Con un anno esatto di anticipo sulla data prevista delle elezioni albanesi, vengono sfidati i due leader della politica locale. Contro Berisha e Nano, scendono in campo il principe Leka Zogu I e Ilir Meta con un proprio partito
Metamorfosi e colpi di scena, sono le due parole chiave degli sviluppi nella politica albanese di questi giorni. Nuovi ingressi, scissioni, test reciproci ma soprattutto nuove sfide, sono gli elementi all'ordine del giorno sui quali tutti discutono a Tirana, ma pochi sono in realtà quelli che veramente ci capiscono qualcosa.
Il colpo di scena questa volta è dovuto al pretendente al trono albanese, il Principe Leka Zogu I, il quale, a distanza di qualche mese dal ritorno ufficiale della famiglia reale in Patria, annuncia di aver creato un nuovo movimento politico, quello per lo Sviluppo nazionale, lanciando, così, una sfida al Partito democratico di Berisha per le elezioni del 2005. Non perde tempo neanche Ilir Meta, vecchio rivale del leader socialista Fatos Nano nel partito al governo, facendo sapere d'essere pronto per la scissione dal Ps ed a creare una nuova forza politica con la quale sfidare, anche lui, il centro sinistra. Due mosse, queste, che hanno scombussolato la politica a Tirana, già di per sé poco ordinata.
Un ritorno come Simeone?
Sicuramente, non è il primo nei Balcani, Leka Zogu I, a voler tentare la politica una volta tornato in Patria dopo anni e anni d'esilio. Il principe bulgaro Simeone, sembra essere l'esempio lampante citato da tutti per dire che il pretendente al trono in Albania ce la può fare. Ormai è da anni che Simeone ha rinunciato alla vita regale, guadagnando, però, il posto di primo ministro nel suo Paese. Dal canto suo, annunciando la formazione del Movimento per lo sviluppo nazionale, Leka Zogu non ha ancora chiarito se chiederà agli Albanesi il ritorno della monarchia, oppure accetterà, casomai vincesse le elezioni, di governare il Paese in un regime repubblicano.
Ma quali sono i suoi punti forti? Sicuramente, il principe può fare affidamento sulla crisi nella quale versano sia la maggioranza che, soprattutto, l'opposizione del centro destra, orientamento quest'ultimo di cui la nuova formazione di Leka Zogu farà parte. Gli Albanesi hanno ormai capito che lo sviluppo del Paese è da mesi in una fase di stallo e, quello che è più grave, non vedono nell'opposizione capeggiata da Berisha una luce di speranza per il futuro; ed è questa la situazione perfetta per l'ingresso nella scena politica di Leka. Un ingresso già testato in precedenza, in una situazione molto più buia, quando nel 1997, dopo aver scampato il rischio di una guerra civile, il 40% degli Albanesi votò a favore di Leka Zogu I e del ritorno della monarchia.
Al padre, il Re Ahmet Zogu, viene riconosciuto il merito di aver creato per primo, nella seconda metà degli anni '30, le prime nozioni di Stato e d'amministrazione pubblica in Albania, e quest'immagine positiva agli occhi dell'opinione pubblica il principe non può non sfruttarla. "Leka Zogu ha come alleato il suo passato", dichiarava qualche giorno fa a Tirana un rappresentante del braccio politico della monarchia. Una frase che conferma che sarà il proprio cognome il "cavallo di battaglia". Tuttavia, i legami genetici e la buona reputazione del padre non bastano per vincere le elezioni e Leka deve dimostrare d'essere altrettanto bravo ed abile nel rebus politico albanese, dove avrebbe dalla sua anche una immagine morale pulita, diversamente da tanti altri politici accusati ripetutamente di corruzione ed altro.
Meta sbatte la porta
Era da mesi che a Tirana si parlava solo di questo... sui giornali, in TV, nei bar... tutti discutevano su che cosa avrebbe fatto Meta. Irriducibile nemico del leader Fatos Nano nel Partito socialista, l'ex Premier pare aver deciso, una volta per tutte, di chiudere con i socialisti. In un incontro di lavoro nella città di Berat (centro sud), sollecitato dai suoi sostenitori, Meta ha confermato quello che ci si aspettava da tanto: "Sarà pronta la creazione di un nuovo partito con premesse ed idee per una diversa amministrazione dei problemi del Paese", ha detto ai suoi simpatizzanti.
I maggiori quotidiani di Tirana parlano di un Meta sicuro, motivato e pronto ad andare in ogni città e paese per convincere gli elettori, come del resto a fatto qualche giorno fa a Tropoje (nord), città natale di Berisha, dove i leader dell'opposizione e quello della maggioranza non osano entrare.
All'ex primo ministro, ben visto dall'occidente, non mancano i sostenitori neanche tra le file dei socialisti. Diversi deputati si sono già schierati accanto a lui, mentre altri ancora aspettano l'annuncio ufficiale della sua nuova formazione politica. Si tratta di persone che vedono nell'attuale leader socialista Nano l'espressione di una politica basata su interessi personali. Ma i consensi a Meta non mancano neanche nella base del partito, vista sempre come un po' troppo tradizionalista e a favore di Nano. Meta avrà con sé quella parte moderata dei semplici socialisti che si sono stancati della presunzione di Nano. "Il calo dell'elettorato socialista con 180 mila voti in meno dal 2001 al 2003 è veramente drammatico", ha accusato Meta, riferendosi alle elezioni amministrative dell'anno scorso, dove il Ps subì una sconfitta in alcune delle sue roccaforti. Ora, è proprio a questa fetta dell'elettorato che lui punta, insieme a tutte le persone che preferiscono non andare a votare, vittime di quella che l'ex Premier chiama "crisi di sfiducia".
Da qui al giugno 2005, data delle elezioni, c'è tempo per ulteriori test. Sicuramente, Nano e Berisha, da parte loro, non accetteranno facilmente di darsi per vinti ed ora è troppo presto per fare delle previsioni su chi potrà vincere o perdere tra un anno. A Tirana, però, tutti sembrano concordare sul fatto che, dopo un'eventuale scissione, i socialisti difficilmente ce la faranno a rimanere ancora al potere. D'altronde, anche per le nuove formazioni di Leka Zogu e di Meta sarà un'impresa vincere nel 2005. Il risultato che queste possono più facilmente raggiungere, e che sarebbe auspicabile per la politica albanese, è quello di porre fine alle vittorie assolute dei democratici e dei socialisti, aprendo, così, la strada a nuove alleanze per il futuro.
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