Caratterizzato da conflitti politici, scandali di corruzione e problemi sociali, malgrado tutto il Kosovo possiede un panorama mediatico relativamente vivace. Ma esercitare la professione giornalistica e informare l’opinione pubblica comporta diversi pericoli.
Considerando il persistente potere della televisione sull'opinione pubblica bosniaca, la serie televisiva sull'ex presidente della Repubblica di Bosnia Erzegovina Alija Izetbegovic ed il film sull'ex presidente della Repubblica Srpska Radovan Karadzic potrebbero contribuire ad un ancora più radicale sfocatura e incomprensione dei conflitti e delle esperienze del passato.
Un giornalista che pubblica su Facebook l'indirizzo del leader del partito socialdemocratico; un altro che pubblica una lettera aperta rivolta alla figlia minorenne di un giornalista che ha criticato il partito di maggioranza: nel giornalismo rumeno la mancanza di etica professionale è all’ordine del giorno, mentre sempre più giornalisti migrano in politica.
In Romania le elezioni locali e parlamentari del 2016, così come le proteste di massa nel gennaio-febbraio 2017, sono state oggetto di massicce campagne di disinformazione propagandate dai media mainstream e da vari siti web. Dall'altra parte, i manifestanti della società civile hanno sviluppato un metodo per contrastare queste manipolazioni: boicottare i prodotti pubblicizzati dai media che hanno diffuso false notizie.
Dall’inizio dell’anno due casi di restrizione della libertà d’espressione hanno generato particolare dibattito in Romania. Cosmin Bîrsan, un giovane uomo di Odobesti è stato multato per aver postato su Facebook alcuni commenti critici sulle attività del comune. I post non costituivano un attacco alla persona, erano soltanto commenti ironici sullo stato delle strade e sugli affari del Sindaco. Un altro caso dello stesso tipo si era già verificato all’inizio del 2017, quando in seguito al caricamento di un video che mostrava uno slalom spericolato di una macchina della polizia, sette persone sono state convocate dalla polizia di Târgu Jiu: uno di loro aveva caricato il video, gli altri lo avevano commentato. Sebbene sia il video che i commenti siano stati rimossi tutti sono stati multati.
Secondo il primo report sulla copertura mediatica delle lezioni locali del 2017 realizzato dall'Agenzia per i servizi audiovisivi (AACMU), le emittenti macedoni generalmente hanno rispettato le norme professionali del giornalismo, fornendo diversi punti di vista sui medesimi problemi politici.
Il governo macedone ha adottato la misura prevista dal piano 3-6-9 che interrompe pubblicità governative in emittenti commerciali, stampa, cartelloni pubblicitari, portali internet, a sola eccezione dei social media. Da qui in poi, la comunicazione con i cittadini sarà garantita attraverso il servizio di radiodiffusione pubblica.
Dopo quasi sette anni di detenzione, Velija Ramkovski, il proprietario della ex A1 TV ha lasciato il carcere per ricevere cure mediche. Non si sa quando rientrerà ad Idrizovo per scontare la pena di 13 anni. Ramkovski era stato arrestato nel dicembre 2010, nell'ambito della colossale azione di polizia intitolata “Cobweb”. Per il condannato, l’intrusione della polizia nei locali della sua emittente fu un’aggressione politica commissionata dall’ex premier Nikola Gruevski e dal suo partito VMRO-DPMNE.
"Sospetto che l'attacco sia legato agli articoli che ho scritto come giornalista", ha dichiarato Parim Olluri dopo il pestaggio subito. Da poco "Insajderi", la testata online di cui è direttore, aveva infatti pubblicato un'inchiesta sugli ex comandanti dell'Esercito di Liberazione del Kosovo che si sono arricchiti dopo la guerra degli anni Novanta. "Se Adem Jashari fosse vivo, sarebbe un milionario e corrotto": questo il titolo "provocatore", perché riferito a un "eroe" caduto per mano serba. Un titolo costato decine di minacce social, che potrebbero essere culminate nell'aggressione fisica.
Parim Olluri, noto giornalista kosovaro e direttore esecutivo del giornale online "Insajderi" è stato assalito da tre persone di fronte al suo appartamento a Pristina. I responsabili e le ragioni dell'attacco rimangono ignote, mentre la polizia kosovara ha confermato che le indagini sono in corso. L'Associazione dei Giornalisti del Kosovo (AJK) ha reagito invitando le autorità statali a fare giustizia, perché “attacchi simili danneggiano l’essenza della libertà di espressione e dei media".