Il Consiglio superiore della magistratura macedone ha dichiarato che le pressioni più pesanti nei confronti del lavoro dei giudici arrivano dai media. Reazione ironica da parte delle organizzazioni dei giornalisti, che respingono con forza le accuse
Gli emendamenti alla legge sull'accesso alle informazioni pubbliche legalizzano la tendenza di varie istituzioni pubbliche di far pagare i costi di preparazione e consegna della copia delle informazioni richieste. Varie ONG tra cui Transparency International e l’Associazione Slovena dei Giornalisti criticano la nuova legge che insidia la libertà di stampa ed il lavoro dei giornalisti.
Il blitz della polizia contro gli uffici delle agenzie stampa DİHA e Azadiya Welat è stato condannato. Le rilevazioni delle due agenzie di stampa sono state messe in rilievo.
L'OSCE ha organizzato, dal 16 al 18 settembre 2015, un corso per giornalisti sulle sfide ambientali del lago di Scutari. Al training però non sono stati invitati i giornalisti locali, più informati sulle questioni ambientali e già autori di varie denunce. Il motivo dell'esclusione sembra essere il tentativo di nascondere il fallimento nella protezione ambientale.
Gli esperti macedoni chiedono dei cambiamenti nei servizi pubblici di telecomunicazione e nuove strategie per contenere l'influenza dei partiti su MRTV.
Durante le attuali negoziazioni, alcune organizzazioni dei giornalisti hanno presentato le loro proposte per ridurre l’influenza politica sui media. Fra i problemi che vengono segnalati come più gravi dai giornalisti, il funzionamento del servizio pubblico macedone (la radio televisione macedone, MPT) e l’uso improprio della pubblicità da parte del governo.
“Finché i giornalisti saranno minacciati, imprigionati, attaccati o picchiati per strada, non possiamo fingere che non ci sia un problema di libertà dei media nei paesi OSCE”, sostiene Dunja Mijatovic, rappresentante OSCE per la libertà dei media.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko ha messo al bando due corrispondenti della BBC, oltre a molti giornalisti russi e varie figure pubbliche. Anche la giornalista Elena Yoncheva e la deputata nazionalista Magdalena Tasheva, entrambe bulgare, compaiono nella "lista nera".