Gli scontri tra manifestanti e polizia scoppiati mercoledì a Tuzla sono proseguiti anche nella giornata di giovedì allargandosi progressivamente a tutto il paese.
Questa mattina alle 9, nell'aula 1 del Tribunale Penale Internazionale dell'Aja per l'ex Jugoslavia (TPI), Radovan Karadžić e Ratko Mladić sono apparsi di nuovo in pubblico insieme.
Giovedì 22 gennaio nel cimitero musulmano di Stražište, a Višegrad, alla presenza di un imponente dispiegamento di forze di polizia, un impiegato comunale ha cancellato con una piallatrice la parola “genocidio” dalla stele in marmo che ricorda le vittime della pulizia etnica condotta in città nei primi mesi del 1992.
Il primo ottobre scorso il giudice statunitense Theodor Meron e il maltese Carmel Agius sono stati rieletti rispettivamente presidente e vice-presidente del Tribunale Penale Internazionale per l'ex Jugoslavia (ICTY).
La data prevista per la sentenza nel processo al politico serbo Vojislav Šešelj è stata cancellata. Lo ha stabilito il presidente del collegio giudicante, Jean-Claude Antonetti.
La Corte suprema olandese ha stabilito questa mattina che i Paesi Bassi sono responsabili per la morte di tre cittadini bosniaco musulmani avvenuta a Srebrenica nel 1995.
Alcune decine di veterani di guerra croati hanno distrutto i cartelli bilingue (latino e cirillico) introdotti questa mattina in città dall'amministrazione.
Da più di un anno i cittadini di Banja Luka protestano contro la distruzione del parco Picin, un'ampia area verde situata nel pieno centro cittadino dove dovrebbe sorgere un centro commerciale.
La rivista Dani ha intervistato Adina Žuga, attivista del gruppo che ha dato vita al primo squat antifascista di Sarajevo (vedi sul portale di di Le Courrier des Balkans la versione francese dell'intervista).
Oggi alle 14.00 si terranno presso il cimitero cittadino di Vlakovo i funerali di Berina Hamidović, la bimba di Sarajevo deceduta giovedì scorso all'Istituto per la madre e il bambino di Novi Beograd, a Belgrado.
La bambina era una delle migliaia di neonati bosniaci che, dal febbraio scorso, non possono avere i documenti di identità a causa dell'incapacità del governo di concordare una procedura per l'assegnazione dei codici di identificazione personale.
Secondo quanto riportato dai media della capitale bosniaca, Berina, che era stata operata a Sarajevo per una fistola alla trachea, necessitava di ulteriori cure urgenti a Belgrado.
Non avendo i documenti, ha atteso ore alla frontiera nel veicolo del pronto soccorso. Il padre, Emir Hamidović, ha dichiarato al portale informativo Klix.ba che “nessuno nè dalla parte bosniaca né da quella serba era informato della situazione della bambina”.
Dopo aver superato una serie di ostacoli amministrativi, Berina è giunta a Belgrado, ma la sua situazione si era nel frattempo complicata.
Migliaia di persone hanno cominciato a manifestare in silenzio ieri sera di fronte al Parlamento della Bosnia Erzegovina, accendendo delle fiammelle in ricordo della bimba.
Le proteste dei cittadini bosniaci contro il governo continuano dall'inizio del mese di giugno. Martedì scorso, al termine di una manifestazione di circa 10.000 persone, i dimostranti hanno posto al governo la scadenza del 30 giugno per risolvere definitivamente la questione, mantenendo nel frattempo un presidio permanente di fronte alle istituzioni.
Nei giorni scorsi manifestazioni si sono tenute anche in altre città della Bosnia Erzegovina.