La Bosnia Erzegovina consegna la propria candidatura all'UE
16 february 2016
La Bosnia Erzegovina ha presentato alle istituzioni europee la propria candidatura d'adesione all'UE questo lunedì 15 febbraio a Bruxelles. Un passo simbolico ma importante, annunciato lo scorso autunno nel solco del nuovo dinamismo ricercato da entrambe le parti nelle relazioni tra Sarajevo e Bruxelles, che erano troppo a lungo rimaste al palo.
Ora, secondo la procedura consueta, il Consiglio UE chiederà alla Commissione di dare una propria opinione, e la Commissione invierà a Sarajevo un questionario sullo stato d'avanzamento del paese, ricevuto il quale deciderà se raccomandare al Consiglio di concedere lo status di paese candidato e, successivamente, di aprire i negoziati d'adesione. Per il presidente di turno della Bosnia Erzegovina, Dragan Čović, l'obiettivo è di rispondere al questionario entro l'estate ed ottenere lo status di paese candidato entro fine 2017.
"E' il risultato degli sforzi degli ultimi mesi, e l'inizio di un lungo cammino", ha sottolineato il Commissario UE all'allargamento Johannes Hahn. "E' comprensibile che le istituzioni bosniache abbiano voluto presentare la propria candidatura il prima possibile, per mantenere lo slancio. C'è ancora tanto lavoro da fare - sulla riforma della giustizia, sull'adattamento dell'Accordo d'associazione - ma è un bene che la Bosnia abbia inviato un'ambiziosa candidatura, perché forzerà la società e l'élite politica a lavorarci sopra."
Per l'Alto rappresentante UE per la politica estera Federica Mogherini, la candidatura di Sarajevo "è l'inizio di una nuova fase per la quale anche l'UE deve celebrare. Pensate a dove eravamo un anno fa: in dicembre 2014 ho visitato Sarajevo assieme al commissario Hahn, e la possibilità di arrivare a questa mattina era completamente fuori da ogni radar. Sono stati fatti molti passi e tanti ne restano da fare, ma l'energia, l'impegno e il sostegno pubblico mi rendono fiduciosa che anche tutti i prossimi passi restino fattibili".
Nelle ultime settimane i politici bosniaci hanno annunciato i contorni del "meccanismo di coordinamento" che dovrebbe permettere a tutte le istituzioni bosniache competenti su un determinato dossier di policy, coinvolto nelle relazioni con l'UE, di accordarsi tra loro prima di discuterne e negoziare con la Commissione europea - anche se dalla Republika Srpska hanno subito smentito di aver dato il proprio accordo. Allo stesso tempo, il presidente della Republika Srpska Milorad Dodik ha deciso di rimandare sine die l'annunciato referendum sulla competenza delle corti statali e dell'Alto rappresentante internazionale, che aveva sollevato molteplici obiezioni da parte tanto del livello statale bosniaco quanto degli attori internazionali (UE e Alto rappresentante). Le istituzioni bosniache non sono comunque riuscite a rispettare le scadenze previste per accordarsi sulla riforma della legge sulle corti statali, e vari altri dossier restano aperti, dall'adattamento dell'Accordo d'Associazione con l'UE per quanto riguarda le relazioni commerciali con la Croazia alla pubblicazione dei risultati del censimento del 2013.