Dubioza Kolektiv: ogni lunedì un 'Quarantine Show'
25 march 2020
Al via la resistenza culturale in tempi di emergenza coronavirus del gruppo Dubioza Kolektiv, nato a Sarajevo e oggi costituito da musicisti di diversi paesi della regione. Diventato famoso in tutta Europa, il gruppo da sempre accompagna le battaglie dei movimenti sociali e politici in Bosnia Erzegovina.
Da lunedì 23 marzo è partita la serie di concerti “Quarantine Show” che i Dubioza realizzeranno ogni lunedì alle 20.30 in diretta sulla loro pagina Facebook .
Il primo show, che ha avuto migliaia di ascoltatori, è stato realizzato da musicisti che hanno suonato dalle proprie case in cinque città diverse: Sarajevo, Zenica e Trebinje in Bosnia Erzegovina; Pola in Croazia e Murska Sobota in Slovenia.
“Alzate le vostre braccia, ballate e divertitevi. Se i vostri vicini sono disturbati dalla musica, informateli del concerto e invitateli a partecipare alla festa. Quando finirà l’isolamento ci ricorderemo di questi giorni più che mai. È tempo di solidarietà, state calmi e non fatevi prendere dal panico, non credete alle fake news, lavate le vostre mani… Siete pronti? Ecco il Quarantine Kolektiv Show, let’s go! Four, three, two, one...”. Una voce fuori campo in inglese annuncia così l’inizio del brano “USA” :
I am from Bosnia, take me to America
I really want to see Statue of Liberty
I can no longer wait, take me to Unites States
Take me to Golden Gate, I will assimilate (…)
One day when you reach the end
One day you will understand
One day back to roots my friend
No place like a motherland...”
Una canzone dedicata dal gruppo ai migliaia cittadini dei paesi della ex Jugoslava obbligati alla fuga in altri paesi dell’Europa per mancanza di lavoro e di un futuro certo.
Come scriveva Francesca Rolandi su OBCT nel lontano 2008, “Otto artisti che mescolano il linguaggio della musica a quello della politica. I Dubioza Kolektiv si servono di reggae, hardcore, hip hop, rock ed ethno per superare le divisioni interne del paese e trasmettere la volontà di cambiamento ai giovani della Bosnia Erzegovina”.
Mentre nel 2011, con il singolo “Euro Song”, avevano trovato “un modo certo irriverente ma altrettanto geniale per porre all'attenzione dei loro fan il tema dell'Europa e delle sue assurdità”, come scriveva Luka Zanoni, direttore della testata OBCT.
Ad oggi è il gruppo musicale alternativo più noto in Bosnia Erzegovina, colonna sonora delle proteste civiche fin dai tempi delle manifestazioni del movimento “Dosta!" (Basta) nato nella capitale bosniaca contro il degrado sociale e la corruzione nella politica, ma anche nel 2013 a sostegno dell’iniziativa "Jer se mene tiče" (Perché mi riguarda) in memoria dei cittadini non serbi di Prijedor che nel 1992 furono obbligati a segnare le proprie case con una bandiera o uno straccio bianco e portare al braccio una fascia bianca per essere riconosciuti.
Inarrestabili, dal punto di vista musicale come dell'impegno civile, alcune canzoni sono diventate anche colonna sonora delle manifestazioni scoppiate nel 2014 e che porteranno all'organizzazione di plenum cittadini. E negli anni a seguire hanno proseguito ad affrontare nei loro testi questioni cruciali, come ad esempio nell'album "Happy Machine" del 2016 dedicato al tema della libertà e che ha visto la collaborazione di Manu Chao. In un'intervista al bassista, Vedran Mujagić, a firma di Andrea Oskari Rossini, il musicista spiegava così il titolo dell'album: "È il soprannome della macchina che si usa nei Balcani per distillare la rakija, la grappa. Nei villaggi ce n'è una praticamente in ogni casa, ognuno produce il proprio brandy. Con l'ingresso nell'Unione Europea, in alcuni paesi questa prassi è diventata illegale. Tornando al tema della libertà, pensiamo che sia ridicolo criminalizzare tradizioni che hanno alle spalle centinaia di anni di esperienza".