Armenia 2013

4 july 2012

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L'economia armena è dominata da un piccolo gruppo di ricchi imprenditori legati al governo; l'esecutivo gode di enormi prerogative che sfuggono ad ogni controllo democratico; il potere giudiziario non è percepito dai cittadini come indipendente né competente; i media non sono sufficientemente liberi.

L'International Crisis Group (ICG) ha disegnato un quadro a tinte fosche dell'Armenia, vent'anni dopo la fine dell'Unione Sovietica, nel suo ultimo rapporto dedicato al Paese caucasico (Armenia: An Opportunity for Statesmanship, Europe Report N°217 ). Secondo l'autorevole centro studi, in Armenia la creazione di istituzioni realmente democratiche è ancora lontana, e finora non è stato fatto alcun serio sforzo per combattere la corruzione, vero male endemico del Paese.

Il rapporto dedica ampio spazio al fenomeno degli oligarchi, alcune decine di uomini d'affari che forniscono il loro sostegno all'élite politica (sia del governo che dell'opposizione) e che dalla politica dipendono per dominare l'economia locale. Gli oligarchi avrebbero creato in Armenia dei veri e propri monopoli che controllano specifici settori merceologici (dal petrolio allo zucchero, dal cemento alla farina e alle bevande alcoliche) e godono di privilegi doganali e fiscali, impedendo l'affermazione di una normale economia di mercato.

La questione del Nagorno Karabakh rappresenta un'ulteriore elemento di fragilità per il Paese.

Per molti anni, dopo il cessate il fuoco del 1994, quel conflitto, che ha anticipato la decade di guerre degli anni '90 in Europa, è stato descritto come un “conflitto congelato”. Oggi l'ICG ci ricorda realisticamente nel suo rapporto che in Nagorno Karabakh è in corso “una guerra, anche se di bassa intensità”.

L'Armenia, tuttavia, e in particolare il suo presidente, Sargsyan, avrebbe oggi un'opportunità importante per modificare l'attuale difficile situazione del Paese: le elezioni del 2013.

Dopo le politiche del maggio scorso, che hanno visto una conferma del partito Repubblicano al potere, l'anno prossimo si svolgeranno infatti le presidenziali, le prime dopo quelle del 2008 che lasciarono una lunga scia di morti e feriti negli scontri seguiti alla proclamazione del vincitore.

Le recenti elezioni hanno sollevato nuove contestazioni e accuse di brogli. Il Paese ha invece bisogno di elezioni veramente libere; solo in questo modo – sostiene il centro studi - Yerevan potrà rafforzare il carattere democratico delle proprie istituzioni e negoziare i conflitti con i vicini.

Sargsyan avrebbe dunque l'opportunità di dare prova di essere un vero statista. Il suo compito è quello di condurre il Paese alle presidenziali garantendone un corretto svolgimento, e generando così a cascata un generale processo virtuoso per l'Armenia e per la regione. Se il quadro è quello descritto poco sopra, tuttavia, è difficile credere che tutto questo possa accadere in soli pochi mesi.