi approfondimenti sul sistema ferroviario in Grecia, in particolare a firma del nostro partner MIIR .
Nel 1984 la giovanissima azzurra Paola Magoni vinse l’oro nello slalom speciale alle Olimpiadi di Sarajevo, battendo grandi campionesse mondiali segnando il primo oro olimpico nella storia dello sci alpino femminile italiano. A 39 anni da quel giorno, è tornata nella capitale bosniaca per partecipare, assieme all'ex azzurro Kristian Ghedina, al “Telemach Children Speed Camp” che si svolge sul monte Bjelašnica.
Siamo alle solite, a febbraio in Italia si parla di Foibe. Da quando è stato istituito il giorno del ricordo (10 febbraio) non passa anno in cui la polemica sulle foibe e l’esodo giuliano dalmata non si accenda. In passato, ce ne siamo occupati con vari materiali che qui segnalo, si è passati da una polemica interna a quella di livello internazionale tra presidenti della repubblica. Diatribe sterili, che hanno il pregio di sollevare polveroni senza spiegare nulla della storia, complessa e per niente manichea, di quel periodo.
Una storia triste e drammatica, una di quelle storie di guerra e di umanità lacerata. Era il 18 luglio 1992 quando dalla Sarajevo sotto assedio un convoglio di bambini partì verso l'Italia. 46 tra quelli prelevati dall'orfanotrofio di Bjelave, non sono mai rientrati in Bosnia Erzegovina: sono stati dati in adozione, nonostante genitori biologici in vita.
Dopo il terremoto mortale che ha colpito la Turchia e la Siria lunedì scorso, i paesi dei Balcani si stanno mobilitando per portare aiuti alla popolazione turca.
Risveglio brutale in Turchia e Siria, dove un terremoto del grado 7.7 della scala Richter ha colpito nella notte alle 4.17 locali, con decine di scosse di assestamento anche molto forti tutt’ora in corso.