L'Olanda responsabile per Srebrenica

17 july 2014

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"Lo stato olandese è responsabile della perdita subita dai familiari dei più di 300 uomini deportati dai serbi di Bosnia dal compound olandese a Potočari nel pomeriggio del 13 luglio 1995".

Inizia così il comunicato della corte distrettuale dell'Aja che annuncia la sentenza del processo in cui lo stato olandese è stato ritenuto responsabile per la deportazione e la morte di 300 uomini e ragazzi bosniaci che si trovavano nel quartier generale del battaglione olandese, a Potočari, nei pressi di Srebrenica in quel terribile luglio di 19 anni fa.

I peacekeeper olandesi stazionavano a Srebrenica dal 1993, quando l'enclave venne definita "safe area" e posta sotto la protezione delle Nazioni Unite.
Secondo il verdetto dei giudici dell'Aja, i soldati olandesi permisero la deportazione di 300 persone che avevano trovato rifugio nella loro base in seguito alla presa di Srebrenica da parte dei serbo-bosniaci guidati dal generale Ratko Mladić. Secondo il giudice Larissa Elwin,"il contingente olandese non avrebbe dovuto lasciar uscire quelle persone dagli edifici del suo compound. I soldati avrebbero dovuto tener conto della possibilità che quelle persone sarebbero state vittime di genocidio. Possiamo affermare con sufficiente certezza - continua il magistrato - che se il contingente olandese avesse permesso a quelle persone di restare, si sarebbero salvate". In questo modo la corte ha riconosciuto la responsabilità morale e legale dei peacekeeper per la protezione dei civili nelle missioni di pace.

Tuttavia, nel processo, promosso dall'associazione delle "Madri di Srebrenica", la corte non ha dato ragione all'accusa sugli altri capi di imputazione. In particolare, lo stato olandese non è stato ritenuto perseguibile per le azioni commesse dai caschi blu prima della caduta dell'enclave e per le altre migliaia di morti di Srebrenica. Inoltre, la corte non ha ritenuto i soldati olandesi responsabili del destino degli uomini che si rifugiarono nei boschi attorno a Srebrenica, ed ha ritenuto "ragionevole" che i caschi blu non abbiano permesso l'ingresso nella loro base a più di 5000 persone a causa delle condizioni sanitarie e di sicurezza.

Lo scorso anno l'Olanda era già stata ritenuta responsabile da una corte nazionale della morte di tre bosgnacchi uccisi dopo essere stati allontanati da una base militare dei caschi blu olandesi. Con quella sentenza l'Olanda era diventato il primo stato riconosciuto responsabile delle azioni commesse dai propri soldati sotto mandato Onu.

A Srebrenica persero la vita più di 8000 persone, nel peggiore massacro in Europa dopo la Seconda guerra mondiale, definito genocidio dalla Corte di giustizia internazionale. Una trentina di soldati serbo-bosniaci sono finiti in carcere per l'eccidio, mentre sono ancora in corso i processi per i leader politici e militari, Radovan Karadžić e Ratko Mladić.