Un quadro delle trasformazioni del finanziamento alla politica italiana, dall'introduzione del finanziamento pubblico diretto ai partiti nel 1974 alla sua abolizione e alla regolamentazione della trasparenza negli ultimi anni
In Italia l'abolizione del finanziamento pubblico diretto ai partiti ha dato maggiore importanza al finanziamento privato, aumentando il rischio di influenze indebite sul processo democratico. Un dossier realizzato nell'ambito del progetto ESVEI.
In Italia l’abolizione del finanziamento pubblico alla politica ha reso gli attori politici più dipendenti da soggetti privati e potenzialmente più vulnerabili a interferenze. È quindi urgente adeguare il quadro legislativo e introdurre misure che riducano queste vulnerabilità e garantiscano effettiva trasparenza. Spunti di riflessione e alcune proposte concrete
Le attuali regole per rendere più trasparenti i finanziamenti alla politica non funzionano. Dati inutilizzabili e informazioni inaccessibili rendono di fatto la trasparenza un bluff. Da OpenPolis una proposta su come risolvere il problema
Una mappa interattiva di alcuni dei principali scandali legati al finanziamento dei partiti e della campagne elettorali in Europa. In alcuni casi i finanziamenti (o presunti tali) sono illegali in sé, in altri casi lo scandalo deriva dalla mancanza di trasparenza.
In Italia oggi il lobbying è regolato in maniera disorganica e le regole non sono applicate. Maggiore trasparenza è necessaria anche agli investitori, ma alla politica fa comodo così. Intervista a Pier Luigi Petrillo
Diminuisce il ruolo dei partiti, ma cresce il numero di attori coinvolti. Il tema, e il quadro, è complesso: caratterizzato da leggi che ancora non riescono ad intercettare le nuove dinamiche ed una frammentazione dei soggetti in campo.
Nella campagna per le elezioni europee di maggio, i partiti e le istituzioni europee hanno speso più di 23 milioni di euro in post a pagamento. I dati pubblicati da Facebook permettono di vedere quanto è stato speso nei diversi paesi - sud-est Europa compreso - e chi ha investito di più
Le piattaforme social e i media tradizionali hanno un peso paritario nel determinare l'agenda pubblica ed elettorale, agendo spesso in maniera sinergica. Ce lo spiega Sara Bentivegna, professoressa ordinaria di Teorie della Comunicazione e dei Media Digitali e Comunicazione Politica all’Università La Sapienza di Roma