Europasilo è una rete nazionale che unisce alcune realtà italiane che si occupano di migrazione ed accoglienza. Formatasi qualche anno fa, è da poco on-line con un proprio sito.
Il Tribunale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia ha condannato oggi l’ex presidente della Republika Srpska Radovan Karadžić a 40 anni di reclusione per crimini commessi durante la guerra in Bosnia Erzegovina.
Il campo rifugiati di Pikpa si trova a Mitilene, sull'isola di Lesbo. È un ambiente estremamente curato e confortevole: le pareti sono colorate e vi sono appesi i disegni dei bambini, c'è l'altalena e perfino una tenda piena di giochi. È un campo un po' particolare perché ospita i rifugiati più vulnerabili: bambini, disabili, anziani, membri della comunità LGBT, donne incinte, famiglie che hanno perso qualcuno durante il viaggio o che hanno parenti in ospedale.
A poche settimane di distanza dalla pubblicazione del report del Centro per la Pace di Lubiana a proposito di violazioni dei diritti dei rifugiati, l'omologo croato ha compiuto una denuncia simile.
Atina è una ong serba composta da attiviste femministe che dal 2004 si occupano di assistere le vittime di violenza e di trafficking. Da alcuni mesi collabora con l'International Rescue Commitee (IRC) occupandosi delle donne rifugiate (e in casi minori di uomini) vittime di violenza.
Sono 150 gli attivisti che partiranno dal porto di Ancona venerdì 25 marzo alla volta della Grecia, per partecipare alla Marcia #overthefortress promossa dai Centri Sociali del Nord Est, dal Progetto Melting Pot Europa e dall’Associazione Ya Basta! Êdî Bese
I volontari che hanno partecipato alla marcia dei profughi partita lunedì scorso dal campo di Idomeni lo hanno fatto per assistere le persone più vulnerabili del gruppo, e non per istigare all'attraversamento del confine.
La riunione degli stati balcanici con l'Austria del 24 febbraio scorso – dalla quale è stata esclusa la Grecia - nella quale si è discusso della crisi dei rifugiati ha destato giustamente scalpore ed è stata definita senza mezzi termini dal ministro degli Esteri greco come “un tentativo del governo austriaco di minare gli sforzi per giungere ad una soluzione europea”.