I politici e l'opinione pubblica in Bosnia Erzegovina sono profondamente divisi sulla guerra in Ucraina. Nel frattempo, cresce il timore sulla possibilità che la crisi ucraina si riversi nei Balcani
Di fronte al rischio che “lo scenario ucraino” possa ripetersi in Bosnia Erzegovina, a molti sono tornate in mente le immagini della guerra che dal 1992 al 1995 aveva dilaniato la BiH. Tale rischio aleggia anche nell’affermazione di Dušanka Majkić – membro della Camera dei popoli della BiH ed esponente di spicco del principale partito al potere in Republika Srpska guidato da Milorad Dodik (Unione dei socialdemocratici indipendenti, SNSD) – la quale ha scritto sul suo account Twitter: “Giusto per ricordarvi: nel marzo 2021 la Russia ha affermato che reagirà nel caso la BiH dovesse compiere ulteriori passi avanti verso l’adesione alla Nato. Poi non dite che non lo sapevate”. Con questa affermazione, oltre a far intendere che la leadership della Republika Srpska appoggerà la Russia e l’”operazione militare speciale” intrapresa da Mosca in Ucraina, Dušanka Majkić ha conferito una nuova connotazione alla guerra in Ucraina, interpretandola in stretta relazione all’attuale situazione in Bosnia Erzegovina.
La crisi ucraina ha contribuito all’inasprirsi delle tensioni in Bosnia Erzegovina che dall’estate scorsa è scossa da una profonda crisi politica, accompagnata da costanti polemiche sulla possibilità che nel paese scoppi una nuova guerra. Dopo l’introduzione, nel luglio 2021, di alcuni emendamenti al Codice penale della BiH che vietano la negazione dei crimini di guerra e l’esaltazione dei criminali di guerra condannati, in Bosnia Erzegovina si è tornati a parlare della possibilità di un nuovo conflitto.
Mentre Milorad Dodik, commentando la crisi ucraina in veste di membro serbo della Presidenza tripartita della Bosnia Erzegovina, ha dichiarato di voler mantenere una posizione di neutralità rispetto al conflitto in Ucraina, il membro croato e quello bosgnacco della Presidenza della BiH hanno condannato la decisione di Mosca di riconoscere l'indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, esprimendo il loro sostegno all’Ucraina. Per quanto riguarda la leadership croato-bosniaca, Dragan Čović, leader dell’Unione democratica croata della BiH (HDZ BiH), pur essendo considerato vicino a Dodik e a Mosca, soprattutto nel contesto dell’influenza russa in BiH, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina ha ribadito l’importanza di una futura adesione della BiH alla Nato.
Nel corso di una conversazione telefonica intrattenuta lunedì 28 febbraio, Milorad Dodik e Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, hanno ribadito il loro “impegno a rispettare pienamente l’Accordo di Dayton e a porre fine ai tentativi, sempre più frequenti, di reinterpretare i principi contenuti nell’Accordo – e approvati dal Consiglio di sicurezza dell’Onu – in modo da generare benefici per l’Unione europea e la Nato, a scapito dei cittadini della Republika Srpska”.
Nel frattempo, l’Unione europea, dicendosi preoccupata per un possibile deterioramento della situazione in Bosnia Erzegovina, ha deciso di rafforzare la missione di pace Eufor in BiH inviando ulteriori forze (in tutto cinquecento militari) che saranno dispiegate nelle aree in cui recentemente si sono registrati diversi disordini e in quelle abitate prevalentemente da ritornanti.
Inoltre, negli ultimi giorni gli scaffali dei negozi in Bosnia Erzegovina sono stati svuotati, un chiaro segnale di panico che si sta diffondendo tra i cittadini bosniaco-erzegovesi, ormai abituati a fare scorte di beni di prima necessità appena avvertono un senso di insicurezza di fronte al pericolo di una nuova emergenza.
L’influenza russa
La presenza russa nei Balcani non è di certo una novità. Qualche giorno fa Josep Borrell, Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE, ha dichiarato di ritenere che Putin non si fermerà in Ucraina e che “l’influenza russa possa espandersi sui paesi vicini, come Moldavia e Georgia, e avere un impatto sui Balcani occidentali”, motivo per cui a questi paesi, secondo Borrell, dovrebbe essere prestata particolare attenzione.
Anche molti analisti, politici e rappresentanti delle organizzazioni internazionali hanno messo in guardia sul fatto che l’invasione russa dell’Ucraina potrebbe ripercuotersi sui paesi vicini. Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha dichiarato che paesi come Moldavia, Georgia e Bosnia Erzegovina devono essere maggiormente sostenuti in modo da poter “proseguire sulla strada che hanno liberamente scelto”. Stoltenberg ha inoltre aggiunto che il Cremlino sta cercando di spingere l’UE e la Nato a fornire meno sostegno ai loro partner.
Gli unici paesi dei Balcani a non aver ancora aderito alla Nato sono la Bosnia Erzegovina, il Kosovo e la Serbia, quest’ultima per via dei bombardamenti della Nato del 1999, ma anche a causa degli stretti legami intrattenuti con Mosca.
Tra i fattori che sicuramente incideranno sull’andamento della situazione in Bosnia Erzegovina è anche la posizione del presidente serbo Aleksandar Vučić , il quale ha dichiarato che la Serbia continuerà a sostenere l’integrità territoriale dell’Ucraina, ma che non introdurrà sanzioni contro la Russia.
Quindi, in attesa di vedere come evolverà la situazione in Ucraina, in Bosnia Erzegovina si sta diffondendo un clima di panico, caratterizzato da un vero e proprio assalto ai supermercati e da un continuo susseguirsi di dichiarazioni e avvertimenti sulla possibilità che la crisi ucraina possa ulteriormente inasprirsi innescano nuovi conflitti armati.
Ospite di una trasmissione andata in onda sull’emittente televisiva N1, Sead Turčalo , professore di geopolitica e sicurezza internazionale presso l’Università di Sarajevo, ha affermato che l’attuale situazione potrebbe essere un’occasione per la Bosnia Erzegovina per prendere apertamente le distanze da quelli che tendono a relativizzare l’influenza nociva che la Russia sta esercitando sui Balcani e per formulare una chiara risposta, compresa la marginalizzazione delle “marionette russe” in BiH e in altri paesi dei Balcani, tra cui Milorad Dodik. Il professor Turčalo ha inoltre spiegato che ad oggi Dodik non ha fatto altro che appoggiare l’espansione dell’influenza russa in Bosnia Erzegovina, precisando che l’obiettivo di Mosca è quello di trasformare la Bosnia Erzegovina, insieme alla Serbia e alcuni altri paesi della regione, in un “buco nero”, impedendo loro di diventare parte del mondo europeo e transatlantico.